"Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché.
I loro desideri hanno le forme delle nuvole."

Charles Baudelaire

Percorsodiviaggio


Visualizza ormediviaggio...sul mondo in una mappa di dimensioni maggiori

giovedì 24 giugno 2010

Dalla Thailandia a "na camboggia"

Fatto il cambio di alloggio passeggio un po’ per la zona, prima lungo il fiume poi per i mercati vicino.
In vendita molte sciocchezze per turisti, abiti per thai e banchi di cibo proprio davanti ai ristoranti, c’è di tutto e tutto “cotto” al momento, tanti odori (anche sgradevoli) e colori che uniti alla calura fanno quasi perdere i sensi.
Contrariamente a quanto letto e sentito la zona farang non è assillante ne caotica, ma lo si deve certamente ai disordini visto che le vie sono sature di tutto, di negozi, ristoranti, agenzie, fish massage e qualunque cosa possa venire in mente.
La sera già annoiato dall'annichilente sfavillio delle insegne decido di camminare e trovare un luogo più tranquillo; attraverso un canale e noto una via con dei ristorantini thai (chinese-thai) tavolini all’aperto e locali.
Uno dei gestori, simpaticamente e senza esprimere suoni, mi catapulta su un suo tavolo dandomi menu, carta e penna, libertà di scelta…
Al tavolo vicino un donna occidentale che vedendomi abbastanza disorientato mi consiglia l’insalata che stava mangiando lei, bene oggi non devo far nulla J.
Cominciamo a parlare e appena gli dico che vengo dall’Italia comincia a parlarmi in un italiano perfetto.
È australiana ma figlia di immigrati italiani, come molti è qui per business, vende vestiti nei mercati intorno a Melbourne, la sua città, vestiti hippie per la precisione, lo potevo capire da me…oltre a questo fa anche altre cose abbastanza particolari, hippie direi, lavorando pochi mesi l’anno e viaggiando per l’Asia, incredibile, donna solare e  piena di energia positiva; dopo cena ci spostiamo in una micro libreria vicina gestita da un inglese che ovviamente vende anche birra, bevi leggendo no?.
Il posto è un po’ ai confini della realtà, ci sono 4 tavolini e gli ospiti “fissi”, un inglese piccoletto e panzato figlio del blues sempre a suonare dopo una buona dose di birra, un tedesco che vive a Bangkok da 9 anni vendendo pezzi ricambio per moto in Germania, un pensionato dell’est Europa ma scozzesizzato, e con la moglie sarda, che ha costruito barche per tutta la vita, un ragazzo africano che sta li da giorni ma nessuno sa il perché.
In questo animato e condito angolo trascorriamo il resto de l tempo a chiacchierare dei rispettivi paesi e vite, ma maggiormente dell’Italia e passo decisamente un bella serata in quella esilarante cornice, poi alle 23 tutti a nanna la città chiude e tutto torna deserto e surreale, nemmeno un suono nella caotica Bangkok.
Praticamente  gli ultimi due giorni li ho passati a girare il resto della città e dei templi insieme a lei  (e ai soliti individui –parenti dei  tuc tuccari - che ti dicono sempre che il tempio è chiuso e che per soli 10 bath te ne fanno visitare altri che nessuno conosce, nemmeno i thai …a nenooo, vabbè il primo giorno ma mò basta eh!!!! ), io devo partire per la Cambogia e lei tornare al suo lavoro ma è stata davvero una conoscenza illuminante che mi ha fornito nuovi aspetti riguardo l’Australia e al suo sistema (utile per quando sarò lì) oltre che un tuffo nei rispettivi ricordi dell’amato ex “bel paese”…in più ho un’altra amica da stressare, sto diventando un peso per tutti i continenti J.
L’indomani alle 7, in una splendida e luminosa mattina in quel placido angolo di città, il minivan passa a prendermi e si parte verso il confine.
Arriviamo ad Aranya Prathet è ci fanno accomodare nell’agenzia per compilare i moduli e avere il visto, ma io sono stato chiaro a Bangkok, sono qui solo per il trasporto, ma loro tentano di farmi fare il visa li "per soli" 1350 bath.
No bello faccio da me, grazie..
Contrariati ma cortesi mi attaccano un adesivo quadrato arancione di un cm sulla maglietta dicendomi aspettaci dall’altra parte…non sono molto convinto.
Cammino per più di un km tra polvere, camion e carretti caricati come camion; prima di arrivare cominciano a fermarmi persone con un cartellino al collo e tentano in ogni modo di farmi fare il visto con loro, di questo ero informato e li eludo anche se con difficoltà, comincio a chiedere in giro, alla polizia, all’ufficio turistico e tutti mi indicano uno di quei maledetti omini che come condor attendono sorridenti.
Io non ho fretta e continuo la mia ricerca, dopo 15 minuti un militare con basco e occhiali a goccia neri mi chiama, cioè mi fa un cenno con un sopracciglio, tutto militarizzato-petto in fuori-quadrato mi guarda dalla testa ai piedi e mi dice di seguirlo.
Mi porta all'uscita della Thailandia e sorridente mi dice fallo dopo, e mi saluta…mah.
A dire il vero è stata la prima cosa che avevo fatto ma mentre ero in fila alcuni occidentali mi hanno detto che si doveva fare prima di uscire, nulla di più stupido.
Comunque mi faccio timbrare l’uscita e all'entrata della Cambogia i militari in 36 secondi mi appiccicano l’adesivo sul passaporto, un mese di visa 800 bath. La metà.
Nel frattempo incontro una coppia, lui francese uguale a Chandler, lei thai uguale a…una thai, mi aspettano pensando di poter dividere un taxi con me per Siem Reap ma io gli dico di aver fatto tutto da Bangkok e che dovrebbe esserci qualcuno ad aspettarmi da questa parte, loro guardano l’adesivo e titubanti mi seguono.
Non facciamo in tempo a sbrigare le ultime cose che siamo circondati da omini con al collo un altro cartellino (tipo, associazione turistica cambogiana), ci dicono di seguirli, io già comincio a stranirmi ma vedo che tutti salgono sul bus navetta gratuito per la stazione, io gli parlo dell’agenzia e loro mi dicono di seguirli proprio per questo.
Saliamo sul bus e parlando mi dicono che quell'adesivo non conta nulla e che non avendo fatto il visto con loro non verranno, cominciano a dirci quali possibilità abbiamo per raggiungere Siem Reap.
In effetti io non ho ne ricevuta ne nulla, solo lo stupido adesivo e nessuno era dall'altra parte, tutti quelli nel minivan di stamane si sono fermati li in attesa di passare il confine con un taxi.
I dubbi cominciano ad assalirmi ma fortunatamente quando ho organizzato la cosa da Bangkok ho lasciato solo un deposito di 200 bath e quando stamane nessuno mi ha chiesto il saldo io tanto meno ne ho parlato J.
Arriviamo a questa stazione nuova fiammante, sembra un piccolo aeroporto, subito ci mostrano i mezzi a disposizione e le tariffe, dentro solo noi e micro fast food deserti.
Subito non mi quadrano, le tariffe sono più alte di quello che so e comincio a dire che io devo aspettare quelli dell’agenzia, loro mi dicono che non è così, che i soldi li ho persi e devo per forza partire con loro, non ho altre possibilità.
Chiedo di essere riportato al confine ma loro non ci pensano proprio e se la ridono.
Anche la coppia con me non è affatto d’accordo su questa vicenda ma un po’ dimessi cominciano ad assecondarli, io mi comincio a scaldare ed esigo spiegazioni dai due che mi avevano detto di seguirli a nome dell’agenzia ma loro fanno finta di nulla dicendo che non è vero e devo prendere i mezzi cha hanno loro.
Io comincio lievemente ad infervorarmi e ribadisco le mie richieste fino a far scoppiare uno di loro che tutto rosso mi dice di tornare indietro che i turisti in Cambogia non gli vogliono e che decide lui chi può entrare o meno…d’un tratto mi distendo davanti a quella esilarante esortazione e gli scoppio a ridere in faccia, lui blu torna nell’ufficio.
Tranquillo e con una gran faccia da schiaffi mi piazzo nella sala d’attesa cominciando a pensare al da farsi, ma dopo pochi secondi sento urlare il mio nome, era l’omino dell’agenzia che gentilmente mi chiede come mai non ero al confine ad aspettarli, gli spiego l’accaduto e lui si scaglia come una furia su tutti gli ominidi della stazione rimproverandoli platealmente per il tentativo di “fregatura” ai nostri danni, in special modo con il puffetto infervorato che da blu diventa viola.
Torna da me e dagli altri scusandosi a nome di tutti dicendoci che è tutto ok e in 5 minuti si parte per Siem Reap; loro possono venire con noi? Dico io riferendomi alla coppia franco-thai che non aveva prenotazione, certo mi risponde, non siamo mica Thailandesi noi, siamo persone per bene (immaginare la faccia della dolce ragazzetta thai).
Dopo 4 ore di van con altri 6 stranieri e 3 di quei malefici, mendaci omini che tentavano ogni minuto con chiunque (addirittura con me), di proporre hotel e guest house con i loro falsi sorrisi, arriviamo finalmente a Siem Reap.

In somma mai confine fu più arduo, gente davvero meschina e falsa, un luogo davvero ripugnante, ingannevole, anche se poco conta un confine, pessima impressione iniziale di questo Paese.

Andrea, Siem Reap

martedì 22 giugno 2010

Modifica al blog

Alcuni mi hanno scritto (da tempo ma io sono un caprone, lo so) dicendo che il blog era difficilmente leggibile per via del contrasto cromatico, spero così vada meglio :-(

Ogni suggerimento è ben accetto...

Andrea, un pò indietro con i post :-D

lunedì 21 giugno 2010

Le vie del Buddha sono infinite…o quasi?

Superato lo shock mi ritrovo nel mio nuovo bungalow senza ospiti e relative animazioni…
La mia idea era quella di affittare una moto e scorrazzare per le valli del nord ma il tempo ha deciso, senza chiedermi il permesso, di regalarmi 2 giorni di pioggia, 3 a dire il vero.
2 ore di sole, 1 ora pioggia battente ed elettricità ad intermittenza, praticamente la luce andava via ogni sera!
È stagione di piogge e non posso farci nulla, grrr...
Tranne una breve escursione sul tempio in cima alla collina con i soliti 1500 gradini da affrontare (perché tutte i luoghi di interesse sono in salita? Per comprendere al meglio l’esistenza effimera dell’uomo, non si potrebbe capire anche in pianura? No!) il resto del tempo l’ho trascorso vagando per la cittadina, abbastanza tempo perso specialmente la sera quando incontravi gruppi di pischelli anglosassoni con bottiglie di Johnnie  Walked e mega joint fumanti per la via (diciamo che Pai è un po’ come Vang Vieng in Lao solo più antica ed hippie, parecchio direi…), in pratica ho dovuto rinunciare ad ogni escursione e visto il breve periodo di permanenza concessomi ho deciso di abbandonare il luogo e dirigermi verso sud, Ayutthaya per l’esattezza.
In attesa del bus mi sono ritrovato in un buonissimo ristorante vegetariano ed accanto al mio tavolo una curiosa coppia, lui settantatreenne scozzese e lei attempata signora thai in abito tradizionale, strana coppia a dire il vero e poco loquace solo gran sorrisi.
Ormai in pensione, solo e con i figli adulti, ha capito che stare in Scozia (in un quartiere di italiani) non era più il caso, non riusciva quasi più a camminare per alcuni problemi alle gambe e con la pensione arrivava difficilmente a fine mese così ha deciso di viaggiare e a Pai ha conosciuto lei.
Da 5 anni si è sposato trasferito a casa sua e si è innamorato di questo luogo, vive in un villaggio vicino e ogni giorno con sua moglie viene a pranzo qui, con la sua Harley Davidson; nonostante non parlino molto per via dell’evidente distanza culturale vivono insieme felici, condividono gli ultimi anni della loro vita sorridenti, sereni e senza “acciacchi”, anche quelli li ha lasciati alla vita di prima…bellissimi J.
Con il micro bus sono tornato a Chiang Mai, alla stazione ad attendermi il notturno per Ayutthaya.
Bus davvero kitch tempestato di plastica e colori psichedelici, ma con dei comodissimi sedili reclinabili….talmente comodissimi da farmi svenire e svegliare a Bangkok K!!!
Alle 7 del mattino mi ritrovo nella stazione centrale disorientato e insonnolito, unica nota positiva nessuno si è accorto che dovevo scendere 3 ore prima quindi non mi hanno chiesto la differenza J.
Velocemente evito taxi e tuc tuc dirigendomi vicino al capolinea dei bus, con estrema serenità prendo il 3 e dopo 15 minuti mi ritrova a Khao San Road, ritrovo di tutti i farang, in giro solo taxi e tuc tuc ma non particolarmente insistenti, qualche straniero seduto nei bar con l’ultima pinta e viso lievemente distorto e qualche altro in giro in costume a piedi nudi, ci saranno spiagge mi dico, no, credo siano “funghi”.
Giro in cerca di un alloggio ma non ne vedo, difficile scovarli tra le migliaia di insegne sgargianti e il mio cervello dormiente…
Mi ritrovo in una piazza e mi si avvicina un tipo che dopo le solite domande da copione mi dice che fino alle 15 tutto è chiuso oggi perché festa, holy Buddha, in effetti tutto è chiuso ma vero è che sono le 8 del mattino; mi consiglia di prendere un tuc tuc e fare un giro per la città, oggi tutti i templi sono free entry e per soli 10 bath ti scorrazzano in giro per tutta la città…mah.
Mi illustra un itinerario tipo sulla mappa e mi saluta.
Io rimango un po’ interdetto ma proseguo la mia ricerca.
Dopo 10 minuti mi ferma un altro, un professore di letteratura (dice lui) e mi dice la stessa cosa del primo, alla fine chiama un tuc tucchista, lo ferma ed io con la testa ad Ayutthaya, mi ritrovo con “one” e “ino” sul comodo sedile pronto per il tour.
Nella mia testa qualcosa non quadra e percepisco l’odore di pollo, IO, però tra stanchezza, caldo e sonno decido di farmi scorazzare per la città e dopo un paio di templi mi ritrovo in una gioielleria, entri 5 minuti fai finta di essere interessato, io mi becco un coupon di 5 lt di benzina e tu non mi paghi la corsa di oggi, ok?
Tutto è chiaro ora, ma divertito accetto la cosa e tutta la mattinata procede nel modo seguente, dopo ogni tempio mi ritrovo da un sarto, un gioielliere, un agenzia turistica; ad ogni stop decine di stranieri, locali  e tuc tuc fuori dai negozi…in pratica finisco la mattinata con una quantità scellerata di vip card , preventivi ed ordini, una ventina di completi di versace fatti su misura, decine di gioielli per familiari e amici, tours di tutta la Thailandia in 10 giorni; naturalmente tutto sulla parola, sistemeremo la cosa dopo che sarò tornato dai miei impegni manageriali, devo rilevare un’azienda di software a Sidney, sarò il Gates del duemilasettordici, a presto J.
Holy Buddha, festa del Buddha ballerino, del Buddha impagliatore di teste, del Buddha 7 eleven, non ti puoi fidare nemmeno della tua ombra quando ti trovi a Khao San Road (o zone limitrofe), sembrava la campagna elettorale di Berlusconi, ma nonostante l’immediata comprensione della cosa mi sono divertito oggi e girato tutti i templi in 4 ore.
Trovato un alloggio per la notte, non contento, decido di utilizzare lo stesso sistema per vedere la città “a sbafo” nel pomeriggio.
Fermo un tipo e gli dico Chinatown ma invece di contrattare sul prezzo lo facciamo sul numero dei negozi, uno e sono li J.
La Chinatown più vera mai vista in 8 mesi di viaggio, surreale, assolutamente da film.
Sarà che in tuta l’Asia ci sono più cinesi che asiatici…mi spiego meglio.
Tutti i negozi, gioiellerie, ristoranti, pelletterie, suinerie, ect...sono cinesi o mix con i locali.
Da quando ho messo piede in Nepal (Tibet a dire il vero) tutto è a ideogrammi confuciani.
Ogni insegna ha la doppia scritta, viet chinese, lao chinese, thai chinese, ect…se in Cina ci sono circa un miliardo e duecento milioni di abitanti sono certo che nel mondo ce ne sono altrettanti (forse di più), quanti siamo nel mondo? Sei miliardi? Beh sono assolutamente convinto che quasi la metà sono cinesi (visto che mi manca parecchia terra da calpestare sotto i piedi!!!!), non so se è chiaro…l’unico problema è stato tornare in g.h la sera sotto il diluvio, il tipo mi ha portato alla prima sartoria che gli è venuta in mente ma da li ne abbiamo girate altre 5, ad ogni stop ero già stato li, depresso J.
Comunque fin dal primo giorno mi sono fatto un’idea della città, almeno della zona circostante, ma la sera qualcosa è cambiato.
Alle 22 tutto, e dico tutto, ha chiuso i battenti compresi i 7 eleven, coprifuoco per una settimana.
In effetti non c’era gran movimento di turisti nella stracaotica zona farang, per via dei problemi dei giorni scorsi tra le camice rosse ed il governo sono drasticamente diminuite le presenze.
Quindi alle 22,30 nulla si muoveva, strade, bar, negozi, tutti  chiusi, niente macchine ne suoni, solo 2, 3 guest centralissime con bar aperti e la popolazione notturna scomparsa, tranne i lady boy, topi grossi come gatti e le solite immancabili blatte volanti…e io J.
Davvero surreale.
Il giorno dopo mi sballonzolo per la città cercando di capire come arrivare in Cambogia, mancano meno di 3 giorni alla scadenza del timbro thai e devo sbrigarmi, con la solita mossa del tuc tuc amico dei coupon mi faccio portare a spasso per decine di t.a.t., agenzie turistiche governative (anche se di governativo hanno solo il calderoli locale).
Trovo la più economica per 600 bath, ti prelevano dalla g.h ti portano al confine e ti riaccatano dall’altra parte direzione Siem Riep.
Nonostante il percorso del tripmagazine la cosa mi sembra ok per il prezzo e la celerità della cosa, ovviamente il visa lo faccio da me al confine.
Finita la processione cerco una nuova dimora, come al solito non riesco a stare fermo e ne trovo una perfetta in una zona totalmente thai vicino al fiume, un paradiso con anche il wi fi free, non ci credo, tutte le guest e gli hotels nella zona principale sono dei gironi dell’inferno mentre li la quiete e la serenità regna sovrana, in più poche facce western, idilliaco.
Certo non è stato semplice trovarla, girando i prezzi e i servizi erano molteplici, ad esempio ne ho trovata una davvero cheap ma con stanze non più grandi del letto, cioè era incastrato per obliquo, ma con in più la special night.
Cioè le sorelle del padrone, volendo, potevano intrattenerti a “carte” tutta la notte, in due!!!!
No guarda i miei problemi se possibile son aumentati con l’avanzare dell’età, sono 9 mesi che sopporto me stesso 24 ore al giorno e non vedo esseri dell’altro sesso, poi due insieme, come le tue sorelle, proprio no thank  you .

Andrea, Bangkok

sabato 19 giugno 2010

venerdì 11 giugno 2010

Ci sono "limiti" che non si possono superare

Chang Mai…
è davvero carina lo ammetto, come primo assaggio di Thailandia è quel che ci voleva, ma bisogna sempre terminare il pasto...
Vagando per il perimetro fortificato il tutto appare davvero accogliente, pulito e solare, tranne qualche locale occidentale e alberghi “in” ci si sente in luogo abbastanza lontano dal caos moderno, si passeggia tra templi, monasteri, piccoli negozietti locali e case affacciate sulla strada con le famiglie prese dal quotidiano.
Però l’illusione dura poco, alla prima portata le cose cambiano…
Appena fuori dalle mura iniziano le vie principali che si ampliano sulla città, una di queste porta al night market, famosissima "attrazione" del luogo.
Gli edifici cambiano e le insegne si fanno più luminose, grandi, famosissime; i palazzi crescono in altezza, così come il numero di bar,  negozi alla moda, exchange, atm, massage e western food, sono a Manhattan!
Arrivo al mercato poco prima di cena ed è già animatissimo, enorme e frequentatissimo, un fiume di gente che li per li non comprendo da dove sia uscita fuori.
Ci sono migliaia di bancarelle che vendono qualunque cosa la mente possa immaginare, ristoranti all’aperto di tutte le cucine con il/la butta dentro e per la prima volta il fish massage nuova frontiera del relax asiatico.
Questo imperdibile piacere consiste in una serie di vasche non più alte di un metro dove l’individuo stressato-tipo, sedendosi sul bordo con una birra ghiacciata gentilmente offerta, immerge per pochi minuti le sue gambe fino al ginocchio e si fa sgranocchiare da dei micro pescetti; sono come delle alborelle e in parecchi se le litigano per averne un branco attaccato agli stinchi, il bello è che ce ne sono migliaia in giro con tanti appassionati in immersione, stranieri ovviamente.
Ora non so se ci siano dei benefici o meno, magari servirà per la ricrescita del pilu mascuolo (in caso spero le donne si astengano), però mi fa una strana sensazione sapere che dei pesciolini mi sgranocchiano la cute, solitamente sono io che dopo una leggera infarinata ed una piacevole immersione nell’olio ne traggo dei superbi benefici J…sarà una vendetta del mondo ittico?
La sera per cena mi dedico come di consueto al mercato locale - il night market è troppo affollato e movimentato - è piccolino ma assolutamente stoico nonostante sia praticamente circondato da “7 eleven”, ce ne sono un infinità; è frequentato maggiormente da locali ed il cibo è ottimo e a buon mercato, ci sono anche parecchi stranieri, alcuni giovani con giovani locali, altri meno giovani ma sempre con locali, altri ancora piuttosto attempati che passeggiano mano nella mano con donne locali ma della stessa età, sollievo.
Come detto i “farang” sono molti e di tutte le tipologie, c’è chi è qui per business, chi perché a settant'anni suonati si sente ancora un gallo cedrone, chi è alla scoperta del mondo asiatico con la sua lei o con gli amici, e chi viaggia da solo senza meta e denari (tipo me J), ma il numero dei suddetti non sarà mai paragonabile al numero dei bar,  "go go bar"...
Questi bar non li avevo mai visti, aprono il pomeriggio e sono solitamente vuoti ma all’interno c’è sempre un inspiegabile numero di ragazze locali abbastanza giovani, carine, vestite “alla moda” e sempre pronte a dedicarti dolci paroline, canti di sirene non appena attraversi lo spazio profondo in quei tre metri di entrata…non ne ho mai visto uno pieno al massimo pochi maschi occidentali persi in chiacchiere davanti a una pinta, ma non posso dire di più in merito, anche se la fantasia potrebbe perdere il suo scopo, io dopo le 22 sono già in stanza….vecchio dentro L.
Alla fine mi concedo qualche giorno in più a Chang Mai il tempo e l’atmosfera sono splendidi nonostante sia iniziato il periodo delle piogge e ogni tanto la sera si abbatte un breve temporale, in più la domenica c’è uno sterminato, colorito e reale mercato per le vie del centro, tutte le stradine illuminate da banchetti provenienti anche dalle zone limitrofe, davvero uno spettacolo di colori, profumi, suoni e locali, altro che night market.
Però devo ripartire, ho solo 2 settimane e 5 giorni qui sono molti, decido di dirigermi verso Pai, cittadina hippy vicina al confine con il Myanmar, la zona, a detta di alcuni ragazzi incontrati in Lao, è forse una delle più belle del paese, cercherò di fare un escursione in solitaria.
Parto con il bussetto locale microbo e saturo, il percorso per raggiungere Pai attraversa montagne e colline quindi notevole dose di salite, discese e curve, in più il trabiccolo ha un piccolo problema, per poter mettere la terza marcia deve fermarsi all’inizio della discesa (o fine della salita) e prendere velocità, 4 ore di piacevole delirio per un tragitto di nemmeno 140 km…almeno ci godiamo un bellissimo paesaggio L.
Arrivo nel pomeriggio e viste le dimensioni del luogo trovare sistemazione è stato piuttosto semplice e ad prezzo ottimo, 100 bath per una camera grande, nuova e con bagno, tutto lindo; certo è un po’ strana come camera, l’unica a quel prezzo, con un grande angolo tappezzato di mattonelle bianche un enorme lavabo e al posto di un muro un enorme zanzariera con qualche tavola di legno, proprio sul giardino dei vicini, saranno felici J.
Faccio un giro per la cittadina e noto subito molti bar, centri massaggio e tatoo; i residenti sono parecchio variegati, ci sono molti thai con abiti tradizionali provenienti dalle colline vicine, mussulmani (cinesi credo), parecchi stranieri alternativi e molti locali alternativi, tutti tatuati con i dreadlocks e ragazza occidentale dietro la moto, per una volta si sono invertite le parti.
L’aria è molto tranquilla in pochi minuti ho fatto praticamente il giro della cittadina e di per se non offre nulla, belle sono invece le zone delle colline vicine, si organizzano molti treks specialmente per Mae Hong Son dove si può visitare uno dei villaggi delle “famosa” etnia Padaung (rifugiati dalla Birmania), dove sono le cosi dette “donne giraffa”…anche da Chang Mai proponevano gite di questo genere ma informandomi meglio non credo sia una cosa da fare.
Il tutto ha preso una piega piuttosto preoccupante, è divenuto una sorta di “zoo”, attrazione per turisti e flash (dei i loro dollari per l’esattezza), il governo thailandese ha deciso di creare una specie di “villaggi-ghetto” privandoli di ogni normalità, tradizione, dignità, vivono solo con i dollari dei turisti, non grazie ad essi sia ben chiaro.
Non so magari sbaglio ma non mi piace quel che ho letto per troppi motivi, preferisco affittare una moto e girare per i villaggi da solo in mezzo alla gente come sempre.
Stiamo superando davvero il limite, cosa combiniamo per il mondo…?
Prima di cena il tempo comincia a fare capricci quindi decido di tornare in stanza per cambiarmi, accendendo la luce noto qualche formica che si aggira sul lavabo, entro in bagno e ad attendermi 4 bacarozzi giganti che schizzano per il pavimento e sul mio bucato appeso…con la doccia in mano tento di indirizzarli verso lo scolo dell’acqua sul pavimento ma loro nuotano a dorso divertite e cominciano a svolazzare sui muri…esco e vado dalla signora della g.h. per chiedergli se ha qualcosa per invitarle a lasciare a stanza.
Tranquilla e sorridente tira fuori una specie di Baygon delle dimensioni di un estintore ed insieme alla figlia ci dirigiamo in stanza.
Lei è stupita e comincia a spruzzare qualche timido getto, le blatterfly cominciano ad impazzire ma non cedono, lo scontro è impari tanto che alla fine la signora prende un sacchetto e le cattura a mano nuda, indemoniate.
Mi dice che è tutto ok, no problem e se ne va, io ci penso un attimo e la rincorro, gli chiedo se può lasciarmi l’estintore per la notte, solo per precauzione…
Comincia a piovere e tuonare, rientro di corsa e chiudo la porta, mi dirigo verso il centro della stanza e…tutto è in movimento, ovunque, i miei vestiti, gli effetti personali, gli zaini, il cestino, le mura, "sembra" che tutto si muova…le due spruzzate hanno generato l’ira della natura, la stanza è invasa da insetti che volano, bacaschifezze che saltellano e corrono ovunque, formiche di tutte le dimensioni e colori, millepiedi, ect.
Tutto il mondo in una stanza…impazzita.
Io rimango qualche secondo immobile li nel mezzo ad osservare il tutto e capire cosa fare mentre una canzoncina occupa la mia mente…Pai Pai gita fantastica, Pai Pai da solo non sei mai, Pai Pai tutti gli entomi con te…
In pochi secondi realizzo che devo cambiare stanza e parto verso la porta ma un ragno grosso come una crostatina del mulino bianco si ciondola sulla maniglia, è grosso, tanto, e grigio...
Panico, ancora, impietrito e disperato guardo il Baygon thai e anche se a malincuore lo dirigo verso la maniglia, lui barcolla verso terra ed io esco sotto il diluvio correndo sul vialetto cercando di evitare rospi, lumache e tutto l’ambaradan che la pioggia ha scatenato, dico alla signora che son certo di voler cambiare stanza e mi da la chiave di uno dei bungalow in muratura, uno di quelli rialzati, a dire il vero tutte le stanze sono così tranne la mia, ecco perché costa poco.
Mentre torno in stanza va via la luce, completamente fradicio e con la testa poggiata sulla porta decido di andare a cena, più tardi farò il trasloco sempre che non ci pensino loro…
Nella mai testa sempre la solita canzoncina…

Andrea, Pai 

mercoledì 2 giugno 2010

Sulla sponda ''apposta"

Questa volta il bus era davvero pubblico stretto e pieno, ma non di umani, quei pochi hanno passato il viaggio con la testa fuori dal finestrino (in effetti la strada è stata davvero allucinante tra curve montagne e disastri infrastrutturali), bensì di oggetti, scatoloni, sacchi “animati”, tavoli, opere d’arredamento improponibili e piante, una signora sorridendo mi ha piazzato un vaso con un albero proprio a fianco, mi ci voleva un po’ di wild per la notte.
Dopo 13 ore mi ritrovo al confine davanti al cartello check out, proprio sulla sponda del fiume che separa il Laos dalla Thailandia.
Prendo la “zattera” che fa da spola e mi ritrovo dall’altra parte.
Al confine thailandese tutto semplice niente visto foto e foglietti solo un timbro con la data di ingresso ed uno con quella di uscita.
Il brutto è che per chi viaggia via terra concedono solo 14 giorni di permesso e dover vedere il nord (che merita) e Bangkok in 2 settimane è una pessima notizia.
Senza perdere tempo raggiungo la stazione dei bus, a piedi naturalmente evitando i maranza con i tuk tuk, e dopo mezz’ora sono sul bus per Chang Rai.
Il paesaggio è molto simile a quello appena lasciato, verde rigoglioso, case palafittate e templi, un po’ più kitch, l’unica differenza sono le gigantografie sparse ovunque del re e della moglie con la “cofana“, inquietanti; ah dimenticavo, i “templetti” per gli spiriti pii sono un po’ più scarni, vuoti ma ugualemente kitch.
Si non ne ho mai parlato, ma dal Vietnam sono praticamente ovunque, vicino le case, davanti ai  negozi, negli hotel, in strada, in mezzo alla natura, ovunque; gli asiatici buddisti sono molto superstiziosi quindi prima di “togliere” spazio agli spiriti della terra costruiscono per loro una piccola dimora, un micro tempio dove possano alloggiare e trovare quiete, inoltre vengono fatte quotidiane offerte per tenerli “buoni”, offerte quali cibo, bevande, liquori, sigarette, incensi, statuette, di tutto, alcuni sono veramente esagerati ed hanno pareti intere ricolme di ogni bene per evitare che la loro “collera” si manifesti in malattie e iatture, li trovo davvero splendidi.
Citerò ancora  un passo del libro di Terzani, lo descrive così bene..:
“...perché i pii fossero contenti, stessero in pace e non dessero noia i comuni mortali, in ogni angolo della città, in ogni strada, davanti ad ogni casa c’erano dei tempietti dedicati a loro e la gente si curava di lasciarvi sempre del cibo, dei piccoli elefanti di legno, delle ballerine di gesso, un bicchierino pieno di alcool e delle belle, profumate collane di fiori di gelsomino. Ogni volta che si facevano le fondamenta di una nuova casa o si scavava un pozzo, subito si faceva anche un altarino allo Spirito della Terra per scusarsi del disturbo datogli con quei lavori e per chiedergli protezione nel tempo avvenire. Con le offerte, che poi venivano fatte regolarmente all’altare, si rinnovavano le scuse e le preghiere. Se nel corso di certi lavori era indispensabile tagliare un albero, c’era una speciale cerimonia con cui si chiedeva al pii della pianta il permesso di usare la sega ai suoi danni…”
che meraviglia...
Arrivo e subito mi metto in cerca di una guest e cominciano le mie sfiancanti testarde camminate solitarie, praticamente in due ore (ora di pranzo 166°) percorro tutta la città tracciando un percorso a ferro di cavallo dalla stazione, sud della citta', al fiume fino al mercato per trovare finalmente un alloggio economico proprio vicino la stazione dei bus dove ero sceso 2 ore prima, sempre così, sono proprio un caprone!
La città non ha nulla di particolare tranne qualche bel monastero e un orologio d’oro in mezzo ad un incrocio.
Nonostante faccia parte del famoso triangolo d’oro quello che ho letto, e sentito anche da altri viaggiatori, la zona ora non è altro che una sorta di attrazione per turisti, infatti tutte le agenzie propongono questi “idiopacchetti”  sfruttando la nomea del luogo facendo ripercorrere le “strade dell’oppio” fino ad un cartello, inutile.
Di interessante da visitare sono certamente le colline con le differenti etnie tribali organizzando dei treks, ma sempre tramite agenzie o magari affittando una macchina, praticamente tempo e denaro, stavolta non ho nessuno dei due quindi mi fermo una notte e visito la città.
Diciamo che come primo approccio è tutto molto tranquillo e sereno, ci sono pochi locali western e negozietti, ma molti anzi moltissimi centri massaggi.
Prima di cena mi dirigo verso il night market vicino ma non attrae minimamente il mio interesse, sui banchi le solite cose viste e riviste, mi compro dei calzini, la mia “attrezzatura” mi sta lentamente abbandonando J.
Subito dopo aver sbranato dell’anatra con riso in strada mi dirigo verso l’albergo, sono più di 24 ore che non chiudo occhio; mentre riprendo la via di casa cominciano a sbucare ragazze dai centri massaggi che mi si fiondano addosso strillando “thai massage”, “total body”, “come here sir”, ect…,in giro ci sono davvero pochi turisti quindi si buttano sull’unico ebete che fischiettando alle 20 torna in albergo, mi divincolo non con poche difficoltà e torno alla guest.
Ora ho capito il perché di tutti questi centri…
La mattina dopo con fare furtivo mi dirigo verso la stazione evitando la strada “maestra” anche se in lontananza, alle 10 del mattino, le ragazze sono già in circolazione.
Mi dirigo verso Chang Mai simbolo culturale della nazione, città di poesia e shopping (come la definisce una mia amica), mah speriamo bene.
La città è circondata da un canale e protetta dalle mura erette ai tempi delle frequenti incursioni militari birmane nel paese, creando un quadrato dove risiede appunto la città vecchia.
Arrivo alla stazione nord e tutti si lanciano con i soliti tuk tuk  dai prezzi esorbitanti e procacciatori di guest house, la Thailandia è come tuuuuuutti gli altri paesi.
Io scivolo via e mi dirigo verso la strada principale dove comincio a fermare quella specie di taxi collettivi  “camionati” rossi informandomi sulla tariffa, da 80 passiamo a 20 bht, il reale prezzo della corsa, preso.
Mi faccio lasciare vicino al mercato cinese, ma le mie ultime interpretazioni delle mappe fanno spesso acqua; cammino e dopo un paio di km mi ritrovo nella zona del night market, zona moderna, esattamente dall’altra parte della mia destinazione, poco più di 2 km dalla città vecchia, dove avevo deciso di dimorare.
Disperato e confortato da un benzinaio che ridendo mi da la notizia riprendo fiato e proseguo…anche oggi più di 4 km zaini in spalla, ora di pranzo ovviamente L.
Dopo una breve ricerca trovo una dignitosa guest con il bagno privato sul balcone, lo staff è simpatico, io morto, in più il posto è tranquillo senza anglosassoni pischelli e musica a cannone, pulito e free wi fi, mi spiace solo per i muratori di fronte al mio balcone…
Giro per la città ed è piuttosto tranquilla e carina, in più ci sono pochi turisti, deve essere per via dei disordini in Bk, seguo la vicenda quotidianamente e la cosa non mi piace proprio.
Girando verso il centro svolto in una via piena di bancarelle, musica e gente proprio di fronte ad un tempio, anche dentro a dire il vero, un fiume di gente occupa il perimetro chiuso ai veicoli.
Si tratta del Wat Chedi Luang, splendido tempio bombardato ai tempi del conflitto con i “burmesi”, ad ogni modo le rovine sono belle nonostante la parte superiore particolarmente danneggiata; c’è una qualche ricorrenza che mi è impossibile comprendere, tutti ridono e non mi rispondono, vabbè...
In giro è tutta una festa con famiglie, anziani, ragazzi, monaci, tutti insieme fanno offerte, raccolgono fondi, giocano e pregano, mai visto niente di più bello in un luogo religioso, una sorta di tempio-luna park-sagra (lo so definizione terribile), assolutamente radioso, perfino i monaci osservano e partecipano divertiti.
Io naturalmente cerco di testare l’affidabilità gastronomica delle signore mentre passo da un tempietto all’altro, saltando però quella con il banchetto delle prelibatezze, vermi di tutte le dimensioni e colori, bacamostri, cavallette, la solita fauna al gratin insomma, ma prima o poi dovrò provare me lo sento…magari poi.
Fino alla sera è stato un via vai di persone, la cosa che mi ha più colpito, anche se devo dire è una caratteristica di quasi tutti i paesi sin’ora visitati, è l’armoniosa e felice partecipazione di tutte le età.
Anziani, adulti, adolescenti, bambini.
Tutti insieme festosamente, divertiti e uniti in tutte le attività sempre.
Da quel che ricordo non è più così nella nostra società tendente alla “congelazione” dei rapporti, alla preclusione del tempo, dell’affetto.
Durante la mia adolescenza (mi pare anche oggi), la caratteristica dei giovani è sempre stata quella di isolarsi in gruppi “snobbando” la presenza degli adulti e non ne ricordo nemmeno il perché, invece in questi paesi c’è una sorta di totale condivisione, bella, dolce, sentita.
Magari poi ad un certo punto si ritrovano in gruppetti con amici e ragazze ma sempre senza eccedere o tirar tardi la notte, quasi sempre un sano e gioioso divertimento, confronto quotidiano, compartecipazione relazionale che mi fa gioire e riflettere sempre, sempre di più.
Mi manca un po’, mi manca il passato del mio paese, quello fatto di fiducia, amore e famiglie, di condivisione e rispetto, spero un giorno si possa tornare a parlare di “priorità”…quelle reali però.
Al momento volontariamente esule, mi godo la dolcezza nei gesti degli altri….che ci perdiamo.
Andrea, Chang Mai