"Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché.
I loro desideri hanno le forme delle nuvole."

Charles Baudelaire

Percorsodiviaggio


Visualizza ormediviaggio...sul mondo in una mappa di dimensioni maggiori

giovedì 31 dicembre 2009

BUON ANNOOOOOOOOOOOOOOOO

...sto contrattando con i psicopatici della stamberga di Delhi, si sono ancora qui', perche'??....lo saprete a breve, volevo solo augurare a tutti voi un buon 2010.
un abbraccio, Andrea
....di nuovo delhi!!!!
porco...

lunedì 28 dicembre 2009

Natale in India, ma senza vanzinismi!



Parto in direzione Rajasthan precisamente Pushkar, ma data la distanza e l’incompatibilità con l’orario dei mezzi decido di fermarmi una notte a Jaipur, la capitale, chiamata città rosa per il colore delle sue abitazioni.
Arrivo in città e si nota immediatamente lo spirito occidentale, le vie sono tempestate di negozi griffati, luci, babbi natali elettrici e centri commerciali all’avanguardia,  il ragazzo accanto a me, a breve ingegnere alla TATA, mi mostra il tutto con convinto orgoglio, beh punti di vista…oggi è il 24 dicembre; vero è che a parte durante l’infanzia e gli ultimissimi anni, io e il Natale ci siamo sempre incrociati con rispetto e reciproca indifferenza, ma di passarlo con il padrone del “malinconico” hotel ormai novantenne e la sua schiera di operai nel mezzo della zona delle autofficine proprio non me la sento, mi incollo one e ino e mi dirigo alla stazione.
Il primo bus è alle 13, perfetto, ma stranamente i bigliettai mi dirottano su un bus diverso dal solito, “figo” direi, infatti all’interno siamo per l’80% turisti e c'è anche l’aria condizionata (oltre a degli inquietanti micro ventilatori...), poi mi spiegano che il bus è diretto ed evita il cambio ad Ajmer, i spiegatori sono Elisa e Roberto, trentini di trento locati a nord della riva del garda, sono in una tre mesi di vacanza indiana e con estrema nonchalance mi appiccico a loro...dopo due mesi di itinerante solitudine, anche se  assolutamente straordinaria grazie all’infinita cortesia dei luoghi e delle persone dei paesi fin’ora visitati, avevo bisogno di passare qualche giorno un pò a casa…troviamo una sistemazione gradevole, inizialmente un po’ strana poi, almeno per me, è stata la più tranquilla e rilassante sin’ora. 
È proprio vicino alla via centrale ma isolata e con un gran prato in mezzo, che da l’idea di esser fuori dal paese, gli alloggiatori sembrano tutti locali, la famiglia francese con i bimbi qui per un mesetto, la coppia francese che sembra qui da una vita, la giapponese che fa yoga nel prato, tutto trascorre con estrema serenità a ritmo di musica groove, non sembra nemeno un albergo…non credevo potesse prendermi così questo posto, inizialmente appare come uno scannatoio per turisti (un pochino…) ma non è così, nonostante la massiccia presenza di stranieri ovviamente all’insegna dell’alternativo...no cioè non puoi capire, li c’è un mago dello yoga, cioè, uno che fa reiki, cioè, una scoperta, cioè non ti sembra vero, cioè....(traduzione personale dall'inglese di una ragazza italiana, vagamente verdoniano in troppo forte), gli intramontabili malinconici con look anni 60 alla Shapiro (devo allegare foto??? no non l'allego!!!), il "vegetarianesimo" assoluto (...), il cartello dell'ufficio del turismo: please..niente alcol, niente droghe, niente carne, non gettare plastica o altro, è città santa di Brahma (naturalmente il tutto a libera interpretazione, come ogni cosa in India), e la vena “che te serve???” dei locali, è grandioso.

Il luogo è estremamete sacro per gli indu e visitato da centinaia di indiani ogni giorno, ma vige il massimo rispetto per tutte le religioni, ci sono templi in ogni dove (uno un po’ piu' inc…lonia degli altri sinceramente, la sfacchinata più eclatante del viaggio, chiedere ai "due" :-)), in più tutto ciò che si possa sperare di trovare per uno shopping alternativo, corsi di tutti i tipi, cucine di tutto il mondo, pochi clacson macchine quasi zero e il lago…oddio, c’era, è rimasta un pozza per le anatre ormai pascolo per vacche, ma va bene così…insomma, Natale lo è stato, ma senza i fronzoli di casa, tutti ti dicevano cordiali Merry Christmas con 25° e te' nemmeno ti ricordavi che giorno era... il pranzo è stato un pò italico grazie ai gnocchi di Roberto e le verdurine grigliate di Eli (tutto scritto in italiano..), l’unico sòla io con un  vegetable rice, ma per finire finalmente il primo caffè del viaggio, con la moka!!!!...credo non servisse altro in questi giorni, nonostante le malinconie, le distanze e i pensieri, sono stato bene, grazie al luogo e alla gradevole compagnia, probabilmente loro non se ne saranno accorti ma io mi sono sentito molto fortunato a trascorrere un Natale così, grazie,  non lo dimenticherò…mai.

Andrea, Pushkar 

...a risè, te m'hai provocato...



Sei in India devi vedere il Taj Mahal!!...ma devo proprio???



In questi giorni sono confuso più del solito, sarà che non mi son ben reso conto della vastità di questo paese, sarà che ci sono troppi posti da vedere e troppe cose da fare, sarà che 30 giorni di visa non bastano e non so se dal Nepal mi faranno rientrare, non so nemmeno come farò a raggiungere la Thailandia (se la Birmania me lo permette…impossibile), o il Laos ma passando per Tibet e China (non ho voglia di andare in Tibet 7 giorni con un gruppo organizzato e la guardia cinese alle costole, nonostante sia il desiderio di una vita…), insomma non so, so solo che devo vedere il Taj Mahal!
Arrivo ad Agra dopo aver perso mezza giornata a Delhi, si perché come al solito ho cambiato idea dalla sera alla mattina, (vedi 3 alberghi cambiati in 4 giorni…mah?) e ho deciso, io, che dalla stazione x partivano i bus per y, ma una volta a x, a,b e c mi hanno mandato a F per raggiungere la stazione z da cui partivano i sfigattobus per y…ce ne sono di equazioni in un viaggi.
Capisco subito appena metto piede a taj ganj che il posto non fa per me e tra un hello, sir, mr, bed, hostel, shower (oh mai nessuno panino con la porchetta!!!!), ad occhi chiusi punto sulla più nominata e meno costosa taberna della guida, non mi va di stressarmi, il posto si rivela non male per il prezzo in più il signore arrivato prima di me, che aveva prenotato, urta il vetro della finestra rompendolo in un angolo quindi gli danno la stanza a fianco e chiedono a me se ci sono problemi, no basta scendere di prezzo, ti diamo una coperta in più, no, italiano? si, ok.
La zona è confinata nel girone degli "atm con le gambe", ci sono solo venditori di tutto, hotels e ristorantelli, è fuori città, così da favorire la mattanza del turista; oltre le immancabili vacche e il lieve stato di degrado si uniscono le scimmie che schizzano felici tra i tetti e le zanze col monclair, perché il giorno è vero che ci sono 25° ma la notte no!...la nottata passa così con le scimmie e i cani randagi in competizione per il premio canoro e io a tennis con le zanze. 
Il giorno dopo me la prendo comoda e faccio un giro per la zona, a piedi, nonostante le continue pressioni di rescioari e carrettari, rifiuto cortesemnete e tiro per la mia strada..qui il cammello traina 8/10 persone alla volta anche solo per andare fino alla biglietteria e di turisti ce ne sono parecchi, pullman su pullman, occidentali e indiani, tutti fagocitati dallo sciame di venditori…è vero che in teoria il turismo è un bene per ogni paese, ma è anche vero che spesso rende ogni luogo simile ad un altro e crea disarmanti illusioni per tutte le persone che si fiondano nel “business” con ogni mezzo, in primis i bambini che invece di trascorrere le giornate tra apprendimento, giochi e spensieratezza, la prima cosa che imparano è money money, deleterio per la loro vita e disarmante per noi, lascia sempre l’amaro.
Decido quindi di allontanarmi e vedere un pò la città bassa dove c’è il forte (anche qui come in tutta l’india il prezzo degli ingessi ai monumenti è differenziato es.: red fort? Indiani 10 rupie stranieri 250!!!…la cosa mi ha subito stranito non mi piace proprio, come a molti indiani, ed è la prima volta fin’ora che mi capita una cosa simile, non è giusto!!!), mi aggiro tra la città e i banchi del bazar, scovando di tanto in tanto qualche tempietto, trascorrendo così il pomeriggio.
La mattina dopo all’alba decido di visitare il Tag Mahal, l’impatto è subito notevole, il mausoleo avvolto dai fievoli raggi dell'alba e dalla sua bellezza  lascia davveo a bocca aperta, è imponente interamente rivestito di marmo bianco, perfettamente geometrico nelle sue forme...sembra che viva in esso il silenzio dell'amore...le parole e le immagini possono in parte rendere merito a questo sforzo umano...
L'imperatore ordinò la costruzione del mausoleo per mantenere una delle quattro promesse che aveva fatto alla moglie quando era ancora in vita, un atto d'amore dovuto, immenso, atto a suggellare definitivamente il suo amore, qull'amore infinito per sua moglie...quanto può essere grande l'amore...?

Andrea, Agra



venerdì 25 dicembre 2009

Lieve intoppo nel "mente"



Le vacche se la svaccano sacralmente mentre gli altri, asini, cavalli, pecore e uomini, trainano, sorreggono, quotidianamente il pesante "eco&nomico" sistema nel delicato equilibrio di questo paese…tutto si fonde e confonde, le percezioni, non atte a focalizzare l’ignaro, si lasciano inizialmente destabilizzare infondendo un'inaspettata insicurezza nei sensi…l’impatto poco dopo lascia spazio alla ragione che anche se incredula prende atto e analizza, metabolizza, ma non scinde quell’immensa incomprensione che dinanzi respira con tanta normalità, accetta e "classifica"…ci vuole qualcosa in più per comprendere.

I giorni sono stati densi e illuminanti, la città è realmente divisa in due, da una parte la old city con le sue viuzze, il traffico al collasso, il fracasso dei clacson, le lacune infrastrutturali, la stretta unione tra palazzi, baracche, tende e corpi, il grigio e il nero di tutto cioè che la ricopre; il fascino dei bazar, brulicanti di persone, artigiani, venditori di cibo, di stoffe, di spezie, di bulloni, di incensi, la magnificenza del red fort, dei templi, le incursioni delle scimmie, dei scoiattoli, uno stordimento totale…dall’altra la new, quella dei lunghi e larghi viali, degli alberi, dell’ordine e della quiete, dello shopping moderno, delle ambasciate, dei palazzi governativi, del progresso, dell’ “india gate”, dei prati, del Gandhi smriti, la casa in cui fu assassinato il 30 gennaio 1948, ultima dimora di un uomo tutto amore e popolo, il suo.
Tutto si muove continuamente senza sosta nell’”ordine” delle cose insieme ai spettatori/comparse, i turisti, un altro pezzo di coreografia, dagli intramontabili figli dei fiori con i loro vestiti naif, con cuccioli naiffati al seguito, alternativi ad ogni costo, lunghi capelli, collanine, tatoo, terzi occhi ovunque, e gli altri, i “normali”,che si intravedono tra le vie dei mercati con gli occhi della “fiducia”, intenti a schivare gli assalti dei venditori, delle vacche, tenendo stretto lo zaino sullo sterno fino a quasi interrompere i battiti del cuore, o altri vestiti come per andare ad un safari, degli indiana jones in pausa caffè…in tutto questo, in poche righe, un infinità di emozioni e immagini che in silenzio mi godo tra una via e uno spuntino nelle bancarelle, quel tanto temuto “street food” che ancora non attecchisce il mio organismo, ma che prima o poi lo so, mi incoronerà imperatore sul trono della mia stamberga.

Andrea, Delhi

giovedì 24 dicembre 2009

Blow Horn...PLEASE!!!!

I clacson impazzano dalla Turchia all’India l’eco arriva ovunque è un dovere, un missione, la “giustezza”, ma serve anche ad evitare catastrofi (altra costante di questi primi giorni di viaggio), ma miiiii se spacca!!
Come se l’inquinamento dell’aria (smog, rifiuti ed escr...di ogni essere vivente sul pianeta), reso ormai leggero da pensieri, parole, opere e omissioni (degli altri) di oba oba Obama non bastassero, quello acustico inquina le menti!!

Mi parcheggio in quel di Amristar con la crassa ignoranza che mi contraddistingue ignaro (appunto), non avendo guide e costretto ad arrivare qui dal governo Pakistese, della gemma incastonata in questo primo lucido assaggio di India, il Golden Temple, gurudwara, importante luogo di culto della religione sik.
Anche stavolta sono rimasto impressionato dalla bellezza ma ancor più dalla sacralità del luogo e dai migliaia di pellegrini convinti, in ogni ordine di stato sociale, che ogni giorno e ad ogni ora si rendono attori di questo spettacolo.
Il tempio accoglie tutti offrendo spiritualità, pasti caldi, garantiti dai volontari che si occupano di tutto (anche stranieri), alloggi per pellegrini e turisti, separati e liberi di lasciare un’offerta.
Sono rimasto seduto in terra su quel marmo non so per quante ore a guardare quella fila interminabile che lenta e piatta come l’acqua intorno, attendeva il suo turno per entrare, osservando tutti i gesti che gli occhi percepivano, tutti gli sguardi, i sorrisi dei bimbi, i saluti delle persone, la musica i canti, ma soprattutto quella fede cieca, semplice, che da tempo ormai noi abbiamo lasciato da qualche parte, qui riesce ancora a dare luce agli occhi della speranza.
Dopo i due piacevoli giorni passati con il mio nuovo me stesso indiano decido di spostarmi verso Delhi ma non prima di sostare una notte a Chandigarh, capitale del Punjab; mi ritrovo nella bus station di Amritsar accanto al mercato, nella confusione più assoluta in cui Istanbul mi ricorda una domenica d'agosto a Roma, mi imbatto nel bus che parte da li a poco, primo impatto con il trasporto pubblico, quello proprio pubblico, bus stile polizia penitenziaria dei film americani un po' microbo e con i sedili dello scuolabus, fa tutte le fermate fino a destinazione, porte spalancate ed urlatore affacciato che scaraventa all’interno persone e bagagli senza fermarsi, per scendere fai da te, lanci il bagaglio e lo segui a bomba…dopo 7 ore allucinanti, con tanto di camion ribaltato che ha bloccato la strada per un ora, strade push up e un via vai continuo di passeggeri incastrati tra i sedili e gli altri sessualmente avvinghiati come l’atac alle 8 di mattina, mi ritrovo nella stazioncina della tranquilla citta' di Chandigarh.
Arriviamo al tramonto giusto in tempo per sfiancare un riscioaro, simpatico ma testardo, che ad ogni costo doveva trovarmi una sistemazione economica, missione impossibile qui, la città è fuori dal comune costosa, educata, gradevole, viali alberati, parchi, cricket e divieto di fumo in strada, una svizzera nazista, alla fine lo riporto col suo risco' al punto di partenza, faccio da solo grazie, non lo potevo più vedere arrampicarsi sui pedali…girare qui è piacevole anche se dell’India ha davvero poco, la città è divisa in settori numerici, pulita e residenziale, con splendide ville e palazzine residenziali, disegnata da un architetto svizzero/francese.
Tra le cose interessanti da vedere mi ha incuriosito il Rock Garden creato da Nek chand, scultore gaudista autodidatta che si divertiva a raccogliere materiali da demolizione in citta' e ne faceva opere raffiguranti animali e uomini, alla fine realizzo' una sorta di museo abusivo che, una volta scoperto dall'amministrazione inizialmente intenzionata a demolirlo, e' divenuta una delle maggiori attrazioni del paese...fortuna, avrebbero fatto una stupidaggine perché è piuttosto interessante creato con materiali di riciclo e roccia, un delizioso labirinto di arte e natura, merita davvero la visita.
Chandigarh è troppo educata e tranquilla per me, decido quindi di dirigermi verso Delhi e poco dopo trovo il bus…arrivo alla stazione dopo un viaggio sulle montagne russe (le strade anche se nuove sono pessime, ci sono migliaia di cantieri aperti) e mi lancio subito nella metro direzione pahar ganj, proprio in mezzo tra la old e la new Delhi, inferno residenzile dei turisti da tutto il mondo...ma cheap ;-)

Andrea, Delhi

Buone Feste a tutti!

sono in movimento anche oggi, niente ferie quest'anno per me...
:-D

Auguro a tutti un felice Natale.

Andrea, India

martedì 22 dicembre 2009

Tra un Punjab e l'altro



Il viaggio per Lahore è stato più umano del precedente, almeno per i tempi, mi sono trovato in carrozza con una intera comitiva di religiosi e finalmente senza scorta, i ragazzi tra una preghiera e un pic nic hanno deciso che ero loro ospite ovviamente e mia hanno accolto nel loro angolo muslim...tra loro in particolar modo il più adulto e il più giovane, quest’ultimo vestito diverso dagli altri non portava il shalwar ma una specie di gonnetta, un turbante e un bastone di bambù, vagamente profetico se non fosse stato per la giovanissima età, cmq non faceva che invitarmi da loro e offrirmi sassi di zucchero di canna tentando di comunicare con me in inglese, poverissimo, ma con sguardi e sorrisi ci si capisce sempre...dai posti vicini un altro ragazzo si è avvicinato e ha cominciato a parlare di religione con un inglese maggiore, i ragazzi intorno che non erano con lui mi dicevano di ascoltarlo perché lui uomo di assoluta religiosità, tutti lo salutavano con estremo rispetto, ha cominciato a parlarmi di differenze religiose, di messia (il loro) e “l’altro” (il nostro), venuto dopo ovviamente, ma con assoluto rispetto e cortesia, che il 40% dei pakistani sono cattolici, il 50 musulmani e il 10 indu, del paradiso dell’inferno, lo sai vero? Beh qualcuno da noi ne ha parlato!!! alla fine il tempo è passato piacevole, giusto prima di arrivare un ragazzo mi ha stranito con le sue parole, gentilissimo tra l’altro, ma si è messo a parlare di cose poco gradevoli santificando il mullah omar e bin laden, le armi (qui ci sono più negozi di armi che bar), di farsi giustamente esplodere in nome dell’islam per sconfiggere gli americani e che entro il 2012 (quest'anno non mi è nuovo) il Pakistan vincerà e governerà il mondo, davvero invasato, alla fine non volevo più ascoltare le sue parole, inaccettabili.
I 4 giorni a lahore sono passati placidi, la città è abbastanza carina e in parte moderna ma sempre con il costante vintage pakistano e l’immane concentrazione di smog; anche qui di incontri ce ne sono stati parecchi, un pomeriggio ho conosciuto un signore che ha lavorato in Europa per anni (fino allo scorso anno, poi lui e molti altri sono stati rispediti a casa, crisi economica e paura dei terroristi...) specialmente in svizzera, parlava un po’ di italiano ed era strafelice di poter parlare con un europeo, sono stato suo ospite tutto il pomeriggio davvero gentilissimo (e uno dei pochi a sapere che l’Italia ha una sua lingua e non è l’inglese!!).
Ho attraversato il confine con un bus del governo pakistano scortato da decine di pattuglie armate, macchine e moto che bloccavano tutte le strade per farci passare, gli unici passeggeri erano un indiano, una cinese con il fidanzato svizzero che ci seguiva in jeep (non la facevano passare con lui, mah), e l’italiano verace, io (un po’ pochini per un bus intero ma avere il visto è complicato, solo 200 fortunati l’anno, tranne  i “vip” – che odio sta parola – loro sempre!!!) purtroppo è stato di mattina e non ho potuto assistere alla cerimonia che si svolge al tramonto, uno spettacolo di questi due folli paesi, una sorta di gara tra eserciti a suon di passi aggressivi atti a mostrare la forza del proprio paese, un braccio di ferro immaginario, una parata da entrambe le parti, malati.
il Punjab indiano è più gradevole, verdissimo e coltivatissimo, le case sono più occidentaloidi ma estremamente kitch negli “accessori”, sono arrivato ad Amritsar nel primo pomeriggio e subito tuffato nella old city tra colori, odori, mercati, templi, rifiuti, caos e vacche, credevo di dover metabolizzare l’impatto con l’India ma non è stato così.
Ormai mi ambiento facilmente tutto è immediatamente assimilato, sarà che non parto dall’aeroporto di casa per ritrovarmi dopo poche ore in una realtà diversa, lo spostarsi via terra ti da modo di vivere ogni sfumatura dei paesi che cambiano i paesaggi, l’aria, le persone, gli orari, il cibo, silenziosamente e gradualmente te ne appropri, avendo modo di “inalare” lentamente tutto quello che in testa appare chissà quanto “distante” ma alla fine, come sempre, non è così...

Andrea Amritsar


sabato 19 dicembre 2009

Basta paranoie!!!



Il giorno dopo cerchiamo di analizzare i fatti, usciamo e dopo colazione andiamo dai ragazzi per dirgli che tutto è saltato e non possiamo andare in giro fuori città senza la scorta, ci dirigiamo verso il caffè ma una pattuglia ci ferma e ci carica, nn potete girare per la città, stranamente è tutto cambiato, le pattuglie moltiplicate pare stia accadendo qualcosa in città e ci riportano a forza in albergo, rimanete qui oggi, non muovetevi…assecondiamo le forze dell’ordine ma chiediamo di fare almeno la spesa, ok, ci scortano loro, gentili ma strani, in macchina giravano pezzettoni di nero niente male, ancora predominio dell’assurdità.
Ci lasciano in albergo dandoci appuntamento l’indomani per scortarci alla stazione, tutto ci sembra inverosimile siamo passati da una tranquillità consapevole a un castigo, alle 7 la macchina della polizia con scorta è sotto l’albergo per andare alla stazione, 5 minuti a piedi,  ma questa cosa non ci piace, saliamo e ci affibbiano una guardia, oltre a quella convenzionale sui treni pakistani, che ci accompagnerà per qualche centinaio di km (anche in bagno!!).
Il treno pakistano è come un condominio trasteverino degli anni migliori, dopo un pò tutti si conoscono e interagiscono tra loro, con noi in particolar modo, ci dicono che non è sicuro nemmeno per la "tribu'" locale, a volte rapiscono studenti per spaventare il governo che aiuta gli U.S.A nella lotta al terrore, nonostante la serenità e la disponibilità dei locali si avverte una sorta di “incomprensione” per quel che sta accadendo, quando ci chiedono la nazionalità alcuni ci domandano come mai anche l’Italia, ad esempio considerato paese tranquillo e amico, partecipa agli interventi militari? vi sembra giusto che gli americani (non proprio amati qui), interferiscano con paesi lontani migliaia di km? la risposta non è semplice e li capisco, personalmente non ho mai creduto alla lotta del terrore iniziata ormai un decennio fa, ho sempre trovato strano tutto questo specialmente quando leggo, in un mini sottotitolo dalla Cnn, che la Petronas e la Shell hanno inaspettatamente vinto l’appalto per l’estrazione del petrolio in Iraq, ma dai??…non mi piace e cerco di far capire che in Europa, a molti, tutto questo non piace ma i nostri governi ormai sono pecore capitaliste e seguono a comando ogni "dettame" degli U.S.A. (mi spiace dirlo ma è quel che penso da anni!).

I  treni pakistani sono un po’ anticati, ci sono finestrini con tanto di tendine metalliche pericolosamente usurati, quasi ghigliottine, e se non stai attento ti tagliano un braccio, a terra buchi nel pavimento e l’immancabile sporcizia, tutti buttano TUTTO a terra, non li capisco in questo.. noi siamo nel vagone con il professore che accompagna il figlio al primo anno di ingegneria a Islamabad (fanno tutti ingegneria qua), orgoglioso ci tratta come suoi "special guests", uno dei pochissimi che parla inglese,  la cortesia è imbarazzante come sempre ed il treno è piacevole più di ogni bus preso fin'ora, l’unico neo è la distanza che ci separa da Multan, non tanto per gli effettivi km quanto per il giro che facciamo, si va verso sud poi si risale, da 12 che dovevano essere le ore ce ne sono volute 23, ma non è stato pesante anzi, un pezzo di realtà pakistana, scompartimenti “chiusi” con coperta dall’uomo che aveva in consegna moglie, 4 figlie, 3 o 4 sorelle e relativi pargoli, tutte velate dalla testa ai piedi con quel poveretto che provvedeva a tutto, religiosi in viaggio che ogni ora si incolonnavano sul corridoio con i tappetini per pregare, uno della scorta che è stato così felice di conoscerci che per cena ha chiamato al cellulare un amico, fatto preparare il cibo e sistemato in una stanza della stazione solo per noi, nulla guest wherever, meravigliosi, ancora senza parole.
Arriviamo finalmente a Multan l’indomani, alle 7 del mattino, troviamo subito un alberghetto in centro tra terra, smog allucinante e carretti di somari, la stanza è davvero carina e il prezzo 500 rupie a notte (quanto me piace sto paese :-)), dopo esserci ripresi e ricomposti dalla 24 h. di treno usciamo per la città, anche stavolta siamo di fronte all’ennesimo paese allargato nulla cambia da quando siamo arrivati  carretti, mucche, tuk tuk, somari, moto, cavalli, macchine, polli e galline, carretti con brodo di pollo e gallina...(brrrr), ma fortunatamente non ci dispiace, l’unica cosa davvero spiacevole è la nube continua che unita al solito degrado di rifiuti non rende merito a questo paese; il bazaar è immenso e finalmente degno di questo nome, sia per i prodotti in commercio, per i prezzi e per gli acquirenti, solo pakistani, donne per lo più, che da quando siamo arrivati in Pakistan non avevamo mai visto in giro perché sono a casa, sempre, e se escono passano avanti ad ogni fila (i mariti le “usano” per i biglietti dei treni, una fila incredibile…troppo avanti sti pakistani!), in giro solo ed  esclusivamente uomini fin’ora.
Purtroppo il giorno dopo accuso la nottata sul treno per via dei finestrini scamuffi e mi becco una bronchitella che mi sfianca per due giorni, il tempo di spararmi qualche  tachipirina una massiccia dose di frutta e brodo di pollo (lo so uno era un vicino…) e mi riprendo, solo alcuni postumi ma tutto ok ormai batteri e quant’altro fanno parte della mia vita!!!!
Trascorriamo tranquilli altri 3 giorni tra una chiacchierata con lo squartatore di pecore sotto l’albergo e un chai offerto dal figlio del produttore di tabacco da masticare, vagamente allucinogeno e particolarmente utilizzato in questo paese, e le nostre strade si dividono come in ogni viaggio in solitaria…nonostante gli attentati di questi giorni Kiran decide di andare verso sud a Karachi, a me non va, non va di rischiare troppo tempo qui e soprattutto di essere scortato o fermato dalla polizia, vado a Lahore e da li in India, ci salutiamo e ci diamo appuntamento a Goa per capodanno, anche se entrambi sappiamo che viaggiando le destinazioni perdono quella “necessità”, si è senza tempo in ogni momento, ogni stato d’animo, desiderio o semplice pensiero  modificano la direzione dei tuoi passi e la strada prende forma lentamente, casualmente, cm dopo cm…

Andrea, Lahore




mercoledì 16 dicembre 2009

Avevo detto di non aprire???


Dopo la rinfrescata notturna in cella siamo partiti alla volta di Quetta, il bus è stato caricato a dovere fino al tetto compresi i posti all’aperto, noi sistemati in fondo agli ultimi posti ma senza sedile, il sostituto sono le immancabili coperte (maledette 100 rupie), la guardia vicino all’autista insieme ad un’altra dozzina di persone visto che è tutto pieno, anche nel corridoio centrale solo posti…seduti, come sedili le cassette di coca cola in dotazione.
Dopo pochi km capiamo che sarà un altro viaggio all’insegna della scoperta, la strada è terrificante l’asfalto viene interrotto sistematicamente da km di sterrato e noi rimbalziamo sulla tavola come canguri, ma senza zampe (avessimo almeno un cucino), in più ogni tot km ci fermiamo per la registrazione e dobbiamo attraversare tutto il bus facendo alzare o scansare i presenti, quelli che non calpestiamo almeno, come non ci hanno ucciso non lo so, abbiamo tentato di far capire all’autista che era meglio essere seduti davanti ma è difficile coprendersi nel mondo…e come se non bastasse i militari fanno sempre del gran casino, per scrivere una parola servono 7 persone che la dettano al capo, alla fine scriviamo noi sui quaderni.
Il bus fa aria da tutte la parti specialmente dalle crepe sotto di noi, il che si traduce in continue nubi di terra che dopo pochi minuti rendono tutti i presenti vagamente albini, l’unica ventilazione è fornita dai due oblò sul tetto che fanno anche da cornice ai saluti e alle risa dei passeggeri all'aperto, l’aria diviene presto irrespirabile tra temperatura, sigarette e terra (in pakistan è vietato fumare solo in sala rianimazione), un vicino di sfiga mi allunga un fazzoletto di stoffa, il suo, me lo regala, io non ci penso troppo (quanto ci ho pensato dopo…) e lo uso come mascherina , ora capisco perché tutti sono “kefiati”...le note positive sono l’immancabile spettacolo della natura e la straordinaria cortesia locale anche qui tutti ci offrono da mangiare, bere, sigarette e…no guarda dopo il viaggio con la guardia…arriviamo finalmente in città, città, diciamo una Dalbandin con migliaia di abitanti e un ronzare terrificante di moto, vespe, carri da traino e risciò (tuk tuk, le nostre mitiche ape piaggio adibite al trasporto di esseri umani) che strombazzano continuamente rendendo il tutto più caotico del necessario, infatti di macchine ce ne sono pochissime, il tipo del fazzoletto ci invita a stare da lui con la sua famiglia ma anche stavolta decliniamo, abbiamo bisono di riprenderci un attimo.
Troviamo subito la nostra sistemazione in centro vicino al bazaar, una comoda camera doppia in una bettola comunicante con l’hotel Saddam (premonizioni…) purtroppo completo, il prezzo è assurdo 280 rupie a notte, 140  a testa.
La stanza è decente c’è anche il bagno con la doccia (non è poco...), l’unico problema è la coabitazione con la numerosa famiglia di blatte tra la zona notte e quella igiene, ma Kiran è convinto, ma dai sono piccoli aspetta di vedere quelli in India, mentre tiene tra le mani i nostri simpatici coinquilini…in effetti per 1 euro a notte posso fare a meno delle mie paure (come si cambia…).
Giriamo un po’ per la città e tutto sembra surreale tutti ci salutano, ci fermano, i negozianti ci regalano frutta secca non ci fanno pagare quasi nulla, addirittura i risciò non ci fanno pagare le corse e tutti ci intrattengono in conversazioni, curiosità, domande (?) e dire che siamo nella regione del Baluchistan, zona delle tribù  beluci e pashto (talebani), in effetti c'è un nutrito numero di forze dell'ordine, ovunque torrette e postazioni in parecchi incroci però tutto è estremamente tranquillo, normale insomma.
Il giorno dopo andiamo alla stazione dei treni e prenotiamo i bigletti  per Multan, inizialmente volevamo andare a sud, Karachi, ma la polizia ci ha “consigliato” di andare verso il centro del paese nel Punjab, zona assolutamente fuori pericolo per i stranieri e, anche se contrari, accettiamo la cosa.
Nel pomeriggio conosciamo dei ragazzi e ci portano nel loro internet caffè, ci fanno navigare gratis fino a sera e ci diamo appuntamento la mattina seguente per un giro fuori città, non sono nemmeno le 21 e andiamo verso l’albergo, ma mentre Kiran compra della frutta (mangia in continuazione), io vengo fermato da 4 persone in moto che cominciano subito a fare domande, un attimo mi stranisco e comincio a chiedere spiegazioni, mi dicono di essere poliziotti in borghese e ci chiedono come mai siamo ancora in giro? (ma fatti un cavolo di…) beh, è ora di cena stavamo proprio tornando…ok vi accompagniamo noi.
Durante il tragitto ci spiegano che sono poliziotti in borghese della "sezione stranieri" e che sapevano di noi, tutto, come tutti in città, ma non dove eravamo finiti a dormire e ci stavano cercando da stamane; arriviamo e l’albergo, è chiuso con la catena, ma dopo un po’ di strilli dei poliziotti scende il figlio del padrone, il ragazzo delle blatte (non mi è mai piaciuto) e ci apre, ci avevano chiuso fuori e non ci avevano mai detto nulla di orari e quant'altro, il capo sale su e comincia ad incaz…come un pakistano del tufello inveendo contro il proprietario perché non aveva comunicato a nessuno la nostra presenza ne fotocopiato i nostri documenti (procedura divenuta obbligatoria in Pakistan per i stranieri), ci fanno accomodare in stanza e ci avvertono del pericolo, dopo le 18 quando fa buio è pericoloso girare in strada, la situazione quì è seria, tra Quetta e Karachi, dicono, sono nascosti i due superricercati mondiali protetti da una parte dei pashto della regione, la zona è base di appoggio dei talebani praticamente e sanno quando ci sono stranieri in giro, si informano e procedono, kidnap!!
Dicono che abbiamo corso un grosso rischio ma fortunatamente ci hanno trovato in tempo...noi ebeti torniamo alla realtà e cominciamo a realizzare un po di avvenimenti dei giorni precedenti e scattano le paranoie e le paure del caso.
I poliziotti vanno via dicendoci che torneranno per consegnarci i passaporti, noi rimaniamo in stanza e dopo pochi minuti bussa il ragazzo delle blatte e comincia a farneticare in Urdu inglesizzato, Tomorrow-six morning-taliban-take you e pum pum… passport? a islamabad-lost…e ride…scusa cosa??? E ripete di continuo questa cantilena mentre io e Kiran già abbastanza agitati, cerchiamo di capire se è scemo lui o fottuti noi, l’unica cosa che riesco a dire in quegli attimi assurdi è…really??? E kiran…offcourse, we are kidnapped…lo mando fuori e chiudo la porta, cominciamo a capire come poter uscire chiamare qualcuno, come affrontare un eventuale situazione di pericolo, sembriamo due scemi nel panico, siamo, la cosa a preso una piega drammatica e tutto ci sembra ostile, passano 20 lunghissimi minuti così e di colpo bussano alla porta, Kiran è in bagno (eh...) io apro la porta con il coltello svizzero tra le mani (magari gli spunto un unghia), apro lentamente e….è  il capo della polizia che sorridente ci riporta i passaporti, spalanco la porta e lo abbraccio come un padre, lui mi guarda un pò stranito poi si mette a ridere non appena gli raccontiamo quello che è accaduto con le nostre facce da cadavere, ma alla fine, parecchio alla fine, è tutto ok il ragazzo è scemo e io lo odio!

Andrea, Quetta


Comunicazione



Aggiornate foto, finalmente una connessione decente.

Per mamma e zia: sto benone, fa caldo e comunque ho la maglia di lana, i fazzoletti sempre in tasca e non ho perso nemmeno 100 gr. (maledizione, il mio organismo si abitua troppo facilmente, saranno i vaccini o gli anni trascorsi tra Civitella e Casaprota???), insomma tutto ok.

un abbraccio, Andrea (llù matt)

:-D


domenica 13 dicembre 2009

Non aprite quella porta...

Cambio di "dimensioni", i sensi lo avvertono immediatamente...l’aria, il paesaggio, l’atmosfera, cambiano radicalmente, siamo a Taftan, Pakistan, di fianco l’Afghanistan…io e Kiran abbiamo attraversato il confine di buon’ora, preso un taxi collettivo a Zahedan convinti da un curioso omino parlante inglese che si è rivelato poi lucido e profondo conoscitore di tutto il sistema, ci ha fatto passare per primi, riempito i moduli, presentato alle guardie e salutato affettuosamente al di là delle recinzioni, un personaggio.
Concluse le scartoffie, le foto e un piccolo cambio di monete (pessimo tasso) presso la competenza pakistana, ci invitano a raggiungere il paesino che dista un paio di km e da li per prendere il bus che ci porterà a Quetta (700/800 km), prima città "fuori pericolo"...ci incamminiamo sulla strada semi asfaltata in mezzo al deserto, 30° circa, alla nostra sinistra le montagne afghane che ci guardano, si sente, si capisce anche dalle postazioni militari rivolte verso le stesse; arriviamo nella “piazza” e chiediamo informazioni, ci dicono che il bus è appena passato sono le 10,30 ed era l’ultimo, oggi è venerdi e ne passa solo uno... bene...il ragazzo, l’unico anglo parlante, ci dice di prendere il taxi con lui fino a Dalbandin poi trovarne un altro fino a Quetta, l’alternativa è dormire tra i sacchi di sabbia delle torrette militari, vabbè andiamo và...partiamo con una toyota corolla s.w., io, Kiran, il ragazzo con l’amico e l’autista, ma dopo poco ci fermiamo perché il conducente aveva calcolato altri amici da caricare non due stranieri quindi ci ritroviamo in macchina con l’autista, un “nutrito” uomo barbuto con 3 fanciulli accanto, noi 4 giovani nel sedile posteriore e un anziano dietro tra i bagagli, stretti è dir poco…si parte, nemmeno 2 km il primo posto di blocco, stop!! non potete proseguire ci sono due stranieri (pochi mesi fa sono stati rapiti dai talebani due francesi che percorrevano questa strada con la famiglia e un paio di americani in vacanza, è zona parecchio complessa), scatta il panico e si chiama il comando al confine per avere informazioni sulla procedura, niente da fare si torna indietro dobbiamo essere scortati (pensarci prima no eh?).
Torniamo al punto di partenza e ci affibbiano un micro poliziotto armato di monociglio (quanto me piace |:-D) con la faccia da cartoneanimato impazzito, verrà con noi fino a destinazione, in macchina? Si!! bene ora sono in due tra i bagagli e tra noi l’omuncolo col mitra, aripartiamo e al controllo, sorridenti, ci fanno passare.
Proseguiamo lungo la lingua d’asfalto, l’unica a vista d’occhio, ci siamo praticamente solo noi e dei “curiosi” crateri ovunque, parliamo con il ragazzo che fa da traduttore con l’intero equipaggio e ci spiega le differenze tra Iran e Pakistan e della meravigliosità di questo paese fuori dal comune, infatti a conferma delle sue parole dopo pochi minuti il poliziotto prende in mano la situazione e tira fuori un pezzettone di nero afghano con cui confeziona la "colazione pakistana", bombardone per tutti, ma veramente io...è armato non rifiutare, ok! non ci si crede, dopo pochi minuti in macchina si odono solo risa ebeti con sottofondo di musica neomelodicopakistana a “cannone” intervallate da alcuni lunghi "fragorosi" silenzi, inverosimile, il peggio poi è stato nei seguenti posti di blocco dove ci si ferma a riempire il modulo che registra il passaggio dei stranieri in ogni distretto, con il poliziotto che faceva la faccia seria parlando con i colleghi mentre in macchina a stento si trattenevano le risa, non si può descrivere.
Arriviamo a Dalbandin (fedele riproduzione di un villaggio dei film western) con un ritardo incredibile a causa dei continui stop e andiamo diretti alla stazione della polizia governativa (un fortino) per la registrazione, salutando così la guardia di Taftan (per fortuna).
I militari (vestiti da pakistani) ci confermano che il primo bus per Quetta parte la mattina seguente alle 8, il taxi costa 5 volte il bus e non abbiamo soldi sufficienti nemmeno per dormire nella stamberga del villaggio (assolutamente sconsigliata per via dei rapimenti), che fare? potete dormire qui, ci dice il poliziotto capo, siete al sicuro e non spendete soldi. Possiamo? Certo!…ok andata, ma prima vorremmo mangiare qualcosa e cambiare dei soldi.
Usciamo con una delle guardie armate, attraversiamo la strada con tutti gli occhi puntati su di noi anche quelli delle pecore, delle mucche e dei somari da traino, arriviamo al “saloon” del luogo dove divoriamo, io del riso con pollo e del riso con qualcosa Kiran, è vegetariano, cucinati in grossi pentoloni alimentati a brace, posto assurdo…da lì facciamo un salto in banca, sono le 17 passate, che si rivela un’ampia stanza fumosa, polverosa, un uomo seduto ad una scrivania con pile di lettere, buste, le sta preparando una ad una... in fondo un ufficio separato da un mezzo muro in legno e nella penombra si intravede la figura di un grosso uomo seduto su una grossa poltrona, visibile grazie ai raggi del sole che tramontando attraversano la finestra con le sbarre, miii, il padrino (troppo noir ), no è il gentilissimo direttore della filiale che dopo averci offerto il thè e intrattenuto con un po’ di domande (un continuo qui), si è rifiutato di cambiarci i soldi consigliandoci di farlo a Quetta per avere un miglior cambio, grande in tutti sensi.
Torniamo alla stazione e il capo ci comincia a fare un po’ di conti in tasca, abbiamo 800 rupie in totale, 400 è il costo del biglietto cadauno ma manca la mancia per la guardia che ci accompagnerà fino al prossimo distretto, almeno 100 rupie…guardi abbiamo provato ma il boss non ce li ha cambiati…no problem, chiama non so chi al telefono, si gira verso di noi sorridendo all’unisono con il monociglio e i baffi e ci fa, sono rimasti gli ultimi due posti, 700 rupie andranno bene, così 100 vanno alla guardia (non è che viaggiamo sul tetto no?), problema risolto.
Dopo una serie di deliranti dialoghi con il poco inglese a loro disposizione, io e il tedesco decidiamo di andare a dormire, la giornata è stata piuttosto intensa e chiediamo dove sistemarci, il capitano sorride diabolicamente e ci fa strada nel fortino con altri 4 militarastri al seguito, prima verso il centro del piazzale dove c’è la zona "igiene personale" (evito descrizione "servizi"...), un pozzo nella sabbia con l’acqua per lavarsi e di fianco delle anfore in coccio con l’acqua potabile (sempre più spaghetti-western), poi ci dirigiamo verso la nostra dimora, apre una porta di legno, accende la luce e…potete stare quì, e cominciano tutti a ridere mentre io e Kiran ci guardiamo alquanto perplessi…ci avviciniamo al giaciglio e da terra raccogliamo le catene, ci giriamo verso le guardie e quelli ridono a crepapelle del tipo non ci fate cose strane eh…siamo nella cella dove tengono i talebani che catturano, 4 mura coperte di scritte, a terra sul cemento 1 tappeto con una tigre, 4 piumoni stanchi di esistere e due robusti piloni di legno a cui sono attaccate le catene con le manette, la corrente si interrompe alle 23, buona notte boys...abbiamo sistemato i piumoni come materasso, aperto i nostri sacchi a pelo e sistemati vicini, ognuno immerso nei più disparati pensieri di questo primo giorno pakistano...dimenticando per un attimo i vari scorpioni bianchi e bacamostri che si aggiravano al di là porta...

Andrea, Dalbandin

martedì 8 dicembre 2009

Il sud è ovunque sud



È l’alba, il sole sorge specchiandosi sul golfo persico, l’aria piacevolmente tiepida, è il momento di andare...sono arrivato a Bandar Abbas alle 4 del mattino e l’accoglienza tra rifiuti e ratti non è stata delle più romantiche, ma il mare ha un fascino tutto suo e rende più gradevoli le cose che non amiamo…la guida dice che il centro dista 2 km dal terminal quindi decido di camminare nonostante il peso della mia "attrezzatura", così da godermi a pieno l’alba.
Mai fidarsi delle guide arrivo in centro alle 9, distrutto, i km sono almeno 5 l’impatto con la città non è stato dei più felici le strade sono coperte da rifiuti sconsiderati nonostante l’abbondanza di cestini e i "netturbini" puliscono con le mani e senza guanti, in strada solo mendicanti e un "lieve" stato di degrado, fortuna che è meta turistica degli iraniani, di hotel ne ho visti tre e tutti di alto livello, gli altri sono certamente scritti in persiano; ormai sfinito dal peso dello zaino e dalla temperatura, mi abbandono su una panchina tentando di recuperare le forze, dopo pochi minuti si avvicinano due ragazze che in un timido inglese mi chiedono se ho bisogno di aiuto (sarà stata la mia maglietta arancione umida o la postura da uomo finito???), sono in vacanza con la famiglia (in iranese vuol dire una cinquantina di persone), mi portano nel loro albergo vicino al bazaar e fortunatamente hanno un camera libera, tripla, me la danno al prezzo di una doppia, le ragazze mi chiedono se più tardi ci si può vedere perché vorrebbero parlare un po’ in inglese, ok ma peggio per voi (è il minimo che potessi fare ero un attimo disperato).
Mi sveglio nel pomeriggio ed esco a fare due passi, la città ha la stessa atmosfera del mattino, polverosa, in più oggi è venerdi quindi è quasi tutto chiuso questo non aiuta.
Incrocio le ragazze del mattino e ci diamo appuntamento per le 19 sul lungo mare dove ad attenderci c’è un ragazzone di 2 metri biondo, Kiran, ventunenne tedesco in giro per l’europa da 5 mesi che hanno conosciuto nel pomeriggio, ci presentiamo e lui non crede che sono italiano, tu sei iraniano, sei il cugino vero??? no veramente il cugino è quel piccolo omino monocigliato accanto alle ragazze, io sono ITALIANO!
Siamo "ostaggi" della loro ospitalità e ci portano al parco della città dove si riuniscono famiglie e bambini, le nostre giostre di paese sono gardaland a confronto, tutti si avvicinano a noi, i parenti delle ragazze e alcuni "pischelli" locali incuriositi dal gigante biondo, non è proprio comune in Iran, e chiedono a me in farsi chi è, ho tentato di spiegare che non sono persiano ma non c’è nulla da fare, la cosa diventa imbarazzante!Io e il tedesco non facciamo che chiacchierare di viaggi nonostante lui parli un inglese estremamente fluente a differenza del mio, in particolar modo del Pakistan e del delicato momento, prossima tappa di entrambi.
Torniamo sul lungo mare e le ragazze si dirigono in albergo per cenare con la famiglia, ci invitano ma noi decliniamo, ringraziamo per l’ospitalità (nemmeno oggi sono riuscito a pagare) e andiamo per felafel; dopo cena saluto Kiran e ci diamo appuntamento l’indomani per fare il punto sull’eventuale condivisione di questo frammento di viaggio, lui si dirige in spiaggia da alcuni ragazzi conosciuti nei giorni scorsi per un "fumatina", a sud del lungo mare ci sono un’infinità di tende nei parcheggi, e/o ovunque, con fuori gruppi di persone tappetate, per lo più famiglie, impegnati a fumare con grosse narghilè o, con ugualmente grossi, joint...io sono troppo vecchio per tutto questo e mi vado a coricare.
L’indomani ci vediamo e decido di sistemarmi nel suo stesso albergo, costa la metà, lui si vede con dei ragazzi del luogo ed io decido di esplorare una delle isole davanti Bandar Abbas, Qeshm per l’esattezza; quì è praticamente estate quindi decido di indossare indumenti consoni, magliettina, pantalone di lino e sandali, nello zaino metto anche il costume, non si sa mai, ma prima decido di mangiare qualcosa ed entro in un ristorante vicino al porticciolo, hanno le solite pizze con carni speziate, pesce ed insalate, ma non ce la faccio piu' a mangiare carne e chiedo di poter avere del formaggio e dei pomodori come il ragazzo seduto al tavolo vicino, lui mi dice che lui è...ok, siediti...insomma arrivano pizze a profusione, ottimi pomodori ed un formaggio spalmabile tipo feta ma più delicato, il tutto con the, sanissimo pranzo semplicemente gustoso; mi alzo per pagare ma nulla, niente da fare, ho mangiato con il padrone, il cuoco e non me ne sono accorto quindi sono loro ospite…potrei vivere di rendita qui…verso le 12,30 cerco il ferries per l’isola ma c’è una fila allucinante, sotto tra gli scogli alcune barchette a motore che aspettano di riempirsi, chiedo e mi fanno cenno di salire, non lo avessi mai fatto.
Lo scafo sarà di 6/7 metri con 15 persone a bordo, tra cui io, ed un motore di non so quanti cavalli, so solo che siamo arrivati in meno di 30 minuti all’isola volando letteralmente sull’acqua ad una velocità folle tra le urla fomentate del nostromo e atterrando sempre in maniera rovinosa sull'acqua, ogni volta si rischiava di schizzare fuori anche perché più ci avvicinavamo all’isola e più il mare era agitato; arriviamo a destinazione, scendiamo (io con un pezzo di scafo nella mano che non riuscivo più ad aprire) e davanti uno spettacolo catastrofico, deve aver piovuto molto le strade sono infangate, tombini scoperchiati e pozze immense ovunque...la cosa no mi piace…faccio comunque un giro per l’isola ma come da copione dopo poche ore comincia a piovere di nuovo e faccio appena in tempo a fermare un taxi prima che le strade si allaghino completamente, arriviamo a fatica al porto ci saranno 40 cm di acqua per le strade, un temporale allucinante, li tutto spento la corrente è saltata e i ferries non partono, nemmeno gli abusivi, il mare è troppo grosso.
Mi dicono di cercare un albergo sull’isola ma io gli spiego che con me non ho nulla, tranne i miei indumenti (completamente bagnati e infangati, giorno perfetto per vestirti estivo vero??), lui mi guarda e comprende, (vorrei vedere), chiama un pick up parla con l’autista e le altre 4 persone all’interno e mi dice di salire con loro, mi portano all’altro attracco dove ci sono le imbarcazioni più grandi, queste dovrebbero partire.
Anche qui la situazione è disperata tutto allagato e senza corrente ma almeno partono le imbarcazioni (imbarcazioni, una specie di pescherecci in legno davvero inquietanti e colmi di persone sacchi e bagagli, un incubo) dopo 2 ore siamo a Bandar Abbas.
Purtroppo l’attracco è diverso da quello del mattino e lontano dal centro, un componente della famiglia che mi ha avuto in custodia fino a terra sale con me sul minibus da prendere, all’interno cominciano le domande, in farsi ma io non l’ho ancora imparato, fortunatamente c’è una ragazza che fa da traduttore tra me e i curiosi passeggeri.
Arriviamo in centro e approfitto della traduttrice (che mi ha pure pagato il bus), per avere informazioni sull’altra isola vicina, Hormoz, e lei si offre di accompagnarmi il giorno dopo per una breve escursione (alle 15, 30 ho appuntamento col tedesco al terminal).
Il suo nome è Somayeh (me lo ha scritto, non riuscivo a pronunciarlo), studentessa universitaria del luogo, simpatica e gentile, l’indomani prendiamo uno scafo "umano" e dopo poco siamo sull’isola, giriamo un po’ e decidiamo di affittare delle bici per raggiungere la baia.
L’isola è piccolina e poco abitata ma l’entroterra e le spiagge sono stupende, passiamo il poco tempo a disposizione a chiacchierare, mi dice di essere sunnita e di rispettare molto la sua religione ma non apprezza le molte imposizioni islamiche, come il velo, il non poter avere relazioni pubbliche ecc…ma soprattutto non ama l’attuale governo, ad esempio le atroci "risoluzioni" che adotta per delle lecite proteste, (giugno scorso), in cui molti suoi amici sono finiti all’ospedale e Neda la giovane ragazza uccisa e divenuta sibolo dell'opposizione iraniana, lo dice con parole piuttosto forti come "blood for blood" e la capisco ma non posso condividere a pieno il livore che nutre, comportarsi come loro non è la soluzione però…nei suoi sguardi e nelle sue parole c’è molto da comprendere, non riesco a darle completamente torto, io non vivo qui.
Pranziamo sulla spiaggia, un micro picnic, la mamma ha preparato per l’ospite del riso con gamberi e verdure che è la fine del mondo, ovviamente la mamma perché in ogni parte del mondo la nuova generazione di "femmine" moderne non cucina!! (grazie mamme), è tardi e di corsa ci dirigiamo verso il porto, ma all’improvviso si spezza la catena di una bici, e che diamine oggi che non piove…si torna a piedi, sono le 14.30 ed è tardissimo, devo ancora tornare, andare in albergo e poi alla stazione, fortunatamente lei chiama suo cugino che ci aspetta all’albergo e mi accompagnano di corsa al terminal, sono le 15.50, alle 16 io e Kiran partiamo col bus per Zahedan, ultima città prima del confine pakistano.
Nonostante la pessima impressione iniziale Bandar Abbas mi ha lasciato uno splendido ricordo, le persone sono diverse per le nummerevoli etnie presenti e se possibile ancora più accoglienti e disponibili delle altre città visitate, avrei passato piu tempo qui' ma la srada è lunga e io devo andare...

Andrea, Bandar Abbas

Notizie dal Pakistan

Sono a Multan nel Punjab, Pakistan centrale, la situazione non è delle migliori dopo gli attentati degli ultimi giorni a Peshawar, Islamabad e Lahore, stamane sono esplose due bombe qui contro gli edifici delle fore di sicurezza, in città sembra tutto nomale e la vita procede come nulla fosse, credo che dovrò modificare i miei piani e lasciare questo paese prima del previsto, peccato perchè nonostante le avventure dei giorni scorsi (spero di poter pubblicare post al piu' presto), il paese è assolutamente unico come la gente che lo abita.
Oggi cercherò una destinazione tranquilla prima di attraversare il confine passando per Lahore.

Andrea, Multan

giovedì 3 dicembre 2009

Viaggio al centro della terra



Dopo la piacevole permanenza ad Esfahan decido di partire per Yazd (ovviamente il cielo è nero, maddai??) anche se non ho prenotato nulla decido di andare al terminal (già ho detto che in Iran si chiamano così le stazioni dei bus?) e vedere cosa succede; mi infilo in un taxi collettivo e qui la prima sòla del viaggio, il maledetto mi fa pagare per 2/3 persone per via dei miei pupo zaini e mentre lui farnetica in farsi sui miei dubbi in merito io, in italiano, lo mando in tutti i luoghi che in quel momento balenano nella mia mente, ma non importa, non voglio farmi rovinare la giornata per 1€.
Entro nel terminal e comincia la ricerca tra urlatori e compagnie, da una di queste un signore simpatico mi fa cenno di avvicinarmi, è quella giusta, chinato sul buco del vetro con un inglese persiano mi fa 40.000 rials (sono circa 400 km), ma di dove sei? Italia, ah Baggio.. e comincia a parlare sanscrito da solo, io non lo capisco ma cerco di farmi dire dove è il bus e a che ora parte, lui dopo un pò mi fa, a no guarda vai di la, dove?, li li all’altra compagnia, ok vado e gli omini appena dico yazd mi fanno tirare fuori i soldi (13.000 rials), mi danno un biglietto, chiamano un simpatico omino che girava come una trottola e mi lanciano a lui, in meno di 10 secondi sono sul taavoni superdelux il meglio del trasporto iraniano negli anni 50, un tuffo nel passato, un trabiccolo su 6 ruote pieno di soli iraniani lievemente unto e con una serie inquietante di secchielli in stato di decomposizione attaccati ai braccioli…appena mi riprendo siamo già in strada ma prima di imboccare la giusta direzione l’autista fa una serie di fermate e all'improvviso si materializzano persone con pacchi, pacchetti, la solita storia insomma, ma in più un pick up pieno di pezzi di ferro viene scaricato nell’alloggio bagagli del bus, incredibile...poteva almeno far spostare tutti i presenti a destra, il catorcio cammina in pratica sulle ruote di sinistra, assurdo…finalmente ci troviamo sulla strada per Yazd, vasta, arida, le montagne si allontanano e intorno solo deserto, ogni tanto qualche vecchia costruzione abbandonata e i soliti meccanuncoli saltuari, molti camion e poche macchine.
Sul bus la consueta cortesia e persone che appena cominciano a sgranocchiare qualcosa offrono subito, stavolta riesco a declinare anche perché il superdeluxe supercarico sbarella che è un piacere; arriviamo nel tardo pomeriggio e trovo sistemazione presso un simpatico hotellostello, se vuoi la singola 200.000 se dormi in compagnia 50.000, la seconda grazie, in stanza sono con una coppia di irlandesi trentenni che viaggiano ormai da cinque mesi, lavorando occasionalmente nelle Farms e contano di rientrare in patria per settembre, un giapponese arrivato dal Pakistan a cui ho chiesto com’era la situazione, tranquillo sono stato una settimana a Peshawar a parte qualche boom boom ogni tanto nulla di che…benissimo atari man…e altri due ragazzi.
La mattina seguente di buon'ora esco a fare un giro, Yazd è un piccola città e la parte più interessante, nonché patrimonio dell’unesco (ma quanti patrimoni c’ha l’unesco? mah..), è quella vecchia le qui case vie e quant’altro sono di fango e paglia affascinante e ben tenuta devo dire, insieme al centro zoroastriano (la torre del silenzio e il tempio del fuoco).
Termino la parte antica e verso ora di pranzo cerco di capire come colmare i6/7 km che mi separano dal zoroastriansite senza dover sganciare 40.000 rials ai tassinari…comincio a camminare ma capisco che la distanza è notevole quindi mi posiziono davanti ad una fermata dell’autobus in direzione della periferia, certo, nessun’autista parla inglese e tutte le indicazioni sui cartelli e sui bus sono in persiano, ma ormai sono di marmo…ad un certo punto si ferma un ragazzo piuttosto alla moda e si mette ad aspettare, andrà certamente all’università penso io (che e' proprio in direzione del sito) e naturalmente comincio a stressarlo con una serie di domande, purtroppo non va all’università e non sa nemmeno una parola di inglese, ma non appena gli faccio vedere dove voglio andare mi fa cenno di stare con lui, ok ma il biglietto? No no ci penso io (questa frase nn mi è nuova...) arriva il bus e saliamo, lui lancia due biglietti nel secchiello (davanti all’autista c’è un secchielletto in cui tutti mettono il biglietto l’autista non dice una parola e appena salgono o scendono infilano il biglietto li, in più le donne salgono e rimangono dietro, gli uomini davanti, divisi!), io tento di dargli i soldi ma è inutile…appena salgo un ragazzo comincia subito a parlare in inglese scansando il mio muto amico ed invitandomi a sedere vicino a lui, vabbè, ma da li a poco scende e così passa metà del percorso (mica breve sono piu' di 7 km!), finalmente arriviamo al capolinea, io e il mio primo compare scendiamo, lui mi fa strada e mi indica il bus da prendere per arrivare al sito, vado per fare il biglietto e lui si mette davanti e compra altri biglietti, sale sul bus, parla con l’autista, gli da un biglietto per me, scende ne da 4 a me e mi saluta, io rimango ebete come un t.d. alla prima camicia, lo guardo e gli dico quanto gli devo, lui no no, mi fa cenno di salire e se ne va, rimago sempre senza parole ormai…il bus mi scarica al confine della città, da li il vuoto, in lontananza due montarozzi in mezzo al deserto…sviluppiamo il turismo non il fitness, please…arrivo e mi trovo sotto la torre del silenzio, l’ho cercata per anni…come spesso accade il sito è in totale stato di abbandono, peccato perché l’ho trovato bellissimo tranne l’arrampicata davvero estenuante e rischiosa che ho fatto prima di arrivare in cima e notare dall’altra parte una comoda stradina, un cartello no eh??? Passo due ore li tra la torre, il silenzio, il sole ed il panorama, rilassante, poi torno verso il centro azzeccando miracolosamente i due bus; la città ormai mi è familiare quindi decido di dirigermi verso il terminal e cercare un bus notturno per Shiraz, arrivo alla stazione ma i bus sono tutti pieni perfino il taavoni, torna domani alle 10, nooo! mi infilo nell’altra sola agenzia e chiedo se realmente è tutto pieno, la ragazza acidovelata mi dice che è pieno, il signore accanto mi guarda e mi parla in farsi, io gli dico di essere straniero e lui mi dice turist no iranian? Troviamogli un posto! No, dice la ragazza, lui mi chiede di dove sono, ah italia? E con un sorrisone dice alla donna, no no adesso un posto lo troviamo, iraniani e italiani uguali vero?? certo, la stessa cosa...mi attacca una filippica allucinante ma alla fine riesce a trovare un posto per me, tra un occhiolino, un sorriso e una sgranocchiata di qualcosa che tira fuori dalle tasche.
Trovato! La ragazza lo dice con tono dimesso e lui super entusiasta mi da il biglietto, mi stringe la mano mi saluta e mi da una radice, la guardo, guardo lui sorridente e la mangio…iraniani e italiani uguali vero? …vero, guarda che tocca fa per un biglietto…è l’alba, il cielo limpido, sono a Shiraz dopo l’ennesima notte in bus, mi sistemo in albergo un po’ più di lusso, 200.000 rials, ma sono stanco e dopoa la nottata non mi reggo in piedi, dormo parte della mattinata…mi alzo verso le 12 e comincio a girare per la città, è piuttosto carina anche se meno di come mi aspettavo, l’aria è diversa, non so perché ma da Yazd il mio sesto senso fa i capricci e un po' tutto mi sembra diverso…parto per il bazaar giusto per ritrovarmi un attimo e dopo due ore sono dall’altra parte della città, non ci ho capito nulla; trovo però il primo supermercato (microbo) del mio viaggio, ne approfitto per i viveri mattutini, succhi, biscotti e acqua, alla fine ritrovo la città ma non grazie alle indicazioni degli abitanti nessuno parla inglese!
La giornata si esaurisce così, l’unica cosa che riesco a fare è organizzare un minitour per Persepolis l’indomani, non ci sono mezzi e l’unica possibilità è il taxi fornito dall’albergo; alle 9 si parte, si è unita a ma una taiwanese e insieme all’autista partiamo alla volta di Persepolis.
Il sito dista un’ora da Shiraz e' bello ma meno di quel che credevo, il taxinaro intrattiene piacevoli conversazioni specialmente riguardo al governo e al malessere del paese, ridendo parla di tutte le problematiche e le incomprensibili situazioni che sono costretti a vivere contro la loro volontà, nonostante sia un paese potenzialmente ricco (umanamente immenso aggiungo io), assolutamente economico (con un salario medio di 500 us dollari mensili si vive bene), ricco di cultura, siti e meraviglie naturali (ma assolutamente trascurato) altro tuffo nella realtà iraniana, costante compagna di questo viaggio...la giornata come da copione si conclude a metà della visita con un acquazzone clamoroso, l’autista mi dice che è un bene non pioveva da tre anni ed è buono per le campagne...e certo aspettava che arrivassi io, ma guarda…il giorno seguente cambio sistemazione e mi colloco nel consueto tugurio, piove tutto il giorno e girare per la città diventa complicato riesco solo a trovare un ristorante che non abbia solo carne e tento di rimediare alle due calamità che si sono abbattute su di me, la deflagrazione degli occhiali da sole comprati a Bèri per 5 € e la definitiva archiviazione di uno dei due jeans in mio possesso, ho affrontato fin’ora l’Iran con mezza gamba di fuori tra le risa e i commenti delle persone dietro di me, la moda anni novanta non attacca qui…per i pantaloni una guerra persa sono ancora troppo "in forma", ma per gli occhiali e' andata meglio, ho acquistato dei ray ban, il tipo del negozio voleva farmi credere che erano originali ad ogni costo dicendomi guarda guarda made in italy (scritto sulla custodia di pelle), ma dico io a me lo vieni a dire?? Vanno bene 35.000 rials??? Si! perfetto…bye bye Shiraz, si va al mare...

Andre, Shiraz