"Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché.
I loro desideri hanno le forme delle nuvole."

Charles Baudelaire

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venerdì 25 dicembre 2009

Lieve intoppo nel "mente"



Le vacche se la svaccano sacralmente mentre gli altri, asini, cavalli, pecore e uomini, trainano, sorreggono, quotidianamente il pesante "eco&nomico" sistema nel delicato equilibrio di questo paese…tutto si fonde e confonde, le percezioni, non atte a focalizzare l’ignaro, si lasciano inizialmente destabilizzare infondendo un'inaspettata insicurezza nei sensi…l’impatto poco dopo lascia spazio alla ragione che anche se incredula prende atto e analizza, metabolizza, ma non scinde quell’immensa incomprensione che dinanzi respira con tanta normalità, accetta e "classifica"…ci vuole qualcosa in più per comprendere.

I giorni sono stati densi e illuminanti, la città è realmente divisa in due, da una parte la old city con le sue viuzze, il traffico al collasso, il fracasso dei clacson, le lacune infrastrutturali, la stretta unione tra palazzi, baracche, tende e corpi, il grigio e il nero di tutto cioè che la ricopre; il fascino dei bazar, brulicanti di persone, artigiani, venditori di cibo, di stoffe, di spezie, di bulloni, di incensi, la magnificenza del red fort, dei templi, le incursioni delle scimmie, dei scoiattoli, uno stordimento totale…dall’altra la new, quella dei lunghi e larghi viali, degli alberi, dell’ordine e della quiete, dello shopping moderno, delle ambasciate, dei palazzi governativi, del progresso, dell’ “india gate”, dei prati, del Gandhi smriti, la casa in cui fu assassinato il 30 gennaio 1948, ultima dimora di un uomo tutto amore e popolo, il suo.
Tutto si muove continuamente senza sosta nell’”ordine” delle cose insieme ai spettatori/comparse, i turisti, un altro pezzo di coreografia, dagli intramontabili figli dei fiori con i loro vestiti naif, con cuccioli naiffati al seguito, alternativi ad ogni costo, lunghi capelli, collanine, tatoo, terzi occhi ovunque, e gli altri, i “normali”,che si intravedono tra le vie dei mercati con gli occhi della “fiducia”, intenti a schivare gli assalti dei venditori, delle vacche, tenendo stretto lo zaino sullo sterno fino a quasi interrompere i battiti del cuore, o altri vestiti come per andare ad un safari, degli indiana jones in pausa caffè…in tutto questo, in poche righe, un infinità di emozioni e immagini che in silenzio mi godo tra una via e uno spuntino nelle bancarelle, quel tanto temuto “street food” che ancora non attecchisce il mio organismo, ma che prima o poi lo so, mi incoronerà imperatore sul trono della mia stamberga.

Andrea, Delhi

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