"Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché.
I loro desideri hanno le forme delle nuvole."

Charles Baudelaire

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giovedì 22 luglio 2010

Goodbye Cambodia!

Approfitto della permanenza a Phnom Penh per andare all’ambasciata Thailandese e chiedere info per avere più giorni disponibili in modo da non dover attraversare il sud in 14 giorni, ho voglia di “lentezza”, relax.
Arrivo e i tipi fuori mi dicono che è chiuso e per il visa devo tornare lunedì, in effetti l’orario esposto vicino alla porta indica la chiusura alle 15, venti minuti fa.
Faccio finta di non capire e scivolando all’interno vedo che ci sono ancora 2 persone, mi imbuco e spiaccico sul vetro dello sportello con la faccia da cucciolo imbecille e chiedo alla gentile signora se posso ancora fare la richiesta, lei mi guarda piuttosto perplessa ma alla fine mi sorride e allunga la richiesta.
Dopo 1 minuto gli lascio il tutto e la ringrazio.
Ritorna tra 5 giorni, tre mesi di visto turistico gratis…perché non lo hai fatto anche dal Laos???
Perché sei un cretino!
Tutto sorridente passo davanti ai due simpaticoni dell’entrata con la ricevuta in mano, mi fulminano con affetto J.
Bene posso lasciare P.P., non ce la faccio a stare un giorno di più e decido di andare verso la costa, a Sihanoukville per l’esattezza, qualche giorno di pace e mare.
L’indomani mollo lo zainone alla guest house e parto con ino, bellissimo, leggero, un po’ sporco a dire il vero.
Arrivo alla stazione della città e mi faccio scorrazzare verso la costa a pochi km da li, la cittadina mi sembra piuttosto fatiscente; mentre procediamo il pischello autista comincia a propormi hotel e resort, gli faccio capire che sono al verde e mi fa vedere alcune g.h. in giro, ne troviamo una piuttosto carina, molto direi, gestita da ragazzi australiani con perenni occhi lucidi, opto per questa.
Bella, nuova con camere spaziose, veranda, bagno, tv e wi fi free, una sorta di residence con un parto verde nel mezzo e a 200 mt dal mare, il prezzo è 7 dollari ma essendo bassa stagione e osservando le mie facce da spiantato me la danno per 4, australiesi.
Vado subito verso la spiaggia, è stretta e lunga, piena di “stabilimenti” di legno più o meno stabili e con il bbq (barbecue) davanti ad ognuna.

Ci sono più spiagge nella zona, alcune privatizzate da resort e tutte raggiungibili solo in moto o tuc tuc (anche qui piuttosto insistenti), ma ci penserò poi, al momento sono interessato solo al bbq sulla spiaggia, piattone di pesce e contorni…finalmente!
Il giorno dopo di buon’ora mi dirigo verso il mare  e dopo una breve camminata svaniscono le strutture, ci sono solo palme e vegetazione, le spiagge non sono pulitissime e un po’ trascurate a dire il vero ma va bene così, mi spalmo al sole e mi godo un po’ di mare piuttosto pulito, il primo bagno nel golfo della Thailandia, uniche presenze le venditrici di gamberoni, calamari e quant'altro imbacuccate con un armatura di stoffa per ripararsi dal sole…asiatici!
Come da copione dopo un paio d’ore si scatena un temporale, purtroppo è stagione e infatti ci sono pochi turisti stranieri, solo i locali che si fanno il bagno vestiti! Si sempre.
Torno mestamente in stanza e noto qualcosa di strano sul bordo del letto vicino al muro sembra una fila di formiche, mi volto in giro osservando muri e tetto, osservo meglio e…sono zecche!!
ANCORA????
Chiamo i boys della g.h. che increduli cominciano a scusarsi con me, è la prima volta che accade una cosa simile e subito mi spiegano il possibile perché, ieri la stanza era occupata da un signore con un cane che probabilmente era il portatore sano.
In effetti le osservo bene e dall'alto della mia vasta esperienza in materia confermo la teoria, sono più grandi delle mie amanti e non mi hanno toccato nonostante ci abbia dormito la notte scorsa.
Sono moltissime, ovunque e nemmeno le ho viste.
Imbarazzati mi danno l’altra stanza, più doppia razione di acqua, saponette e spazzolini per i denti, una buona scorta per il viaggio direi J.
Il tempo non da tregua piove tutti i giorni con qualche ora di sole, niente mare insomma ma solo relax, letture e cibo, non male comunque, tranne che per i miei sandali comprati a Chang Mai, mi hanno abbandonato e sono divenute pantofole, piuttosto scomode e dolorose, ho tentato di acquistarle al mercato locale e addirittura sono entrato in alcuni negozi ma la ricerca è stata piuttosto infruttuosa, non ci sono taglie europee solo cambogiane, max 42 L.
Finita la mia finta vacanza torno a P.P. solo per una notte, riprendo il passaporto con un bell'adesivo della durata di tre mesi e decido di partire verso il confine con la Thailandia passando per Bottambang.
Il bus è piuttosto carico, pieno a dire il vero, arrivo proprio per ultimo e mi piazzano accanto ad un monaco.
Dopo un po’ cominciamo a dialogare anche se il suo inglese è davvero povero, e per dirlo io…
Sono 8 anni che sta in monastero ed è il più anziano della sua piccola comunità, mi spiega che ha studiato tanto, anche inglese, ma non è mai riuscito ad impararlo, è troppo pigro…e lo conferma il fatto che non conosce per niente i paesi al di fuori dell’Asia, cioè della loro esistenza!!! Come l’Italia.
Mi spiega un po’ come funzione la vita in monastero ed io gli chiedo come mai da tanto tempo è monaco nonostante non abbia la “vocazione” (in Asia i Buddhisti una volta finiti gli studi hanno l’obbligo di fare un anno in un monastero, un anno da monaco…cosa che trovo assolutamente interessante ed utile!), mi dice che provenendo da una famiglia povera e non avendo un mestiere è l’unico modo di sopravvivere senza perdere la “rotta”, anche se a breve è intenzionato a lasciare e dedicarsi ad una vita normale.
È poco più grande di me ed è cosi dolce nei modi, ingenuo; arrivati in città mi dice che se voglio possiamo dormire insieme…sei neozelandese per caso?????? no, intendeva nel Wat con gli altri monaci naturalmente.
Ci penso un po’ su e nonostante la cosa mi intrighi parecchio lo ringrazio molto e gli rispondo di no.
Sveglia alle 5 e meditazione, pasto alle 12, l’unico della giornata, meditazione...non sono ancora pronto, magari più in là J.
Buona fortuna per tutto.
Sistemato in una g.h. piuttosto enorme ed affollata giro per la cittadina.
Nulla di particolarmente esaltante ma molto più tranquilla, rustica e vivibile, con interessanti edifici coloniali ma soprattutto niente scocciatori, pochissimi stranieri in giro e locali amichevoli, non male.
Giro per la città in cerca di una moto da affittare per perlustrare la zona, visitare alcuni siti interessanti e  la scuola Khmer New Geration Organization menzionata da Monkey in un suo post.
Tutti mi indicano lo stesso posto dove affittarla ma i prezzi mi sembrano un po’ alti, quindi decido di informarmi anche tramite i motobiker del posto che però preferiscono accompagnarmi, io non ci penso proprio e alla fine mi accordo con uno di loro ad un prezzo accettabile.
Chiedo anche in giro come raggiungere la scuola ma alcuni non la conoscono ed altri me ne parlano piuttosto male dicendomi che, come per molte altre scuole del genere sparse nel paese, molto spesso le donazioni non vengono utilizzate per i bimbi…la cosa mi inquieta un po’.
Proprio mentre giro per la città mi ferma un ragazzo in moto e con un discreto inglese mi chiede di dove sono, cosa faccio e se sono interessato a visitare la sua scuola di inglese per i bambini dei villaggi proprio fuori città.
Gli spiego che di inglese non posso proprio insegnar nulla ma lui risponde che non è importante, basta che ci passo un po’ di tempo e lascio qualche donazione, mi mostra anche un foglio stampato con tutte le spese sostenute con i prezzi in $ e la lettera di un donatore/volontario tedesco che gli ha fatto anche un website gratis.
È abbastanza insistente e si stranisce quando gli espongo le mie perplessità e curiosità; magari posso acquistare dei quaderni, delle penne o qualcosa’altro, va bene se in caso le porto io domani?
Mi dice si si, si mette il casco e fila via…questa cosa mi preoccupa un pochino e non so davvero cosa pensare anche perché in tutti i luoghi visitati da quando ho messo piede nel paese ho visto centinaia e centinaia di scuole finanziate e sostenute da tutti i paesi del mondo, centinaia di associazioni  e ong.
Ci penso su e dopo cena torno in albergo, tanto qui alle 21 è tutto chiuso.
Con mio piacere noto che la mastodontica g.h., al tramonto, accoglie migliaia di guests non paganti, le mie care "amiche".
Entrata, scale, corridoi con le loro ampie finestre spalancate, sono dimora di migliaia di blatte volanti, riesco a raggiungere la stanza al secondo piano facendomi scudo con lo zaino tra i divertiti inservienti, mai visto nulla di simile, infestato.
In più ho dovuto ascoltare i loro canti d’amore tutta la notte…ma che sonooooooooo?????
Il giorno seguente, una volta attraversato il “tappeto scrochierellante” dopo la razione di DTT mattutina,  parto per la mia esplorazione in moto.
Subito litigo con la benzinaia cinese per via del cambio applicato per l’acquisto della benzina, si perché 1 $ sono più di 4200 riel ma quando paghi in $ loro calcolano 4000, se paghi in riel 4300 per 1$!!!!
No mia cara non è che possiamo manipolare la realtà a tuo piacimento, beccati 4000 e basta!!
Dopo qualche insulto in cinese vince l’Italia!!
Fuori dalla cittadina tutto prende colore tra case semplici e bellissime, campi ed ampi spazi verdi, attraverso villaggi tra gente davvero sorridente e cordiale, maggiormente bambini che escono dalle scuole con le loro divise cercando di attirare la mia attenzione salutandomi e parlandomi in inglese, tutti occhi svegli e sorrisi enormi, sono dolcissimi.
Noto che le scuole sono molte anche qui in questi villaggi sperduti lontani dalla città e sono scuole cambogiane, anche finanziate con fondi esteri, scuole pubbliche.
Alcuni tentano di darmi indicazioni visto che alle volte mi perdo per le impervie strade di terra rossa, e si cerca tutti di comunicare in qualsiasi modo, sono davvero un bel pezzo di Cambogia, probabilmente tutto il paese è così bisogna solo uscire fuori dal “percorso” ed entrarne in contatto, per un attimo lo avevo dimenticato.
Ci sono alcuni siti khmer, piccole Angkor Wat (piccole piccole) sparse, e disperse, ad alcuni km dalla città come il Phnom Banan (e la micidiale scalinata), il Wat Ek Phnom e il Wat Phnom Sampeau, tempio sopra una collina raggiungibile in moto solo se conosci le stradine, altrimenti…più di 3000 gradini e salite.
Il poliziotto all'entrata mi fa parcheggiare gratis vicino alla sua amaca e mi “consiglia” di salire a piedi.
Mentre arranco mi imbatto in un gruppo di cambogiani in gita, signore anziane per lo più accompagnate da 3 giovani monaci, uno di loro mi osserva mentre sono spappolato sulla gratinata e divertito mi dice di procedere insieme a loro, pure lui arranca e suda però!
Prima del tempio sulla vetta ci sono parecchi tempietti e statue in onore di Buddha finanziati con le donazioni da tutto io mondo, tra le caverne e le cavità della collina, me li fanno visitare tutti, come guida vengono assoldati dei bambinetti a piedi nudi muniti di torce.

Ovunque ci sono persone che chiedono offerte, vendono cibo, bevande, banane da dare in pasto ai macachi assassini e incensi.
Arriviamo in cima dopo un bel po’, e qualche chiacchiera quando troviamo fiato.
La vista è meravigliosa si vede tutta la pianura fino alla città.
Dalla cima si raggiunge anche un piccolo tempio in una cavità nella quale i khmer di Pol Pot gettavano le persone ancora vive, chiedo al monaco se si dirigono anche li ma…risponde di no.
Trovo indicazioni da alcuni venditori ma ho come l’impressione di fare qualcosa di sbagliato, tutti appaiono restii, “scuri” nel darmi l’indicazione.
Lo trovo, all'entrata di un sentiero c’è un tavolo con alcune persone molto gentili che mi fanno lasciare un offerta, libera, e mi fanno scrivere su di un quaderno generalità ed importo.
Arrivo sopra la lunga scalinata e scendo giù, c’è una gabbia di legno e metallo con all’interno resti umani…resisto pochi secondi, il tempo di un pensiero e risalgo.
Riscendo dalla collina e riparto…con il solito groppo in gola e l’incomprensibile nel cuore…

Andrea, Battambang

venerdì 16 luglio 2010

Controversie emotive

Arrivati in città comincia la consueta ricerca per una sistemazione tra decine e decine di procacciatori starnazzanti in moto e tuk tuk, io e il neozelandese della middle class di Aukland in crisi mistico manageriale conosciuto nel van, riusciamo ad eluderli e ci mettiamo in cerca di un alloggio; dopo poco troviamo un’ottima guest house stile thai  piena di backpakers poco lontana dal centro.
Una volta sistemato comincio subito a cercare informazioni per visitare il sito di Angkor e le zone limitrofe alla città.
La ricerca si protrae per ben due giorni!
Ho camminato caparbio per la città in tutte le direzioni consentite dalla perimetria cittadina, tra agenzie, abitanti, hotels, ristoranti occidentali, polizia turistica, tourist information e stranieri residenti…niente, non è possibile affittare una moto in città! (cioè in realtà ho trovato due che lo facevano ma a mio rischio e pericolo se fermato dalla polizia).
Pare ci sia una legge in vigore, solo ed esclusivamente per Siem Reap, per evitare problemi ai stranieri in caso di incidenti...in realtà impone ai turisti di visitare la citta, le zone limitrofe ed il sito!!!!, solo accompagnati da locali in moto, tuk tuk, taxi, minivan, somari, bus turistici, calessi, skateboard o rollerblade!!, l’unica possibilità di farlo da soli è la bici.
Ma il sito è abbastanza lontano e piuttosto enorme quindi per visitarlo si necessità del biglietto di tre giorni, 60 dollari!
Capita la “legge”???
Ho tentato anche di parlare con la polizia (dopo una estenuante ricerca della “caserma” che mi ha portato nei pressi del fiume tra baracche e popolazione – vera -  grazie alle indicazioni locali…grazie, tra 1 km era la frase, l’ho chiesto a 6 persone, facciamo il conto?) dicendogli che volevo visitare le zone fuori dalla città, come i villaggi galleggianti e altri siti nella provincia, mi hanno risposto tour operator…ad ogni modo mi sono dovuto arrendere e anche se parecchio scocciato ho deciso di visitare Angkor con un motobaiker tramite la mia guest house.
La partenza per la visita è alle 4 del mattino in modo da arrivare per l’alba e cominciare il lungo giro.
La sera tento di aggiornare il blog sulla terrazza wifizzata della guest ma incontro il neozelandese di ieri.
Incontro…me lo trovo affianco al mio divano profumato come un prato di lavanda, ingellato, jeansato e camiciato, con tanto di pilu masculo in bella vista, occhio leperino e atteggiamento yeah.
Ti posso offrire una birra?
Certo rispondo, una birra non si rifiuta mai J
Torna e comincia a parlarmi a raffica del suo lavoro, situazioni sentimentali e confusioni interiori…io capisco la metà di quel che dice ma ad un certo punto capisco a pieno i messaggi del suo corpo.
Braccio sinistro dietro il mio schienale e destro saltellante sulla mia coscia.
Disteso ma lievemente imbarazzato gli faccio notare quanti bei giovanotti e giovanotte ci sono intorno a noi ma lui continua a fissarmi negli occhi senza dar peso ai miei “messaggi” fino al punto in cui, con molto tatto ed ironia, gli faccio presente che la mia costituzione genetico-italica cozza con le nuove frontiere del piacere globale e che da anni, e per le prossime reincarnazioni, sul posteriore dei miei underware  c’è scritto “non creeedo…”.
Il momento è stato piuttosto imbarazzante, per lui, ma decisamente divertente per me.
Con un gentile e reciproco sorriso ci siamo congedati…buona notte “all blacks” niente cucchiao di legno quest’anno!!!!
Tutto ciò mi inquieta però, ormai da quando sono partito gli unici ammiccamenti ricevuti sono stati da un ventenne inglese brufoloso abbandonato in lacrime su un pontile di legno, due lady boy parecchio assatanati, un fotoreporter scozzese cinquantenne amante dell’Italia, un buisnessman tedesco trentenne ed il manager neozelandese…devo cominciare a preoccuparmi?? L.
Alle 4 del mattino mi ritrovo dietro un motorino sgangherato direzione Angkor, tutto buio, poche persone in giro ed aria frizzante.
Arriviamo alla biglietteria e mi dicono sorrida please…”click” e stampano un biglietto con la mia foto valido tutto il giorno…alle 4 del mattino sorrido per 20$ di ingresso e 16 di motorbiker????
No guarda dimenticami…
Il tipo mi lascia ad Angkor Wat prima dell’alba proprio quando una marea oscura di turisti si reca verso l’interno.
Quando sorge il sole lo spettacolo è davvero emozionante, io giro come un pazzo scattando foto (non riuscite) mentre gli altri si siedono in giro a godersi lo spettacolo dell’alba che di perse è sempre un gran vedere, alla fine mi faccio rapire dai tenui colori del cielo che di rosa, arancione e celeste incorniciano il tempio, che meraviglia, e ogni giorno…quante ne ho perse nel mio frenetico esistere...
Durante il giro del tempio un briciolo di orgoglio patriota fa capolino, parte del tempio è in restaurazione (a dire il vero tutto il sito lo è e tutti i paesi del mondo se ne sono fatti carico “pezzo pezzo”, tutti!) e il paese che lo sta finanziando è proprio l’Italia con un ingente somma di danaro.
Lo so in questo difficile periodo economico può sembrare inopportuno esserne orgogliosi ma il luogo merita più di ogni mia più fantastica immaginazione.
Riparto e continuo la visita con il mio sfaticato rider che tenta di propormi la gita ad un "poligono" di un suo amico dove posso usare pistole, mitra, bombe a mano e bazooka, io gli rispondo con dei scappellotti sulla nuca; continuiamo a girare per l’immensa area sostando in molti luoghi ma alle 12 del mattino la mia fotocamera è totalmente scarica quindi decidiamo di tornare in città per il pranzo e la ricarica…e perché ci sono 15000 gradi e milioni di gradini.
Dopo un’ora ripartiamo e torniamo al sito, continua il nostro tour in questo vastissimo luogo, non lo visiterò tutto, è impossibile in un giorno, ma quel che vedo mi sorprende.
Come le mie sensazioni che non riescono a contenere le emozioni evocate da tutto questo, non mi dilungherò sulla descrizione di ogni tempio, edificio, costruzione, non ce né motivo, è un luogo visceralmente emozionante, c’è qualcosa di inspiegabile e magico, altro che immagini, documentari e film, è l’opera umana più bella vista sin ora, ogni pietra, ogni bassorilievo, immagine, forma, parlano una lingua invisibile, impercettibile, per non parlare di quella mistica fusione con la natura che per centinaia d’anni l’ha tenuta nascosta, protetta, modificata e assimilata nelle sue geometrie...è indescrivibile.
Spero che le foto, in parte, possano farlo.
Siem Reap è una cittadina nata esclusivamente per Angkor, per “parcheggiare” i turisti e accontentare le loro smanie, le poche vie del centro sono lo specchio del vecchio continente, bar, ristoranti, massaggi e souvenir, nemmeno il mercato (tranne quello gastronomico) mi incuriosisce quindi…partenza per Phnom Penh.
Per pranzo sostiamo in un villaggio con il solito ristotrash e i bacarozzi farciti nel buffet, ma stavolta quello che mi colpisce, oltre l’improvvisa materializzazione di persone senza arti e in divisa militare in cerca di elemosina, è una bambina di circa 7 anni che gioca poggiata ad un muro.
Gioca con qualcosa tra le mani che da lontano sembrano giocattoli colorati…da vicino si rivelano una mantide religiosa di un verde accecante grande come una barbie e una farfalla gigante con le ali forate.
La dolce bambina sorridente sta dando da mangiare a ciccio bello…brrrrividi.
Arriviamo a Phnom Penh e mi faccio lasciare nei pressi del Boeng Kak Lake, dove si trova la guest house indicatami da Reiji, il curioso giapponese conosciuto a Siem Reap che gira da tre mesi l’Asia con uno zainetto tipo invicta mezzo vuoto, grande penso io, ma appena raggiungo il luogo consigliatomi percepisco subito la mancanza di realtà del nipponico.
L’area intorno al lago è praticamente uno scannatoi per turisti di 500 mq, 3 stradine minuscole piene fino all’inverosimile di agenzie, tuk tuk e motobike assordanti e menzogneri fino al midollo, ristoranti western e guest house, quest’ultime economiche vero, ma costruite “palafittatamente” sull’acqua e parecchio traballanti.
Mi sistemo in questa baracca proprio nella “suite” sul lago, ma dopo la notte passata ad ascoltare gli incessanti "lavori" tra tetto, muri e travi dei roditori giganti ospiti, decido di spostarmi nella comoda, pur se microba, camera dell’edificio di cemento accanto…e pagando di meno per giunta, nipponici!!!
Passo 4 giorni girando per la città ma in un clima allucinante per via della nevrosi suscitata dalla continua, inarrestabile insistenza con cui i motobikers e tuktukkari ti fermano; è una cosa insostenibile specie nelle vicinanze di un zona turistica, mai provato così fastidio in tutto il viaggio, ogni metro, cm, ti seguono e ti chiedono addirittura perché.
Inutile spiegare loro che visitare un luogo vuol dire camminarci ed osservare, ti dicono sorridenti you froreigner, motobike????J
NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
La città non è male come pensavo, solo un pò troppo occidentalizzata, piena di edifici e compagnie straniere, negozi e ristoranti cinesi, auto e moto, una trafficata e complicata città.
La zona davvero carina è quella vicino al museo ed il palazzo reale (visita interna al palazzo assolutamente da evitare, interesse zero, specialmente la silver pagoda che di silver ha solo 4 piastrelle di argento spesse come il domopak alluminio e coperte da tappeti!!) li ci sono anche parecchi alloggi e locali carini, anche se i prezzi sono un po’ più alti.
La città non offre molto da vedere tranne i musei, il Wat Phnom, tempio sulla collina nel centro città, che pur essendone il “cuore” non mi ha suscitato interesse, il museo del genocidio S-21 e il Choeung Ek, uno dei Killing Fields, i campi di sterminio dei khmer rossi di Pol Pot…
Ho visto solo quest'ultimo, letto le storie e le atrocità, viste le fosse delle quasi 10000 persone trucidate atrocemente per risparmiare i preziosi proiettili, maggiormente donne e bambini, sconvolgente, come la stupa di plexiglass contenente circa 5000 teschi e il piccolo museo che mostra tra l’altro una breve descrizione del processo agli esponenti del regime.
30 anni sono passati, un processo farsa così come tutti quei falsi, tronfi benefattori occidentali delle “nazioni unite” che hanno lucrato e approfittato in tutti i modi (e continuano a farlo) di un paese e di un popolo che ancora oggi porta negli occhi i segni di quel recente terribile passato.
Che vergogna l’uomo, gli interessi, il potere, il danaro...provo un orrore pari a quello che provo per gli assassini, un orrore che non tormenta solo il corpo e la mente ma priva di qualcosa di più profondo...l'anima.
Killing fields, Choeung Ek, l’ingresso è a pagamento e ovviamente gestito da una società straniera.
Nefando.

Andrea, Phnom Penh