"Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché.
I loro desideri hanno le forme delle nuvole."

Charles Baudelaire

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giovedì 26 novembre 2009

"Slam aleikum"...lo spero proprio...



L’Hotel Mashhad Guesthouse è davvero inaccettabile, non tanto per il “letto” (finalmente ho usato il sacco a pelo), le macchie sui muri, le macchie sul pavimento coperte da un tappetino macchiato, le pantofole di plastica ex gialle in concessione, nemmeno per un inquietante secchiello vuoto, ma putrido nell’anima sotto il letto, per i due lavandini che erano nel corridoio che da all’esterno del palazzo, per la doccia a pagamento e nemmeno per le uniche due turche per 25 persone senza finestre,carta e sciacquone, no, ma per il monociglio del figlio del padrone…insomma arrivo mi sistemo e esco subito in cerca di un altro tugurio per il giorno seguente, tanto gli alberghi sono pochi e sono tutti vicini.
...a proposito, in Iran gli alberghi trattengono il passaporto dopo averti registrato con le solite 100 domande, la città di provenienza e destinazione, perché la notte la polizia passa e controlla i nominativi dei clienti e i relativi permessi…io al confine ho detto che andavo a Teheran e non gli ho lasciato il numero di cellulare, vabbè….
Giro giro ma niente, tutti pieni o tutti costosi (cioè, costosi max 300.000 rial a notte), ad un certo punto in strada si materializza una bolgia fracassante di auto, camion e motorini impazziti, canti musiche a cannone e bandiere, credo che l’Iran si sia qualificato per i mondiali ma questo non spiega la carenza di posti letto in città, continuo caparbio e alla fine l’ultimo alberghetto aveva solo una camera matrimoniale, ma dopo qualche lacrimuccia me la da al prezzo di una singola, fortuna, altrimenti due notti li sarei morto…
Il giorno seguente di buonissima ora mi dirigo verso la mia nuova dimora e in giro c’è una strana atmosfera, alcune strade sono chiuse, i militari sono in strada (tanti) ed anche ragazzini invasati con fascette e mimetiche (troppi!), io tiro dritto e vado in albergo ma alla fine in un delirio smodato capisco perché c’è il panico, è in visita “l’eletto”, si proprio lui, si sta dirigendo verso lo stadio per tenere un discorso al popolo tabrizese...ma guarda...
Dopo una doccia e una sistemata esco per fare un giro in città, la folla si è placata e lo psiconano locale è allo stadio, naturalmente piove per cui decido di dirigermi verso il bazar, il più antico dell’Iran almeno 1000 anni, e vicino c’è il tourist info, la guida dice il migliore del paese, lo spero devo capire come muovermi da quì, questa città è troppo grande per noi due!
Il bazar è immenso e ovviamente mi perdo per un paio d’ore, devo dire che è bello ma un po’ deludente la merce in vendita è quasi tutta di normale consumo, abiti, casalinghi, ci sono delle aree per tappeti, argenti, ma ho visto di meglio sinceramente, alla fine ritrovo la via ed entro nel tourist info.
Li mi accoglie Nasser, leggendaria guida turistica nonché responsabile dell’ufficio, parla italiano oltre ad altre 7 lingue e gli italiani che ha conosciuto gli dicono che assomiglia a Verdone (mah...), è veramente gentile e dopo un po’ di domande (pure lui!!) ci beviamo un the.
Da come mi parla sa che sarei passato (a si ? come lo sai che sono a Tabriz?) mi dice che gli stranieri sono pochi nel paese per lo più pullman di tedeschi (corrono le voci in città eh…), poi mi racconta che tempo fa ha conosciuto Jovanotti, stava facendo una tre mesi in bici fino al Pakistan (?), lui ovviamente non sapeva chi fosse poi gli hanno detto che è famoso come Pavarotti (beh, stai calmo Johnny), e ha voluto passare la giornata con lui, comunque, senza fargli capire che me ne... gli chiedo come mai non è allo stadio a seguire “l’illuminato”… chi quel testa di ****, figlio di ***** , come dite voi di quell’altro ladrone testa di ***… ah, si si la serenità prima di tutto, ho capito fratello Nassy è tutto ok e complimenti per il vocabolario (ero piegato in due dalle risate anche se a pensarci bene da ridere c’è davvero poco), alla fine mi chiede che giro avessi in mente di fare e mi consiglia di non andare a Tehran, non c’è nulla da vedere tranne i 13 milioni di abitanti, che se guidano come qui sono morto, quindi mi dice di andare direttamente nel centro del paese e magari fare una capatina a sud di fronte a Dubai…genio, non ci avevo pensato, ci sono 30 gradi magari ti fai un bagno, andata itinerario di nuovo cambiato, saranno felici quelli al confine…saluto Nasser e lo ringrazio è stato molto utile e disponibile e parlare italiano dopo 20 giorni mi ha fatto davvero piacere, però c’è un’altra cosa….se qualcuno dovesse magari fare un viaggio in Iran quest’anno e passasse per Tabriz (lo dico solo per Nasser che oltre a consigli, guide a prezzi stracciati e cortesia, ti fa cambiare i soldi senza la minima commissione e in linea con il cambio del giorno, preziosissimo), mi mandasse una mail per favore.
La città è francamente tristella in più con la pioggia e il faccione del tipo ovunque la mia voglia di permanenza latita, ad ogni modo il giorno seguente prima di partire il sole fa capolino (niente ce l’ha con me), ne approfitto almeno per vedere la moschea blu.
All’entrata c’è un giardino grazioso con panchine e fiori, mentre mi dirigo verso l’entrata si avvicina un ragazzo che stava leggendo su una panchina e mi chiede se può rubare un po' del mio tempo, beh avrei una serie di riunioni ma...insomma mi rapisce per tre ore.
Ha 31 anni è laureato e lavora all’aeroporto, ufficio informazioni per i turisti, non parla inglese mai con nessuno se non occasionalmente per lavoro ma il suo inglese è davvero buono, lavora 6 giorni su 7, come tutti, tranne il venerdì (oggi, in Iran è come domenica da noi) parliamo un po’ di tutto, dell’istruzione che qui funziona in base al ceto sociale (chi può va a scuola chi no lavora o nulla…), della “divisione” residenziale delle città che qui funziona in base al ceto sociale (chi è fortunato vive in città, chi non lo è vive in estrema periferia), della televisione (ci sono 3 canali nazionali e 1 canale per ogni città, totale 4 canali: in uno c’è un militare che parla, in uno c’è un funzionario religioso che parla, in un altro la grande fiction/comedy/giochi tv, in un altro sport e varie…), delle donne…non se ne può più di questi veli, non puoi uscire con una ragazza se non è tua moglie o non sei fidanzato e i genitori lo sanno, cioè se stai con la tua girlfriend in atteggiamenti romantici (cioè mano nella mano o bacetto) ti ferma la polizia e se non siete sposati chiamano i suoi...(!).
Io gli espongo il modello europeo di tutto ciò e lui stenta a credere, a credere che abbiamo 50 canali tv (troppi sicuramente), che tutti hanno il diritto di frequentare la scuola pubblica, fare sacrifici per vivere in città e uscire la sera tutti insieme, ragazzi e ragazze, fino a tardi.
Parliamo un po’ anche dei salari mi spiega che non è facile, ad esempio vorrebbe tanto viaggiare ma per lui (e mooolti altri) è troppo costoso…non riesce ad andare in Turchia!
Ci siamo salutati davanti ad una tazza di the in un “narghilè bar”, naturalmente mi ha impedito di pagare, si era anche offerto di accompagnarmi al Terminal ma ho preferito dirgli di no…
Il viaggio per Esfahan è stato interminabile, non tanto per i km quanto per le continue soste alle stazioncine di polizia, non essendoci molti controlli elettronici prendono nota dell’ora di uscita e la città di destinazione stimando così il tempo di percorrenza con i limiti di velocità, ad ogni modo la nuttata passa anche perché al mio fianco c’è un uomo distinto che dopo pochi minuti comincia ad attaccar bottone, è di tabriz ma lavora ad Esfahan in banca e torna a casa ogni due settimane, dopo il giro di foto della famiglia e vacanze irananiane mi comincia a parlare del “regime”, dei diritti, dei limiti, delle manifestazioni che sfociano nel sangue (vedere giugno scorso), della gente che è stanca e non sa come fare a liberarsi di un “uomo” che nessuno ha votato, forte del suo malato nazionalismo apprezzato da cip e ciop (i due volti ricorrenti in tutto il paese) e da un parte della popolazione islamica estremista concentrata maggiormente fuori dalle città…gia non mi era simpatico prima, dopo tre giorni ancora meno.
All’alba arriviamo in città, mi imbuco subito in un taxi condiviso e super economico, ormai ho capito l’andazzo, ci dirigiamo in centro e dopo un breve giro degli alberghi trovo il posto giusto e mi sistemo.
La città è molto piacevole un po’ per clima finalmente mite un po’ perché decisamente più curata e bella di Tabriz (ma piena di faccioni!!!).
Il viale centrale è infestato di negozi e centri commerciali non esattamente come i nostri, sono più che altro intere palazzine a due o tre piani divise per tipologia di commercio, ovviamente vincono cellulari, tecnologia varia, orologi (made in Iran e accecanti), vestiti e gli immancabili fast food iraniani (è si, la moda mordi e fuggi ha preso il sopravvento, pochissimi ristoranti persiani..ma ci sono sempre interessanti localacci da scovare :-D).
Come a Tabriz traffico è sconvolgente (ho paura che non siano casi isolati), non tanto per il numero di veicoli, ma per lo smodato utilizzo degli stessi, nonostante gli incroci siano presidiati da polizia e militari vari (sempre e ovunque) non esistono strisce pedonali, semafori, i clacson non smettono un attimo di suonare per non si sa quale motivo e poi ci sono motorini e motorette varie assoluti padroni dei marciapiedi e delle zone pedonali…curioso come la loro pacatezza e gentilezza si tramuti in follia una volta al volante, impensabile.
Nonostante questa odiosa costante Esfahan è sinceramente bella, Imam Square è enorme, deliziosa, al centro c’è una grande fontana con intorno pratuncoli e panchine, all’esterno è circondata dal bazar che culmina con una grande struttura coperta a nord, migliaia di bancarelle di tappeti (forse i migliori dell’Iran), argenti incisi a mano, oggetti e vesti di ogni tipo, gli immancabili venditori di frutta secca e spezie, un turbinio di profumi e luccichii; a sud l’enorme Imam Mosque, una delle più belle al mondo, ai lati la Sheikh Lkotfollah Mosque e l’Ali Qapu Palace, residenza di Shah Abbas I (sovrano della persia ne XVI secolo).
Le moschee sparse per la città sono innumerevoli, specialmente nella parte nord della città vicino alla Jameh Mosque, la più grande dell’Iran, girando li intorno mi sono imbattuto in vicoli con casupole ricoperte di fango e paglia con tetti a forma di cupola, molti, oppure edifici con travi e terrazze in legno, con sotto vecchi artigiani o piccoli luoghi di culto, (in uno di essi un anziano signore mi ha invitato ad entrare), peccato che gli imponenti lavori infrastrutturali stiano stravolgendo un po’ quella zona è molto suggestiva.
Anche qui la gentilezza è una costante, non fai in tempo a tirar fuori la guida che passa qualcuno e ti chiede di dove sei e se ti serve una mano, oppure mentre sono seduto su una panchina a leggere o a farmi una sigaretta (alcuni pensano che fumi marjuana), o magari in giro per i bazar, c’è sempre qualcuno che vuole stringerti la mano e scambiare una parola e non appena sentono Italia si spalancano i sorrisi, incredibile davvero, comincio a provare imbarazzo da cotanta umanità.

p.s.: "Slam aleikum": la pace sia con te.

Andrea, Esfahan

Giorni di ordinaria Turchia




Pannelli solari: come in Grecia non c’è casa o palazzo che non ne abbia, ovunque.
Gas: bombole, bombole, bombole, ogni cucina di ogni posto, usa bombole, tranne che nelle grandi strutture i riscaldamenti sono con stufette elettriche da parete a incandescenza, fornelloni o legna (+ panneli solari = Avranno il gas metano?ummm cmq 10 per i pannelli).
Bere: the, non si può vivere senza, ogni ora, ogni minuto, ogni vicolo, ogni viaggio, ogni ogni è ogni per il the, solo zollette per lo zucchero, e lo offrono sempre!Yogurt, a colazione, pranzo, merenda e cena, tranne quando si beve il thè, ma dico io, panino con sarde ed insalata, puoi sorseggiare yogurt acido??????
Raiki, un liquore simile all’ uzo o alla nostra sambuca, birra, si la birra c’è efes o tuborg a volte anche altre estere e il prezzo irrisorio e come in Grecia il 90% parte da 50cl. Evoluzione islamica…
Mangiare: quantità di carne infinita, pochi i tipi di preparazione, kebap verticale (doner??), kebap a spiedino, polpette, kebap in pida, kebap in panino, in pizza in cornetto, carne sempre a volte pesce, piatti unici con riso, insalate, patate e carne, zuppe, legumi con carne; pizza turca, non male, forma “barcangolare” farcita e infornata non male davvero ma non è Pizza! e dolci a profusione.
Codice della strada: come in Grecia inesistente, sorpassata anzi doppiata, inutili strisce, limiti, linee di corsia, curve, divieti, semafori, insomma nulla di tutto ciò che conosciamo delle regole, il codice stradale non e s i s t e!!!
Bus: fino a Van ineccepibile, puntuale, economico, comodo, pulito, servito.
Merce da bus: mentre in Grecia è usuale utilizzare come servizio degli autobus l'invio di pacchi pacchetti e quant’altro con bolla e magazzino, in Turchia cambia..oltre a scatole e scatolette, ci sono sacchi, enormi sacchi, pezzi di stufa, pezzi di ricambio, cavi della luce e peggio…ovviamente senza alcun tipo di legalità.
Tourist information: utili solamente a fornire cartine, per qualunque altra cosa rivolgersi altrove.
Bagni: turchi, sono sempre pubblici, a pagamento, poco raccomandabili e privi di carta, ma forniti di secchiello o sifone..(meglio saperlo no?), quasi solo i ristoranti hanno il proprio per i clienti tranne il Mac Donald, it’s free :-).
Modi oscuri: noi saremo pure “italiani mafiani” e non ci piove, ma il sistema, la rete “commerciale” turca ha qualcosa di inimmaginabile e non si nota se non si osserva da non turista, inevitabile, si ha talmente da fare e vedere che non ci si fa caso, normale ma.. es: omini in sultanahmet, quelli che passano vendono castagne alla brace, pannocchie ecc, sono in realtà “famiglie” organizzate, c’è il padre che vaga, il figlio grande vende le castagne e le pannocchie, poi c’è il signore con le guide in tutte le lingue e il marmocchio, o più, che vendono cartoline e cose varie, ogni tot si riuniscono a turno vicino al carretto per rifornirsi dei vari oggetti, sono un’unica cosa e sono sempre nello stesso posto, sempre loro quasi assegnato e sono sempre e solo turchi.

Questo ovunque in qualunque posto mai visto un senegalese, un marocchino, un albanese, uno slavo, uno zingaro, UN CINESE?…mai! (forse ho visto un ristorante coreano e un negozietto cinese, magari mi sbaglio ma di solito in ogni città c’è sempre più di uno).
Sono sempre e solo loro, in ogni posto, ufficio, taverna, bar e sono sempre più di quelli che servono e si conoscono tutti!
Credo che sia un sistema ben studiato e non da loro….altro esempio: angoletto vuoto vicino la suddetta piazza una signora poggia in terra un fulard con 3, 4 paia di guanti e cappellini di lana fatti a mano, tempo nemmeno 2 minuti arriva la polizia spara 1 frase dal megafono della macchina e in un batter d’occhio la signora si dilegua…ummm stranetto no?
E nemmeno nei vicoli fuori dal centro, da nessuna parte c’è un venditore diciamo abusivo, mai e mai nessuno ti chiede le elemosina, i disabili ad esempio vendono per terra vicino agli altri addirittura ti fanno pesare con la bilancia e mai nessuno chiede!
Non so, io un’idea me la sono fatta e da una parte nemmeno negativa, però non ho mai visto nessuna attività gestita da stranieri a meno di copie miste.
Gatti, hanno paura dei gatti o gli fanno schifo, sempre nella piazza di cui sopra, ce ne sono parecchi che girano liberi e ogni tanto si sentono delle urla, maggiormente ragazze, che schizzano via appena se ne avvicinava uno nemmeno fossero tarantole mentre i mocciosi amano attirarli per prenderli a calci..grrrr...almeno questo ad Istanbul…ci sono tanti gatti, e nessun ristorante cinese…a Roma i gatti non ci sono quasi più…(cattiveria ;-D)
Cortesia: si con tutti, ma tra di loro sono davvero fraterni, baci abbracci sorrisi, mai e mai ho sentito qualcuno urlare o litigare, mai.
Sicurezza: in questi primi giorni di viaggio non ho avvertito mai nessun pericolo, al momento certo, sono sempre stato trattato benissimo pur non essendo un turista “tipo”, ovunque in posti più o meno turistici la massima disponibilità e gentilezza, anche in posti isolati tutti si sono adoperati per il massimo aiuto specialmente quando non ci si comprende e le cose possono essere mal’interpretate, forse io in un paio di occasioni mi sono sentito diffidente, distaccato, per poi dirmi che imbecille ma come ho fatto a pensarlo?

Non ho ancora lasciato a casa tutte quelle barriere inutili, alcune servono sempre certo, ma la maggior parte delle volte siamo solo “ignoranza” e paura del diverso…è bello cominciare un po’ a spogliarsi.

domenica 22 novembre 2009

Well Come to Iran...

Partenza da Van 9 del mattino, tipico bus confort turco, io e altre 12 persone 5 delle quali sono della”compagnia”, nessuno parla inglese e nessun italiano parla turco o farsi, il cielo è coperto, ovvio, il paesaggio è aspro, totalmente di montagna, il viaggio disagevole, lento per via delle strade in pessime condizioni, alcuni distributori di benzina abbandonati e un paio in funzione, incrociamo solo minibus e camion.
A bordo siamo io, un paio di iraniani e qualche turco, alcuni li lasciamo sulle montagne (?), a colazione uno dei “faccendieri” (ho poi chiamato così i “Stewart” di questo ultimo bus turco), mi offre la colazione (uno di quei dolci turchi fatti di pasta di mandorle e pistacchi, passati nel miele e fritti, hanno forma di pretzel), l’hanno offerta solo a me stranamente non a tutti, si erano riuniti dietro dove mi ero sistemato io ma ho rifiutato, alle 10 del mattino uno di quei cosi può uccidere senza centerbe…
Si sale e la neve sia fa vedere, man mano diventa sempre più presente per poi scomparire e riapparire km più avanti, un continuo saliscendi impervio e suggestivo, i colori cambiano continuamente, e rimango come al solito magnetizzato, adoro la montagna…fin quando non cominciano le torrette, gli appostamenti e i posti di blocco, almeno tre prima del confine, vicino paeseotti trasandati e caserme, spiegamenti militari sempre più presenti.
Ai primi due il faccendiere più furbetto scende sempre portando qualcosa con se, scatolette d’acqua, pacchetti di sigarette (sempre più strano sto viaggio) e procediamo.
Al terzo, l’ultimo prima del confine, ci bloccano proprio, salgono i militari prendono i passaporti e il soldato mi guada e dice tu vieni con me, yahooooo che ho vinto? nulla, sei l’unico imbecille straniero che varca il confine col bus, devi riempire un modulo, ok, fatto! si riparte.
Mentre arriviamo uno dei tipi, il più st***o, cerca di domandarmi cosa vado a fare in Iran, turismo dico, e lui si guarda intorno e dice yu farsi? No guada ho smesso, al massimo mi fasi ma costa troppo…gli dico no ovviamente e si guardano tutti con aria interrogata mentre lui fa un ghigno (come per di ma questo dove pensa di andare??)…st***o penso io.
Arriviamo al confine e sulle cime dei due monti che si “osservano” i cartelloni contrapposti, la faccia di Ataturk dalla nostra parte, le facce di Khamenei e Khomeini dall’altra, si scende, il bus va da solo noi dobbiamo entrare nell’edificio comune, timbrare l’uscita dalla Turchia, il poliziotto mi sorride e timbra, ah, simpatico, e l’entrata in Iran, facciamo la fila controlla e tutti vanno avanti, tocca a me, il policeiranianman mi guarda, guarda il passaporto con il visa, mi riguarda e mi fa cenno di chiudere la porta, ecco lo sapevo.
Ho bloccato la fila, la gente dietro di me (c’erano altri tra bus, macchinette, bob…) comincia sbuffare, il poliziotto dietro un altro ufficio comincia a chiamare tutti i numeri, è solo, in difficoltà e un po’ imbecille, dopo 10 minuti mi fa, con tono aggitatello, domande in farsi a cui io rispondo sorridente in inglese e lui mi ridomanda in farsi e la gente dietro mi dice (in farsi), digli di si digli di si, gli dico bale, la mi prima parola farsi, lui smette di sudare si calma e in soli 3 minuti riesce a far pressione su quel ca**o di timbro, manco ci fosse la nitro…il faccendiere mi aspettava al di là della porta a vetro con faccia evidentemente tesa….comunque passo, poi ci ripensa e mi richiama, lo riguarda e mi ridice vai, e io dico tu sei un cretino!!!!(il visa è scritto in farsi il passaporto è stato inviato in Iran ce lo hanno appiccicato e me lo hanno rispedito, l’ho pagato quanto il tuo stipendio di un mese microcefalo!)
Appena varco la porta c’è uno che da un tavolino mi chiama, ha un libro enorme su cui scrive gli ingressi (n’altro?), mi chiede in un inglese nipponico, nome, cognome, bla bla, la sua prima destinazione? E che ne so? DOVE?! Tehran, la prima città che mi viene in mente, il cognome di suo padre? Nisba, nuu tengo, vuoi quello di mamma o di zia? Vabbè vai…insomma dopo un’ora superiamo il confine…
Da qui cominciano i magheggi dei faccendieri, subito dopo il confine ci sono delle baracche casupole e il bus di tanto in tanto si ferma, sbarca uno dei tipi e comincia a scaricare scatoloni a casa di uno, buste a casa di un altro, un bombola del gas (?) e così via, il tutto era dietro nei posti a sedere sotto i sedili non me ne ero accorto e casualmente neanche i militari che hai posti di blocco salivano a controllare…ecco sigarette e acqua…al primo dei posti di blocco iraniani, sotto la neve, sale il capo dei militari in pantofole, controlla un pò in giro, guarda tra le mie mani e vede la lonely, che libro è questo?? ( che palle!!!!), gli spiegano tutti intorno che è una guida, sono un turista e vengo dall’Italia…ah Italia, qua la mano amigo, mi sorride e scende… ma sono su scherzi a parte??
Insomma per arrivare in Iran siamo partiti alle 9 e sono le 16, che giornata allucinante…
Poco prima di arrivare a Orumiyeh, prima “cittadina” Iraniana nonché fine della corsa, mi si avvicina uno dei tipi, il più giovane, avrà avuto vent'anni non ha detto una parola tutto il giorno era sempre imbronciato, e mi indica la guida, gliela passo e comincia a indicare le città dell’Iran scritte sopra, comincia a sorridere e quando alla fine trova il piccolo frasario farsi-inglese finalmente tentiamo di comunicare, e nonostante lui affermi di parlare inglese a differenza dei suoi connazionali (bene penso io), il suo vocabolario comprende al massimo 15 parole e lo capisco è come se io dovessi imparare la sua lingua, difficile, insomma passiamo l’ultima ora di traversata così, tra una parola e un sorriso, mi dice di essere iraniano proprio della città dove stiamo andando, adora l’Italia Roma soprattutto, e vorrebbe andarci un giorno ma dalla sua faccia capisco che…vabbè, poi ad un certo punto mi dice che quando arriviamo mi da una mano a prendere il bus per Tabriz, io gli dico di non preoccuparsi e dia andare a casa, ma lui insiste in un modo che non gli posso dire di no, davvero.
La neve scompare prima di arrivare ma la pioggia è una piaga, arriviamo alla stazione dei bus ed è un vero delirio, caos mai visto prima, scendiamo e lui mi dice di seguirlo dobbiamo cambiare i soldi, ma è tardi ed è tutto chiuso, proviamo con quella specie di agenzie che sono li una attaccata all’altra tra militari, venditori, povera gente e quant’altro, panico, non accettano dollari, euro, lire turche, solo rial, i truffaldini del cambio se ne sono andati è tardi fa buio e non riusciamo a cavare un buco, lui mi porta di qua e di la, chiama quelli che conosce ma nulla, non si trova nessuno, in più l’unico bus per Tabriz è appena partito, troppo tardi, gli dico di lasciar perdere troverò una sistemazione e domani vedrò.
Niente, nulla da fare mi deve aiutare ad ogni costo, è straordinario…va dal faccendiere st***o che intanto smagheggiava con un altro tipo di un’agenzia, con casseforte dietro la scrivania e sigaro in bocca, da film, ma quello gli dice in pratica cazzi suoi lascialo fare chissene frega, mai, insiste insiste in una maniera decisa, e quello tira fuori manate di soldi dicendo non posso, allora il ragazzo tira fuori l’unica banconota che ha 5000.000 rials, 35 euro circa, e lo stronzo fa a me dammi 100 lire turche, me le cambia e ne da 80 a me e 20 a lui, il ragazzo si sente sollevato (lui) è riuscito a cambiarmi i soldi, ma non contento mi trova il modo di andare a Tabriz, parla con certi dei taxi e ne contratta uno per me a 3 euro, saranno se non erro 300 km, mi fa sedere e sorridendo mi dice aspetta che ti chiamano ok?, io gli vado dietro esco per salutarlo, gli voglio dare almeno i 20 tl che il bastardo mi ha cambiato ma lui assolutamente no, mai, insisto, insito e lui no e, allora gli do il pacchetto di sigarette ma nulla riesco a dargliene una sola non vuole altro, e mentre se ne va mi dice qualcosa su Allah indicando con un dito il cielo e salutandomi con la mano destra sul cuore, due volte, e sorride…solo dopo mi sono reso conto che se non ci fosse stato lui non so cosa avrei fatto in quel delirio, purtroppo non ricordo il suo nome, non riuscivo nemmeno a pronunciarlo quando me lo ha detto, ma ci tengo a ringraziarlo con tutto il cuore, non lo dimenticherò mai.
Mi ritrovo nel taxi seduto dietro con moglie, marito e marmocchio iraniano di circa 5 anni, un ragazzo accanto all’autista, siamo compressi, il riscaldamento è a palla e il traffico indescrivibile, piove a dirotto è buio pesto e le leggi della fisica automobilistica sono ormai totalmente infrante, spesso mi ritrovo dei fari nel finestrino…benvenuto in Iran.
Mentre voliamo sulle strade inesistenti il marmocchio comincia a sgranocchiare pistacchi, ne da una manciata alla mamma, al papà e a me, dico di no ma inutile sgranocchio pure io, il coso non sta fermo un attimo e nei pochi centimetri rimasti liberi nel taxi rimbalza e strilla che è una bellezza, alla fine il papà e la mamma se lo palleggiano ma niente.
Procediamo verso Tabriz e pure qui posti blocco, e che min***, ogni 50 km ce ne è uno, il taxi si ferma l’autista entra nella stazioncina riesce e si riparte, sempre così.
I sorpassi sono da play station, se non c’è almeno un tir che viene di fronte inutile tentare, aspettiamo il prossimo...dentro di me i dubbi, ma non potevo dalla turchia farmi sparare con un razzo in Pakistan??
In macchina cominciano le prime curiosità, mentre il bacarospo schiaffeggia l’autista il padre mi fa delle domande, non in inglese nemmeno in italiano, comunque tra gesti, sorrisi e spaghetti riusciamo a comunicare, mi chiedono dove dormo e se ho prenotato, no ovviamente ma gli dico si, a se no venivi da noi, appunto, col bacarospo??no grazie, e mentre il suddetto ormai ha capito che l’unico a cui rom***…sono io cominciamo a giocherellare tra le risa dei genitori, a degli occhioni neri stupendi non potevo frullarlo dal finestrino.
Arriviamo a Tabriz, ma prima di scendere la simpatica famigliola dice all’autista di accompagnarmi all’albergo, quello fa capire che il suo compito consiste nell’andare da stazione a stazione non è taxi di città, niente, la famiglia a sempre ragione e costringe il felicissimo omino a portarmi in albergo in pieno centro, certo non è lontano ma…non conoscevo il traffico iraniano, almeno fino ad oggi.
C’abbiamo messo più per arrivare in albergo che in città, l’autista era livido in volto ma io dopo 13 ore ai confini della realtà ero davanti all’Hotel Mashhad Guesthouse.

Andrea, Tabriz

sabato 21 novembre 2009

Solo per puntualizzare...

Sono QUI da tre giorni, dopo la Turchia e prima del Pakistan, vorrei postare foto e quant'altro ma la "rete" da queste parti fa un pò i "capricci"!!!!! mah...
A breve novità.

p.s. però il paese e la gente sono stupendi.

Andrea, Esfahan, Iran.

martedì 17 novembre 2009

"L'incantevole", forse, è della natura...




Il paesaggio verso l'Anatolia centrale cambia notevolmente, la visuale si allarga e netti si vedono i monti in lontananza, le luci si fanno sempre più lontane delineando la forma dei piccoli paesi e finalmente si apre il sipario sul suolo della Cappadocia...non so descrivere il tutto, ti riempie gli occhi...lo spettacolo è fiabesco, comunque arrivo a Goreme, io, un pò di coppie giapponesi e anglosassoni e una coppia non etero, ma molto punk, ognuno si dilegua nel micro otogar alla ricerca del suo giaciglio, ci saranno 100 abitanti a Gereme e almeno 200 sono le attività, tra market, rent tutto, hotel, hostel & cavehostel, cioè gli alloggi con le camere/dormitori ricavati dalle rocce di tufo calcareo, e tutto appare un pò strano e fa freddo, davvero freddo.

Alloggio in una pensioncina molto naif, gestita da una coppia turco-scozzese, lei turca e sembra scozzese, lui scozzese scozzese, si sente dall’accento infatti capisco la metà di quello che dice, fortuna parla poco; sono in un stanza da tre, con il bagno in comune, con altre 8 stanze, ma vista la stagione, non c’è nessuno tranne una coppietta e l’atmosfera è molto familiare.
Appena arrivato anche se stanco decido comunque di fare un giro per il paese, ci metto 98 secondi, allora vado in cerca di una dimore più consona al luogo in cui sono, e ricominciano le scarpinate…giro, chiedo, vedo ma i famigerati cavehotel, sono piuttosto cari, almeno quelli realmente ricavati dalle caverne dei “camini” (molti e belli sono in zone limitrofe a Goreme) e paradossalmente anche se bassa stagione i prezzi lievitano per via dei riscaldamenti, e che cacchio!, quelli più accessibili sono in realtà appoggiati ai camini ma l’interno è quasi sempre ristrutturato a mò di caverna quindi decido di interrompere le ricerche, mi tengo la mia calda pensione.

Dopo un po’esce uno spiraglio di sole quindi mi diriggo immediatamente verso l'Open Air Museum, a metà dello stradone che passa dietro il paese e arriva fino al sito, (in salita), ci sono i due itinerari per passeggiare nelle "red" e "green" Valley mi pare, rispettivamente di 5 e 3 km (i “cartelli” sono da decifrare, così ì sentieri), ma decido di farle in seguito.

L’Open Air Museum non è enorme, consiste in un gruppo di chiese rupestri scavate nella roccia vulcanica dai monaci ortodossi cristiani (1000 d.c. circa, anche se le prime abitazione pare siano datate 2000 a.c), le testimonianze più importanti in Turchia, ci sono "camini" con grotte, chiese, e affreschi perfettamente conservati (in parte ristrutturati), insomma una piccola cittadina con molte chiese e tracce della vita quotidiana del periodo, incantevole davvero, tanto che ci passo un paio d’ore almeno, anche perché ci sono cmq gruppi di turisti e accedere alle grotte a volte richiede tempo per salire le “scale” e per le dimensioni dei spazi, in pochi possono accedere, ma con la solita calma mi godo il sole e il panorama…poi decido di scendere e fare altre foto in punti che avevo individuato e a metà delle mie arrampicate puntuale il cielo si chiude (ma stavolta è stato anche meglio, mi ha concesso alcuni scatti meravigliosi) e non mi resta che ritirarmi mestamente in albergo (solo 1 km oggi, bene).

Il tempo non da tregua e la temperatura si abbassa, fa freddo e rimango quasi tutto il resto della giornata in stanza; il giorno dopo non decide proprio di mollare quindi esco giusto per avere informazioni sulla zona e pranzare, quando finalmente smette di piovere approfitto della poca luce rimasta del pomeriggio per tentare uno dei due percorsi che comprende anche la chiesa del Nazareno, la pista è impraticabile vista la pioggia dei giorni precedenti ma decido comunque di proseguire, arrivo alla chiesa e ovviamente è a pagamento, a dire il vero è un piccolissimo "camino" e non so cosa ci possa essere dentro di così importante per pagare l’ennesimo biglietto in più quindi dico all’omino che sbuca da un cavernetta vicino (cioè tutto il giorno insaccato lì dentro per far pagare il biglietto?? Mah..), che non né il caso e continuo il sentiero, faccio ancora scatti alla vallata di fronte, arrivo fino alla fine e dopo un po’ sbuco, da dietro una roccia, in una specie di frutteto nascosto, con una grotta chiusa da una porticina con lucchetto e due strani tubi in plastica che escono fuori dai lati (molto inquietante), mi giro e non c’è praticamente nulla, tranne un muro di cemento, fine del sentiero…meglio andare, torno indietro e vabbè, dico solo che tra acqua e fango non mi volevano più far rientrare in albergo, che sfiga!

Ultimo giorno a Goreme, mi alzo piuttosto amareggiato (e fortunatamente senza 40 di febbre), il cielo è ancora plumbeo e un po’ mi deprimo, ma esco ugualmente secondo i miei piani, affitto lo scooter e faccio il giro delle altre vallate, pioggia o non pioggia!

Contratto per 4 ore, anche se ce ne vorrebbero 6 forse, pago e parto, dopo 10 minuti e le mani completamente congelate un miracolo, il sole (lo so che è troppo scomodarlo ma dopo gli ultimi 4 giorni…), questo mi rallegra parecchio e finalmente mi godo in solitaria tutti quei posti che da tempo mi ero immaginato, in più con l'assoluta libertà di muoversi con uno scooter e arrivare ovunque, (cioè quasi, in uno dei miei off road a momenti ci rimanevo per via del fango, fortuna che me la cavo bene sulle due ruoteJ).

È davvero bello perdersi in questi posti, pochi al mondo credo siano così suggestivi, quasi magici, nonostante tutto sono stato fortunato l’ultimo giorno è stato grandioso e non contento il pomeriggio fiiiino al tramonto sono andato anche a esplorare il sentiero più lungo, davvero un’ottima giornata, peccato che alle 22 ho il bus per Van, 14 ore di viaggio…

Ci fermiamo per la seconda sosta alle 8, scendiamo tutti e mentre il solito omino sbuca e comincia a pulire il bus (a ogni stop arriva qualcuno con la scopa o l’idropulitrice…mah), ci dirigiamo a fare colazione, lo chef consiglia zuppa di lenticchie, ma sono le 8 del mattino? vabbè andata, fa troppo freddo e non mi va di parlare in malese col turco…ripartiti mi rendo conto della differenza tra l’Anatolia “inoltrata” e la Turchia, non c’è davvero nulla, il paesaggio è davvero ostile, pochi villaggetti con capre e mucche (in mezzo al traffico locale, ma sono in india??) strade rovinate, case sparse quà e là tutte con il tetto di lamiera argentata, tutte!, i pochi bambini giocano in strada con gli animali, vestiti di molto poco, qui non ci arriva la “turchia” di pochi giorni fa…

Prima di arrivare a Van, mi si appiccica lo stewart del bus, che rompe il ghiaccio facendomi i complimenti per la performance notturna (simpatico, macchè devo faaaaaaaaa???), “comunicando” con lui mi rendo conto che l’aria è nettamente cambiata dalla Cappadocia, poche sono le sue parole di inglese ma ci capiamo, lui con la mia lonely in mano e io che interpreto; gli piace tanto l’Italia anche se non c’è mai stato e siamo brava gente, è sposato con due figli, mi mostra le foto, è curdo e non ben visto dai turchi, mi dice questo è un problema, il governo nemmeno ci vede, ci emargina, e il Pkk se ci prende ci uccide (non lo dice ma fa un cenno passando la mano sul collo, non è barba..)…bene.

Trascorriamo così comunicando il tempo rimasto per arrivare, è estremamente gentile e curioso, lui stanotte dorme a casa e domani riparte per Istanbul per poi tornare 4 giorni dopo e così via…stiamo passando intorno al lago, il più grande della Turchia mi fà, è così “minerale” che le donne quando ci lavano i panni non usano nemmeno il sapone… ma osservando i suoi occhi mentre mi parla, appaiono ai miei molto più profondi e “minerali” di qualsiasi lago Turco.

Arriviamo in otogar ai confini della realtà, persone con sacchi, scatoloni, buste, che si accalcano nelle poche auto e molti minibus, nemmeno scendo e già taxi taxi, mi giro e chiedo al “mio” stewart dove m…devo andare, e lui mentre aiuta a scaricare gli altri chiama uno e gli dice di farmi salire sul mini per Van, vai segui lui e mi sorride, contraccambio e lo ringrazio profondamente…partiamo belli compressi, il minibus scorrazza sereno nel traffico in totale assenza di codice stradale, un altro "must" turco, ogni tanto l'autista si gira e urla una parola, si ferma scendono i scatoloni e i sacchi con sotto un omino, macisti...alla fine mi fa scendere in centro (lo percepisco) e comincia la mia 2 giorni “Vannista”.

Nulla di chè, la città è “famosa” per i resti della cittadella del 900 con numerose tombe rupestri (non pervenute), proprio sul lago, bella, ma trascurata, anarchica, "abitata" da ragazzi e ragazzini che ciondolano lì tutto il giorno, piccoli lucignolo della parte più povera della città; l’isoletta di Akdamar, dove c'è la Chiesa della Sacra Croce 1000 a.c., oggi museo, alcune moschee e il misterioso Gatto di Van, che non si sa dove sia (in qualche riserva/zoo dicono) o se esista ancora…i gatti che ho visto io hanno i costumi degli attori locali, molto diversi dal “paese” precedente, con etnie diverse e rughe molto profonde, difficoltà e stili diversi, molto.

Un ragazzo, molto disponibile che lavora in albergo, mentre mi accompagnava ad un minibus mi ha detto, io sono curdo e il governo ci odia, non ci vuole, vivere qui è come vivere…hai presente hitler o mussolini? ..un po’…beh, è proprio così, nazismo...

Di scrivere non ho più voglia, ma di sperare in sentimenti che non siano sempre così riluttanti sì, sempre.

Andrea, Van






Mamma li turchi...



Terminato il mio tempo ad Istanbul, con la solita nuvola di fantozzi alle calcagna, rimedio un bus per Selcuk, cioè mica semplice, vado al tourist informatione e come immaginavo non hanno idea dei mezzi di trasporto turco (?), chiedere alle compagnie in centro, ovvio!!! comunque indosso la mia faccia tosta e vado.
Il simpatico interlocutore mi dice di avere tutte le informazioni del caso poi però mi chiede cosa ho visto fin'ora, cosa voglio vedere e dove vado (ummm..), tempo pochi minuti e me lo ritrovo a programmare il tour turco di tutte le meraviglie nazionali fino alla mia "mollata" in qualche paese vicino il confine, un'oretta ed ho in mano il preventivo con gli spostamenti, gli alloggi, le entrate nei vari siti, ecc... in più non rischio di sfracellarmi per la Cappadocia affittando uno di quei "scooteracci" pericolosi...ah, saremo al massimo una cinquantina di persone, intimo no? bene faccio io, ma il bus per lì? a guarda vai alla stazione dei bus e fino alle 24 ne è pieno, perfetto grazie, si ma il tour? no guarda io volevo solo sapere l'orario del bus per Efeso. :-)
L'otogar di Istanbul è un lunapark, ci saranno 150 compagnie con i propri uffici, per tutte le direzioni e tutte con i procacciatori urlanti che placcano qualunque essere vivente nel giro di pochi metri ti rincorrono quasi, uno spettacolo, e lì al n.26 con il mio urlatore di fiducia trovo il mio bus.
A differenza di quello greco, questo non spara musichette, bensì è tipo aeroplano, servizio con steuart che passano la merendina, l'acqua, tutto ciò di cui hai bisogno, in più ogni tre ore spruzza un disinfettante per terra, poi quello per le mani che ti versa da un boccetta (tipo quelle del ketchup nei fast food) che sa di detersivo per piatti (credo che lo sia, diluito), ma una salvietta umidificata no?? poi ho scoperto che viene usata ovunque, nei ristoranti, nei negozi, ovunque...
Arriviamo a Selcuk senza particolari inconvenienti, li vicino si trova Efeso, una delle sette meraviglie del mondo antico, nonché la casa della Madre Maria, dove tradizione vuole che abbia vissuto gli ultimi anni assistita dall'apostolo Giovanni, sono le 8 del mattino e nel piccolo otogar della cittadina già cominciano i taxi a chiedere dove vai, cosa fai, le solite insomma, io mi dileguo dopo aver mollato lo zainone ad una compagnia dei bus, ormai lo lascio ovunque, comincio a capire dove sono, chi sono e cosa devo fare (9 ore di bus notturno si fanno sentire).
Efeso è a 3 km, non ci sono bus pubblici ma solo taxi...umm già mi puzza, ok vado a piedi.
Arrivo all'entrata pregando che non piova, a smesso quando siamo arrivati e il cielo non mi piace, mi informo sui biglietti e mi dicono che il ticket comprende solamente l'entrata al sito archeologico ma non la casa di Maria Maddalena, si trova a 10 km sulla montagna...e io come ci arrivo?
Mi dicono di rivolgermi ai taxi, solo loro oltre ai pullman turistici, vanno sulla montagna...ma por...comincio a chiedere in giro e tutti mi mostrano lo stesso tariffario che comprende salita sul monte, attesa della visita e discesa con stop all'ingresso superiore del sito, la cifra è piuttosto elevata ma dopo una quindicina di minuti di trattative estenuanti riesco a dimezzare, italiano...
Arriviamo e la casetta di Maria è in un bellissimo boschetto, niente di che certo, ma la sacralità che si respira è reale, sia per i cristiani che per i musulmani, (anche se il tutto è gestito dallo stato con tanto di jendarme a presidiare..mah), ci sono parecchi turisti, tra cui un pulman di italiani (mi spiace dirlo ma insopportabili) e tra di loro??? un "collega" :-), piccolo il mondo eh?? però non lo conosco, ma posto foto... dov'è??
Da vedere c'è poco, si entra e si esce in fila e non si fotografa (tranne gli italiani!!!!!).
Riscendiamo e finalmente il sito, beh devo dire che è grandioso, non so quanti reperti ci siano ma sono una vastità e le parole non possono descrivere, magari le immagini lo faranno meglio di me.
Comunque verso la fine del tour le imprescindibili volontà del mio viaggio si presentano puntuali, si scarica la macchinetta (stavo per schiantarla contro l'imponente teatro!!!) e il cielo si chiude, in mezzo al parcheggio a 3 km dalla città!
Ero spacciato poi uno dei guardiani del parcheggio mi ha chiamato per farmi riparare sotto la tettoia del bucicattolo, mica dentro (che poi erano 3, 4 non si sa, tutti lì dentro in un posto che serve solo a far pagare l'entrata ai mezzi, in Turchia il surplus di "forze in campo" è un must, OVUNQUE).
Fine del diluvio i tre in più nella scatola di legno escono con gli stivali (?), si girano e mi dicono: funghi...buoni i funghi..mentre il capo stava dentro seduto che mi sorrideva dalla finestra con davanti una bacinella e ne puliva una busta, mamma mia ma dove sonooooo??? nel frattempo si aggregano a me due giapponesi e i simpaticoni ci dicono che forse passerà un minibus, ce ne sono tre al giorno che arrivano al sito ma dipende.. scusa ma da cosa!?!?!? e infatti non arriva... a piedi fino a Selcuk le giapponesi sarannò ancora lì!?
Il resto del pomeriggio lo passo in "città" tra la fortezza dove riposano le spoglie di San Giovanni, la moschea di Isa Bey ed un sito all'aperto proprio ai pedi della fortezza con uno spartano cartello che recita...no no lo posto!
Bene, Selcuk un giorno è più che sufficiente, quindi come al solito "repechigno" sull'alloggio e trovo un bus notturno per Goereme, Cappadocia, muoversi in Turchia in maniera disordinata è assolutamente semplice, direi familiare...altre 12 ore di bus..brvidi, però devo ammettere che sono comodi e assolutamente sicuri, poi dentro c'è sempre un gran materiale umano e viaggiando di notte passa, specialmente se ti spari 15 km a piedi ogni giorno come faccio, se non dimagrisco stavolta...unico problema di questa dolce traversata è stata la poca affinità con l'equipe, ci siamo "sostati" 2 volte per espletare formalità di ogni genere e tutte e due le volte mi sono ritrovato a rincorrere il bus per il piazzale dell'autogrill...riuscendo però a salire al "volo"...che simpaticoni sti turchi!!!!!

Andrea, Van

venerdì 13 novembre 2009

Ciao Grecia, scusa ma devo turcarmi



Il giorno dopo il felice incontro con i nativi di Atene mi sono diretto verso il confine, Salonicco precisamente, arrivato nel tardo pomeriggio di sabato ho trovato accoglienza presso il Bill Hotel (…), abbastanza vintage/spartan/muffan devo dire, ma economico, centrale e soprattutto c’era posto, non so come mai ma l’ostello ed altri hotel erano pieni, mah. La città è abbastanza carina, la sera ho fatto un lungo giro per il centro, un bel viale principale che arriva fino ad una grande piazza sul mare, pieno di locali e gente, davvero parecchie persone in giro specialmente giovani, movida sallonicca, però io sono stanco e devo fare il bucato, anche se pare che in Grecia ci siano dei giorni in cui non si possono stendere i panni fuori dalle finestre, non so quale legge sia, me lo disse il padrone dell’ostello di Atene, mah…comunque io sono forestiero, c’ho tre panni e devo stendere!!!
Il giorno seguente, dopo aver trovato un bus per Istanbul, cioè, lo ha trovato il mio gentilissimo padrone dell’albergo, altrimenti avrei dovuto prendere il treno solo cuccette e 70 euri, (no grazie, faccio l’autostop), mi sono diretto verso la città vecchia che naturalmente sta arroccata in cima alla città (viaggio in salita questo), a metà della sfacchinata tra una foto e un infarto, comincia a tirar vento, il cielo si chiude e viene giù un acquazzone terrificante, io naturalmente ero uscito con la maglia di cotone e senza giacca, nessun riparo in quel tratto di strada, non mi rimane che insaponarmi…fortuna dura una mezz'ora poi si riapre e io, zuppo, continuo la visita.
La parte vecchia è certamente quella che mi è piaciuta di più, con le sue mura medievali, le case colorate, i giardini, i vicoli e le viuzze gremite di taverne e ristorantini con tavoli all’aperto, tutti pieni e poi una vista dalla città al mare che lascia senza fiato…veramente affascinante e popolazione un po’ diversa da quella vista sin’ora, per via dell’influenza balcanica credo, i tratti somatici sono più gradevoli, comunque anche quì le persone sono davvero cordiali, curiose e l’Italia piace, ovunque è espresso, pizza, vespa, fiat, dolce&gabbana ect…, come dice Andreas, “greci e italiani una fazza una razza”, poi me lo spiegate…e infatti mentre mi nutrivo in un micro locale del centro mi si avvicina una ragazzo e comincia a parlarmi in un italiano un po’ stentato ( CATTANIIIIII!!!), e passiamo un po’ di tempo a parlare di calcio (meno male), è domenica e stanno controllando i risultati dei vari campionati per il calcio scommesse, che in Grecia ha lo stesso numero di fedeli della chiesa cristiana ortodossa, il 97%, praticamente pregano e scommettono (a proposito fino a qualche anno fa seguivano più il nostro campionato che il loro, ma dopo calciopoli si sono dati alla liga spagnola…altra bella pubblicità).
Purtroppo la Grecia per quanto bella continua a costare e poi devo andare, alle 22 parte il bus per Istanbul.
Notturno della durata di 11 ore, 11 lunghissime ore in bus farcito di turchi, armeni, kirghisi, bambini, matrone e scatoloni, alle 2, credo, attraversiamo il confine e comincia la micro odissea, tutti giù dal pullman per controllo passaporti al freddo e al sonno, in entrambe le dogane e in fatti trascorriamo un’ora e mezza in questo modo, allucinante...alle 9 finalmente Istanbul, casa, devo dire che questa città è favolosa l’adoro profondamente.
Ci siamo stati a capodanno, e me ne sono innamorato, sarà anche per i momenti felici di quel periodo….infatti scatto poche foto e mi godo il meraviglioso clima che trovo, sole immenso e 25 gradi, giro in maglietta che non mi sembra vero, la mia dimora è in sultanhamet, lo so è una zona turisticissima però è pieno zeppo di ostelli e pensioni ed io ho bisogno di riposo dopo la scorsa notte, e poi la lira turca è un piacevole cambio per gli euro tutte le spese si dimezzano, tutte, beh anche di più…sono riuscito a trovare un kebabbaro con i panini a 1 TL = 0,45 centesimi di euro, che pulciaro che sto diventando…
Sono stato tre giorni a Istanbul, in giro come sempre dalla mattina alla sera, tra vie, bazar, negozi, università anche più in là, lontano dalla zona turistica (posto foto di “lato b” della città), i giovani sono assolutamente come tutti quelli europei, jeans, i-pod, i-phone, ragazze all’ultima moda (proprio ultima no ma…), alcune con il velo colorato sul capo ma la maggior parte no, la trovo assolutamente in linea con i canoni di una qualunque città europea, ma con fascino tutto suo, e poi è il non plus ultra del merctatismo, dove ad ogni angolo chiunque ti vende qualsiasi cosa (ti puoi anche pesare ci sono quelli con i vari tipi di bilancia) ed è bellissimo mercanteggiare, peccato che a me non mi filano proprio, tranne i venditori di jeans, certo devo proprio essere vestito di m…vabbè.
Mi sono anche concesso una romantica gita sul bosforo, io e il mo zainetto da 25 lt, però due ore e mezza so veramente troppe pure per una coppia unita come noi!
Insomma, Istanbul mi conquista in maniera profonda, è una piacevolissima simbiosi di europa e medio oriente, assolutamente ospitale e sicura, per chi non ci fosse mai andato la consiglio vivamente.

Andrea, Istanbul

sabato 7 novembre 2009

Athena si, ma i cavalieri??



Venerdi 6 novembre, mi sveglio di buon ora per la mitologica visita all’acropoli di Atene, se non fosse per il nuovo nanotrash inquilino capellone scassaminch, sarebbe un’altra felice mattina, cmq, decido di affrontare le impervie rampe per l’accesso al sito, una volta arrivato (e aver lasciato i polmoni nel parco), mi trovo dinanzi una calca multietnica di gruppi turistici, italiani, ebrei, giapponesi e tutto l’ambaradan…vabbè, pago i miei 12 euri, con accesso a molteplici siti di interesse e comincio il mio personal Acropoli’s tour…dopo un’oretta in giro e qualche scatto si scarica la fotocamera…inutile descrivere gli aggettivi che hanno invaso la mia mente, ma sono le 10,30, nulla è perso, l’acropoli era stata completata, torno il pomeriggio e termino il tutto…

Mi reco in ostello, carico la camera e fatte ormai le 13, prima di dirigermi verso il museo archeologico nazionale, vado alla ricerca del curioso ristorante nei pressi del mercato comunale, di cui la guida (non mi fidavo), dice testualmente: locale senza insegna, ricavato da un seminterrato sotto un ex negozio di olive ormai chiuso, si vede a malapena, stanza fumosa con le tradizionali botti di retsìna (tipico vino greco), locale di venditori, poca scelta ma merita almeno un’occhiata…figurati se non ci vado e poi le guide che ne sanno de trash…lo trovo, entro e un signore semi addobbato mi dice di sedermi con lui (dice, mi trascina..), lo intuisco, ma la mia sedia è troppo vicina alle botti, arriva il ragazzo delle sardine (non delle seppie, Dario), e mi fa accomodare al tavolo di un signore ben vestito che accenna un saluto schivo (visto come ero vestito…), il ragazzo mi porta al bancone dove credo il padre, in un angolo con una griglia e tre pentoloni ribollenti mi dice di scegliere, na parola, zuppa di ceci con qualcosa dentro, zuppa di patate e zucchine con qualcosa dentro, verdura affogata nell'olio con qualcosa dentro, sardine alla brace o insalata…scelgo le ultime due tra i bofonchi controturistici del padrone (relativi ovviamente, sono solo pratici), mi siedo e arriva l’insalata assassina: piatto cupo di ceramica con blocchi di pomodori, cetrioli, peperoni verdi, cipolla rossa, pianta intera di origano il tutto immerso nell’olio crudo e semi di peperoncino…solo chi mi conosce sa che il peperoncino lo mangio a colazione, ma stavolta ci è voluta tutta la forza del mio palato per evitare di correre per le impervie scalette del bucicattolo e urlare a squarcia gola AIUTOOOOOOOOOOO (in greco per giunta)…cmq arriva l’altro commensale del signore ben vestito al tavolo, cominciano a parlare e mangiare in serenità, io arrivo alla mia 7° buonissima sardina e uno dei due dice “italiano?” , non avevo detto mezza parola giuro e di solito mi scambiano per spagnolo, cmq cominciamo a parlare in inglese e i due signore si rivelano estimatori sfigati di Roma e delle sue meraviglie, nonché di BERLUSCONI, e te pareva, il pranzo procede sereno tra battute politiche, meraviglie italiche e il pensiero degli italiani, inutile far capire che gli italiani non amano il berlusca, lo votano…cmq nemmeno loro lo adorano anzi uno lo ritiene ridicolo (e ci mancherebbe), l’altro, meglio sorvolare perché lo adora J, insomma per farla breve mi ritrovo loro ospite fino alle 17, parlando ridendo e scherzando su tutto, il signore più adulto si rivela amico da una vita del padrone (ah, il nome del locale è Diporto, così chiamato perché ci sono due entrate, una per ogni angolo...) e mi dice che questo è uno dei ristoranti più frequentati di Atene, è su tutti i giornali della città ma mantiene da sempre la sua meravigliosa semplicità (me ne sono accorto subito perché entrava ed usciva gente continuamente, c’era la fila, e i commensali erano quasi tutti di livello sociale elevato, nonostante i prezzi popolari ed il servizio “casereccio”), i due amici sono fantastici, se non sbaglio (scusate in caso), Theodoros fa l’insegnante al teatro nazionale e Andreas si occupa di poesia romana, greca ecc…insomma due personaggi incredibili che hanno accidentalmente stravolto la mia giornata e il mio "atenepensiero", certo ho rinunciato a finire il tour delle bellezze della città vero, ma ho incontrato due uomini eccezionali affabili e competenti, colti e veri signori, mi hanno impedito di pagare perfino il caffè, totalmente ospite della cordialità greca.

Ho passato una delle giornate più belle di sempre davvero, è proprio per questi improvvisi e leggeri momenti che ho deciso di viaggiare, stupirmi di ogni imprevisto conscio che qualcosa alla fine accade sempre… grazie Theodoros e Andreas, avete reso un semplice soggiorno un ricordo indelebile, ci vediamo a Roma, ma senza Silvio!!!!!



Andrea, Atene

“òpa, òpa”….si ma il vetril?




Arrivati a patrasso con un’ora di ritardo per via del mare sotto “taranta” (persino l’equipaggio era “lievemente” allarmato), riusciamo a scendere dal traghetto, ad attenderci il bus navetta gratuito del porto per la stazione, ma non solo, anche un diluvio di proporzioni inaudite, il tempo di fare 20 metri e siamo totalmente fradici, ci accompagna alla stazione dei treni (stazione) cubo di cemento con all’interno 2 sportelli e 2 file di tre sedili, e siamo a Patrasso 34° capitale europea, grande centro economico culturale della Grecia, bene...

I stranieri con me prendono il biglietto per Atene del pomeriggio (unica destinazione per tutto il giorno, solo poi scoprirò che le 5, 8, 12 corse di treni al giorno sono riferiti al periodo estivo…), io ci penso un attimo, interpreto i segnali del cubo di cemento e capisco che il treno greco non fa per me, di fronte, un po’ più in là (di nuovo fracicata immane), c’è la pseudo stazione dei bus (pseudo perché le stazioni solitamente in provincia sono market, bar, tabacchi e quant’altro..), decido di non andare direttamente ad Atene ma di fare un giro per il Peloponneso e prendo il bus per Olimpia, passando per Pirgos, l’idea era poi di proseguire per Sparta, Micene, Epidauro poi arrivare ad Atene, tutti patrimonio dell’Unesco e imperdibili meraviglie greche...

Giusto, sono in effetti tutti siti meravigliosi che evocano gli splendori di una delle civiltà più antiche della storia, ma nessuno ti dice quanto sia cara la Grecia oggi, almeno per me.

Sarebbe da dedicare un intero mese se non due per visitare tutti i siti di questo splendido paese, ma non è il mio caso, non è per questo che sono “sulla strada”, quindi dopo essere arrivato ad Olimpia, sotto il solito diluvio, decido di visitare il sito l’indomani e poi partire per Atene.

Nonostante la bassa stagione i prezzi sono troppo elevati, riesco a contrattare una stanza in una pensione decorosa, anzi più che decorosa e con una padrona di casa gentilissima (mi ha fatto un buon prezzo perchè credeva fossi uno studente, poi visto il passaporto a detto “ah italiano!!”, ma già avevo vuotato lo zainone sul letto J), è “bassa” stagione e l’unico dei 10 ostelli in Grecia è chiuso, mi concedo una doccia…(grrr).

Il sito è davvero bello, grande, patrimonio, ma…come dice qualcuno, una volta vista Roma è difficile trovare qualcosa di così bello ed integro, nonostante il caotico traffico, e in effetti il simpatico cumolo di sassi e le due colonne rimaste in piedi non stimolano la mia voglia di cultura Unescu…riparto, sul magico bus greco direzione Athena.

Bus dallo splendido pavimento plastificato (giuro), musica greca a cannone, quella con il mandulino (bouzouki) e quel simpatico strumento a fiato (?) che riempie ogni viaggio con i passeggeri che cantano in ogni ordine di età, davvero troppo, ma in fondo anche divertente lo ammetto, mi ammazzo un pò di risate.

Il viaggiare così è incredibile, sarà che non ho un itinerario, luoghi e siti da visitare, tempi da rispettare, tutto questo l’ho appena lasciato dietro di me, per un po’ almeno, e già da così poco mi rendo conto di quanto la mente faccia voli pindarici, non ascolto mp3, nn vedo tv e non leggo al momento, mi godo la confusione di un pensiero libero privo di vincoli ed obblighi quotidiani, capace di improvvisare e cambiare continuamente qualunque progetto…fantastico davvero, per questo viaggio.

Insomma il mio G.G M. Greco è assolutamente realistico, e per oggi vi evito i commenti sulle attività commerciali che non si reputano tali senza le due colonne o pilastri sormontati dal classico frontone triangolare, la tipica “capriata” credo, che invadono per il 90% gli immobili …spettacolo.

Ad Atene la mia dimora si chiama Youth Hostel Victor Hugo, tra la stazione di Larissa e piazza Omònia, zona non particolarmente raccomandabile, ma comoda e vicina al centro (e al mercato, una fissa ormai), in più il personale dell’ostello è grandioso, il ragazzo alla reception mi ha regalato la mitica lonely Middle East del 2006, l’ho cercata per un mese in tutta Roma dopo che Dario me l’aveva fatta vedere, ma con l’uscita della nuova edizione è introvabile, in più il padrone è una fissa, stiamo ore ed ore a parlare di tutto, compreso Silvio…vabbè, tutti non fanno che chiedermi di lui, grazie premier!!!!

p.s: oggi ho mangiato in bar del mercato, mega panino freschissimo, 30x10 cm, con pancetta cotta al momento, formaggio, melanzane grigliate, pomodoro, insalata e birra, per la modica cifra di € 3.20, la padrona non capiva che m…volessi quindi ha chiamato la figlia “lei parla italiano” dice, e in effetti qualcosa sapeva, gli chiedo se era stata in Italia e lei “Italia? no no, commissario Cattani…!” (la piovra)….grazie cinema italiano, grazie davvero.

p.p.s.s.: l’inglese al dì fuori di Atene è un po’ tabù (non che ad Atene sia così fluene), e i modi dei greci appaiono a volte un po’ rudi, sgraziati, ma è il loro modo di emettere il suono di una lingua così antica ed acusticamente dura.



Andrea, Atene

martedì 3 novembre 2009

Quel treno per Béri..




Partito.


Oggi inizia questo strambo viaggio in giro per il mondo, sono passate parecchie settimane dal mio primo post e francamente credevo sarei riuscito a partire prima, ma sbagliavo.


Le cose da fare e le tempistiche sono state più del previsto, come ad esempio la “materializzazione” dell’itinerario (ovviamente soggetto a parecchie incognite), l’attesa per alcuni visti, la discreta quantità di simpatici vaccini, l'assicurazione e varie cose da fare quando si ha l’idea di star fuori per qualche mese, ma alla fine eccomi qui, alla mezzanotte precisa tra il 1° e il 2 novembre (bene no??? J), alla stazione termini sul quel treno per Béri…si inizia da Bari, da lì traghetto per la Grecia poi Turchia, Iran, Pakistan, India, Nepal, Tibet, Cina (queste ultime due in forte dubbio...), Vietnam, Laos, Cambogia, Thailandia, Malesia, Australia. Questa è la prima parte, poi c’è da capire come raggiungere il centro America e scendere fino alla terra del fuoco…ma è già abbastanza ipotizzato fino all’Australia, dove con tutta probabilità sarà costretto a prendere il mio primo aereo (sempre che non trovi il fantomatico pescatore di gamberetti tal Bob La Macchia, che tempo fa ti portava dá un'isoletta dell´Indonesia verso Darwin), naturalmente vedrò strada facendo. Come avrete capito è tutto un po’ incasinato ma piano piano…


Ad ogni modo sono arrivato a Bari il 2 alle 6,30 del mattino, ed ho avuto il privilegio di constatare, (ce ne era bisogno!?!), che da quando sono partito per fare il militare, luglio 1994, le FS (ora Trenitalia giusto?), hanno conservato perfettamente il treno dell’epoca, davvero, stesso posto, stessi microrganismi, stesse fragranze e stessa “vista panoramica” dal finestrino (Nic e Lei capiranno), beh che dire, grazie Trenitalia.


Dopo aver raggiunto il porto e aver preso il biglietto per il traghetto, ho approfittato del tempo a disposizione per un breve tour della citta, comprensivo dell’immancabile sosta gastronomica e relativo piccolo full immersion nel colorito dialetto barese, uno spasso J, e per l’acquisto delle ultimissime cose da portare con me, manca sempre qualcosa, anche se sfido qualunque spillo ad entrare nel mio zaino…a proposito, il mio “equipaggiamento” merita un post a parte.


Approfitto di questo vero primo post per salutare tutti quelli che non ho potuto, e ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato, criticato, appoggiato e non condiviso, in questa folle impresa, grazie Dario, di dariodiviaggio, per l’infinita disponibilità e i preziosi consigli, cosi come Eddy di mondoviaterra, e poi Nicola per avermi sopportato come non mai in queste ultime settimane di deliri e crisi misticoparanoiche, la mia famiglia per aver compreso (non proprio con la massima serenità J), questa mia necessità, i miei amici e a i miei colleghi (grazie dei libri girls..).


Un saluto a parte a quell’orma mancante, la più importante…


p.s.: il traghetto è già uno spasso di suo, ma se si potesse evitare la festa della taranta sarebbe meglio, grazie!


Andrea, in qualche punto dello Ionio in tempesta.