Arrivati in città comincia la consueta ricerca per una sistemazione tra decine e decine di procacciatori starnazzanti in moto e tuk tuk, io e il neozelandese della middle class di Aukland in crisi mistico manageriale conosciuto nel van, riusciamo ad eluderli e ci mettiamo in cerca di un alloggio; dopo poco troviamo un’ottima guest house stile thai piena di backpakers poco lontana dal centro.
Una volta sistemato comincio subito a cercare informazioni per visitare il sito di Angkor e le zone limitrofe alla città.
La ricerca si protrae per ben due giorni!
Ho camminato caparbio per la città in tutte le direzioni consentite dalla perimetria cittadina, tra agenzie, abitanti, hotels, ristoranti occidentali, polizia turistica, tourist information e stranieri residenti…niente, non è possibile affittare una moto in città! (cioè in realtà ho trovato due che lo facevano ma a mio rischio e pericolo se fermato dalla polizia).
Pare ci sia una legge in vigore, solo ed esclusivamente per Siem Reap, per evitare problemi ai stranieri in caso di incidenti...in realtà impone ai turisti di visitare la citta, le zone limitrofe ed il sito!!!!, solo accompagnati da locali in moto, tuk tuk, taxi, minivan, somari, bus turistici, calessi, skateboard o rollerblade!!, l’unica possibilità di farlo da soli è la bici.
Ma il sito è abbastanza lontano e piuttosto enorme quindi per visitarlo si necessità del biglietto di tre giorni, 60 dollari!
Capita la “legge”???
Ho tentato anche di parlare con la polizia (dopo una estenuante ricerca della “caserma” che mi ha portato nei pressi del fiume tra baracche e popolazione – vera - grazie alle indicazioni locali…grazie, tra 1 km era la frase, l’ho chiesto a 6 persone, facciamo il conto?) dicendogli che volevo visitare le zone fuori dalla città, come i villaggi galleggianti e altri siti nella provincia, mi hanno risposto tour operator…ad ogni modo mi sono dovuto arrendere e anche se parecchio scocciato ho deciso di visitare Angkor con un motobaiker tramite la mia guest house.
La partenza per la visita è alle 4 del mattino in modo da arrivare per l’alba e cominciare il lungo giro.
La sera tento di aggiornare il blog sulla terrazza wifizzata della guest ma incontro il neozelandese di ieri.
Incontro…me lo trovo affianco al mio divano profumato come un prato di lavanda, ingellato, jeansato e camiciato, con tanto di pilu masculo in bella vista, occhio leperino e atteggiamento yeah.
Certo rispondo, una birra non si rifiuta mai J…
Torna e comincia a parlarmi a raffica del suo lavoro, situazioni sentimentali e confusioni interiori…io capisco la metà di quel che dice ma ad un certo punto capisco a pieno i messaggi del suo corpo.
Braccio sinistro dietro il mio schienale e destro saltellante sulla mia coscia.
Disteso ma lievemente imbarazzato gli faccio notare quanti bei giovanotti e giovanotte ci sono intorno a noi ma lui continua a fissarmi negli occhi senza dar peso ai miei “messaggi” fino al punto in cui, con molto tatto ed ironia, gli faccio presente che la mia costituzione genetico-italica cozza con le nuove frontiere del piacere globale e che da anni, e per le prossime reincarnazioni, sul posteriore dei miei underware c’è scritto “non creeedo…”.
Il momento è stato piuttosto imbarazzante, per lui, ma decisamente divertente per me.
Con un gentile e reciproco sorriso ci siamo congedati…buona notte “all blacks” niente cucchiao di legno quest’anno!!!!
Tutto ciò mi inquieta però, ormai da quando sono partito gli unici ammiccamenti ricevuti sono stati da un ventenne inglese brufoloso abbandonato in lacrime su un pontile di legno, due lady boy parecchio assatanati, un fotoreporter scozzese cinquantenne amante dell’Italia, un buisnessman tedesco trentenne ed il manager neozelandese…devo cominciare a preoccuparmi?? L.
Alle 4 del mattino mi ritrovo dietro un motorino sgangherato direzione Angkor, tutto buio, poche persone in giro ed aria frizzante.
Arriviamo alla biglietteria e mi dicono sorrida please…”click” e stampano un biglietto con la mia foto valido tutto il giorno…alle 4 del mattino sorrido per 20$ di ingresso e 16 di motorbiker????
No guarda dimenticami…
Il tipo mi lascia ad Angkor Wat prima dell’alba proprio quando una marea oscura di turisti si reca verso l’interno.
Quando sorge il sole lo spettacolo è davvero emozionante, io giro come un pazzo scattando foto (non riuscite) mentre gli altri si siedono in giro a godersi lo spettacolo dell’alba che di perse è sempre un gran vedere, alla fine mi faccio rapire dai tenui colori del cielo che di rosa, arancione e celeste incorniciano il tempio, che meraviglia, e ogni giorno…quante ne ho perse nel mio frenetico esistere...
Durante il giro del tempio un briciolo di orgoglio patriota fa capolino, parte del tempio è in restaurazione (a dire il vero tutto il sito lo è e tutti i paesi del mondo se ne sono fatti carico “pezzo pezzo”, tutti!) e il paese che lo sta finanziando è proprio l’Italia con un ingente somma di danaro.
Lo so in questo difficile periodo economico può sembrare inopportuno esserne orgogliosi ma il luogo merita più di ogni mia più fantastica immaginazione.
Riparto e continuo la visita con il mio sfaticato rider che tenta di propormi la gita ad un "poligono" di un suo amico dove posso usare pistole, mitra, bombe a mano e bazooka, io gli rispondo con dei scappellotti sulla nuca; continuiamo a girare per l’immensa area sostando in molti luoghi ma alle 12 del mattino la mia fotocamera è totalmente scarica quindi decidiamo di tornare in città per il pranzo e la ricarica…e perché ci sono 15000 gradi e milioni di gradini.
Dopo un’ora ripartiamo e torniamo al sito, continua il nostro tour in questo vastissimo luogo, non lo visiterò tutto, è impossibile in un giorno, ma quel che vedo mi sorprende.
Come le mie sensazioni che non riescono a contenere le emozioni evocate da tutto questo, non mi dilungherò sulla descrizione di ogni tempio, edificio, costruzione, non ce né motivo, è un luogo visceralmente emozionante, c’è qualcosa di inspiegabile e magico, altro che immagini, documentari e film, è l’opera umana più bella vista sin ora, ogni pietra, ogni bassorilievo, immagine, forma, parlano una lingua invisibile, impercettibile, per non parlare di quella mistica fusione con la natura che per centinaia d’anni l’ha tenuta nascosta, protetta, modificata e assimilata nelle sue geometrie...è indescrivibile.
Come le mie sensazioni che non riescono a contenere le emozioni evocate da tutto questo, non mi dilungherò sulla descrizione di ogni tempio, edificio, costruzione, non ce né motivo, è un luogo visceralmente emozionante, c’è qualcosa di inspiegabile e magico, altro che immagini, documentari e film, è l’opera umana più bella vista sin ora, ogni pietra, ogni bassorilievo, immagine, forma, parlano una lingua invisibile, impercettibile, per non parlare di quella mistica fusione con la natura che per centinaia d’anni l’ha tenuta nascosta, protetta, modificata e assimilata nelle sue geometrie...è indescrivibile.
Siem Reap è una cittadina nata esclusivamente per Angkor, per “parcheggiare” i turisti e accontentare le loro smanie, le poche vie del centro sono lo specchio del vecchio continente, bar, ristoranti, massaggi e souvenir, nemmeno il mercato (tranne quello gastronomico) mi incuriosisce quindi…partenza per Phnom Penh.
Per pranzo sostiamo in un villaggio con il solito ristotrash e i bacarozzi farciti nel buffet, ma stavolta quello che mi colpisce, oltre l’improvvisa materializzazione di persone senza arti e in divisa militare in cerca di elemosina, è una bambina di circa 7 anni che gioca poggiata ad un muro.
Gioca con qualcosa tra le mani che da lontano sembrano giocattoli colorati…da vicino si rivelano una mantide religiosa di un verde accecante grande come una barbie e una farfalla gigante con le ali forate.
La dolce bambina sorridente sta dando da mangiare a ciccio bello…brrrrividi.
Arriviamo a Phnom Penh e mi faccio lasciare nei pressi del Boeng Kak Lake, dove si trova la guest house indicatami da Reiji, il curioso giapponese conosciuto a Siem Reap che gira da tre mesi l’Asia con uno zainetto tipo invicta mezzo vuoto, grande penso io, ma appena raggiungo il luogo consigliatomi percepisco subito la mancanza di realtà del nipponico.
L’area intorno al lago è praticamente uno scannatoi per turisti di 500 mq, 3 stradine minuscole piene fino all’inverosimile di agenzie, tuk tuk e motobike assordanti e menzogneri fino al midollo, ristoranti western e guest house, quest’ultime economiche vero, ma costruite “palafittatamente” sull’acqua e parecchio traballanti.
Mi sistemo in questa baracca proprio nella “suite” sul lago, ma dopo la notte passata ad ascoltare gli incessanti "lavori" tra tetto, muri e travi dei roditori giganti ospiti, decido di spostarmi nella comoda, pur se microba, camera dell’edificio di cemento accanto…e pagando di meno per giunta, nipponici!!!
Passo 4 giorni girando per la città ma in un clima allucinante per via della nevrosi suscitata dalla continua, inarrestabile insistenza con cui i motobikers e tuktukkari ti fermano; è una cosa insostenibile specie nelle vicinanze di un zona turistica, mai provato così fastidio in tutto il viaggio, ogni metro, cm, ti seguono e ti chiedono addirittura perché.
Inutile spiegare loro che visitare un luogo vuol dire camminarci ed osservare, ti dicono sorridenti you froreigner, motobike????J
NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
La città non è male come pensavo, solo un pò troppo occidentalizzata, piena di edifici e compagnie straniere, negozi e ristoranti cinesi, auto e moto, una trafficata e complicata città.
La zona davvero carina è quella vicino al museo ed il palazzo reale (visita interna al palazzo assolutamente da evitare, interesse zero, specialmente la silver pagoda che di silver ha solo 4 piastrelle di argento spesse come il domopak alluminio e coperte da tappeti!!) li ci sono anche parecchi alloggi e locali carini, anche se i prezzi sono un po’ più alti.
La città non offre molto da vedere tranne i musei, il Wat Phnom, tempio sulla collina nel centro città, che pur essendone il “cuore” non mi ha suscitato interesse, il museo del genocidio S-21 e il Choeung Ek, uno dei Killing Fields, i campi di sterminio dei khmer rossi di Pol Pot…
Ho visto solo quest'ultimo, letto le storie e le atrocità, viste le fosse delle quasi 10000 persone trucidate atrocemente per risparmiare i preziosi proiettili, maggiormente donne e bambini, sconvolgente, come la stupa di plexiglass contenente circa 5000 teschi e il piccolo museo che mostra tra l’altro una breve descrizione del processo agli esponenti del regime.
30 anni sono passati, un processo farsa così come tutti quei falsi, tronfi benefattori occidentali delle “nazioni unite” che hanno lucrato e approfittato in tutti i modi (e continuano a farlo) di un paese e di un popolo che ancora oggi porta negli occhi i segni di quel recente terribile passato.
Che vergogna l’uomo, gli interessi, il potere, il danaro...provo un orrore pari a quello che provo per gli assassini, un orrore che non tormenta solo il corpo e la mente ma priva di qualcosa di più profondo...l'anima.
Killing fields, Choeung Ek, l’ingresso è a pagamento e ovviamente gestito da una società straniera.
Nefando.
ciao Andrea,
RispondiEliminasiamo solidali con te nella guerra contro i guidatori di tuk tuk, alla fine vinceremo!!
la katia li odia con tutta se stessa e ora ha il divieto di parlare con loro perche' si infervora dopo 1 secondo. io intrattengo le relazioni diplomatiche se no va a finire che qualche giorno lei ne incendia uno..
saluti
Ale e Katia
....eh, immagino, io ho adottato tutte le metodologie orientali in mio possesso ma...ogni tanto ero li per li per sparare onde energetiche in ogni direzione...vita amara per i falang...un abbraccio e fatemi sapere dove siete ok???
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