"Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché.
I loro desideri hanno le forme delle nuvole."

Charles Baudelaire

Percorsodiviaggio


Visualizza ormediviaggio...sul mondo in una mappa di dimensioni maggiori

martedì 14 settembre 2010

C'eravamo tanto odiati ma alla fine...

Turisticamente mi metto in cammino setacciando la fantomatica città in cerca dei luoghi d’interesse, primo fallimento le Petronas Towers; arrivo tranquillo e mangiato verso le 12 ma non mi fanno entrare (e che pillole).
I biglietti per assistere all’imperdibile spettacolo sono contati e solo i pochi “fortunati” che appestano l’ingresso (di questo bieco enorme centro commerciale costante dimostrazione del vuoto umano) fin dalle prime luci dell’alba hanno il privilegio di guardare la città dall’alto…alto, saranno 30 piani.
Impettite, ma col velo, le signore mi mostrano le foto della ressa del mattino.
Se vuole il biglietto deve venire alle 7, non immagina quante persone vogliono salire su.
Si si, mo me lo scrivo…
Mi aggiro per le strade di questa moderna città ma tutte quelle scritte, pubblicità, colori, palazzoni, monorotaie, messaggi subliminari, suoni, ect, mi fanno venire il mal di testa, quindi decido come sempre di ispezionare il lato ”b” immediatamente dietro le apparenze.
E infatti come di consueto tra le viuzze subito dietro le facciate intravedo la normalità.
Donne sulla strada con sgabelletti proprio fuori dalle cucine dei super ristoranti che puliscono verdure e lavano piatti nelle bacinelle di plastica, sorridenti e simpatiche come sempre, gruppetti di adolescenti alternativi, sporcizia, palazzi devastati, sorci, scimmie che rubano cibo dove possono (visto che il cemento gli ha tolto spazi e provviste), invitanti luridocarreti di cibo, poveri e mendicanti…insomma la solita Asia, gli puoi rifare le scarpe, il mantello o “insegnare” chissà cosa, batte sempre col suo cuore…bene.
Finito il tour dei vari Merdeka, lake garden, central market, moschee, templi e tutto l’ambaradan, decido di cambiare ancora g.h. (nonostante in una delle mie ricerche mi sono un po’ vergognato quando un gentile monaco dello Sri Lanka, convinto che fossi un ospite della pulciosa dimora, mi ha guardato indegnamente dopo che gli ho detto che per me era troppo costosa…pensava lo prendessi in giro, un monaco, non mi sopporto più!), ero si induisticamente vicino ma non proprio nel cuore pulsante.
Mi trasferisco a Little India, sede dei miei pasti, delle mie birrette economiche, del dolce suono dell’olio da friggere e dell’atmosfera che solo i figli di bollywood sanno darti…e poi la g.h. è la migliore trovata in città.
Sono stato anche alla piscina comunale dove (ovviamente) non mi hanno fatto entrare con i miei bermuda e costretto ad affittare un costumino aderente abbastanza effeminante (e dire che le donne avevano velo e muta) e come giaciglio del comodo cemento armato ai bordi; c’è un bel prato nei pressi a dire il vero, ma con divieto di entrata.
Ma chi è il sindaco Cetto Laqualunque??? non li capisco sti malesi.
Il lunedì vado all’ambasciata ma non prima di passare al centro assistenza per cambiare la tastiera del mio laptop (da un po’ mi dava problemi impedendomi di scrivere ed aggiornare il blog) e anche senza garanzia me lo fanno gratis, bravi pischelli psichedelici!
Arrivo con i miei usurati pantaloni lunghi pakistani ed entro.
Il gentile impiegato mi vede e senza farmi fare fila e biglietto mi chiama da una parte del vetro.
Piuttosto scuro in volto ed imbarazzato mi dice che il supermegavisore non ha avallato la domanda di due mesi per il visa, ha tentato di spiegare la cosa ma nulla, me ne può dare uno come per il VOA (visa on arrival) che posso fare in qualunque punto dell’Indonesia decida di entrare (e pagandolo la metà), mi rimborsa e mi rassicura sulla possibilità di estenderlo una volta nel paese in qualunque immigration office.
Si scusa e mi saluta.
Beh ci ho provato, sapevo che sarebbe stata dura ma ci avevo creduto,  no problem, valuterò il da farsi una volta li tanto è sempre così, quando pianifico vanifico…tranne la partenza per Malacca.
Il bus mi lascia nel mezzo del patrimonio Unesco, tanto per cambiare.
Il centro è tirato a lucido come una bomboniera da matrimonio, “quasi” cozza con i 7 km di città fatti pocanzi però è davvero gradevole.
Cerco l’alloggio consigliatomi dal monkey tra le belle vie del centro.
Arrivo ma non lo vedo.
Nei pressi leggo un mini cartello con scritto House of Kititto, un anziano signore intento a braciare spiedi di porco mi fa cenno di salire, 2° floor mi dice.
Potrei non fidarmi?
Arrivo al secondo piano ed entro in una bisca fumosa, un capellone sessantenne mi dice che ho sbagliato (ma come??) mi accompagna al piano di sotto, li è la g.h.
Il piano terra è il primo piano.
Entro e mi accoglie un simpatico ragazzo, si chiama Kent, mi mostra l’abitazione.
Quattro camere, due bagni, una cucina ed un salone che è l’entrata.
Il dormitorio è composto da due letti, 2,50 € a notte, dopo 3 notti una è gratis, dopo 5 due gratis, acqua, caffè, lavanderia…ok la prendo!!!!
Praticamente è un homestay molto home e parecchio stay.
Kent è malese del Borneo e la moglie Monica malese giornalista, sono due angeli in terra, cordiali, disponibili e altruisti al limite del comprensibile.
Da soli 6 mesi hanno preso in gestione quella che era inizialmente una grande g.h. fino a quando i precedenti padroni non si sono separati e con loro anche le mura.
Immediatamente perlustro la città, vicino la g.h. ci sono molte moschee e scuole musulmane, persone più distese di quelle incontrate sin ora, sorrisi, occhi amici e ristoranti :-).
La parte “patrimonio” è davvero bella e piena di turisti, un po’ irreale a dire il vero.
Subito mi dirigo verso la collina dove c’è la chiesa di San Paolo costruita dai portoghesi nel 1521, di cui Terzani parlava nel suo libro descrivendola come un posto tranquillo dove leggere all'ombra gli alberi e dove si respirava ancora l'aria della vera Malesia...
Oggi quel panorama è soltanto un ricordo e la chiesa (quel che ne rimane) per tutti non è altro che la tappa di un tour con tanto di ridicole foto ricordo e priva del dovuto rispetto, da parte di tutti, come se io andassi a Varanasi o Esfahan a fare foto stupide con gli amici arrampicandomi indisturbato ovunque senza curarmi minimamente del significato del luogo, amareggiato.
La città mi piace parecchio nonostante la falsificazione storica degli edifici, quei strani rumorosi riscò e tutte le mostruosità che stanno costruendo dopo la certificazione Unesco, non lo dico io ma gli abitanti, poi è palese.
Tra la bella Chinatown e la solita buonissima Little India, very little qui, ci sono di mezzo i canali…
Ahimè inabitati da ogni razza di pesce esistete sul pianeta per via dell’incredibile sporcizia dell’acqua, tranne che per lui, il varano!
Principalmente "bazzicano" nei pressi del canale dove sono le abitazioni dei più poveri, quelle baracche di legno che hanno pensato di nascondere con delle tendine di luci di Natale..eh...ma praticamente sono ovunque, anche nei piccoli canali fognari che come in tutta la Malesia sono all’aperto; vere e proprie brutture estetiche ma ancor più pericolose trappole, come in Iran e Pakistan (ma che è un must musulmano?).
Nella g.h. c’è solo un altro cliente, Silka, tedesca trentottenne yogista/salutista/meditazionista/serista e amante di Cherating, poche parole tra noi, doveva stare qui 3 giorni ma ormai sono due settimane che predica la fuga e non sa dove e perché andare…mah.
Poi un giorno è arrivato Johnnie neozelandese di origini irlandesi, insegnante di matematica all’università di Auckland e robocop fuori dai movies, dorme nel “dormitorio” con me, lui fa flessioni e piegamenti, io ronfo e rifletto sul perché di molte cose, ma senza “radici quadrate”…due mondi lontani.
Ad ogni modo alla house si sta benissimo, passiamo le giornate praticamente tutti insieme, Kent e Monica ci illuminano sulle tante “angolazioni” del paese, le diversità celate dal solito 1, mi leggono mani e piedi e traducono finalmente i vari fogliettini rimediati nei templi buddisti (e tutti assolutamente azzeccati), ci portano in giro per la città facendoci vedere e conoscere luoghi più veri come il mercato musulmano fuori dalla città vecchia (è iniziato il ramadan con i relativi muezzin che cantano tutto il giorno sotto la finestra, siamo proprio sopra la moschea principale) dove ogni pomeriggio centinaia di persone si ritrovano per acquistare cibo in attesa del tramonto, un tripudio di odori, colori, fritti, musica e gente sorridente, nonostante il digiuno.
Abbiamo assistito con loro anche ad una festa cinese organizzata tra le viuzze di Chinatown, come cerimonia hanno fatto un gran falò con banconote finte e per cena…canne di babù alla brace e porchetta, dopo 10 mesi sono riuscito ad azzannarne un pezzo, ah, D’io benedica il suino.
Un paio di sere abbiamo anche cucinato insieme e ci siamo dedicati all’ hotpot (o hotboat, ognuno lo chiama come vuole), pietanza vista precedentemente nel mio girovagare asiatico, davvero gustoso e soprattutto conviviale.
Siamo partiti a fare la spesa (al frequentatissimo carrefour, anche qui, tristezza) e tra le varie cose acquistate per la cena ho fatto una piacevole conoscenza, la tapioca chip…no tarapiotapioca come dico sempre ai scocciatori di strada, bensì vere e proprie “patatine” ma decisamente migliori…ormai sono dipendente, anche perché credo facciano meno male…credo, me lo sono inventato :-).
Torniamo da fare la spesa con tutte le buste piene di verdure, pesce, carne e quant’altro, ma proprio una volta fermi con la macchina parcheggiata sotto casa mentre stavamo scendendo, odo uno strano rumore, come di pera matura, mi volto e non vedo nulla, abbasso lo sguardo e vedo le due buste bianche della spesa appoggiate ai lati del canale sul bordo della strada, due mani e la testa lucida di Johnnie....si è scatafrantumato dentro il canaletto dell’acqua, tento di aiutarlo ma con un movimento stile parallele di atletica me lo trovo barcollante davanti a piedi nudi e vagamente infangato, lo avevo detto che sono pericolosi???
Fortunatamente è alto e "palestritico" quindi non si è spezzato in due parti ma ha rimediato solo qualche graffio e contusioni varie e un pò di celato spavento, ma tutto ok la cena è salva…
Alloraaa ti muovi che ho fame????
:-D

Andrea, Malacca

3 commenti:

  1. Hello there,
    I can see that you have a GREAT time in Malaysia, especially in Malacca.
    Wish to see you at House of Kititto and enjoy your journey of life + travel.

    Love and hugs,
    Kent & Monica
    House of Kititto

    RispondiElimina
  2. Sono capitata per caso nel tuo blog e l'ho trovato davvero interessante!Sei riuscito a trasmettere l'essenza del tuo viaggio e così ho pensato di condividere la tua esperienza con i nostri viaggiatori.
    Spero non ti dispiaccia se ti ho linkato al nostro sito di viaggi TRIVAGO; credo sia molto utile per meglio comprendere la bellezza di questi luoghi.
    Spero ci verrai a trovare!

    RispondiElimina
  3. ciao "trivago", grazie per le tue parole e spero che il mio blog possa in qualche modo essere utile.
    ho visitato il tuo (vostro?) sito, ma ad essere sinceri ho trovato qualche difficoltà nella navigazione, a parte il comparatore di prezzi per hotels...
    puoi aiutarmi? magari mandami una mail ok?
    grazie ancora
    Andrea

    RispondiElimina