"Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché.
I loro desideri hanno le forme delle nuvole."

Charles Baudelaire

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venerdì 3 settembre 2010

I Ratti di Mompracem

Svegliaaaaaaa!!!! Devi scendere qui!
Mi dice la gentile mamma del piccolo bambostro irrequieto con cui ho giocato gran parte del viaggio, fin quando la stessa non gli ha dato due saraghe sui glutei concedendomi così il meritato riposo.
Sono a Georgetown nel minivan che ho dovuto contrattare a Hat Yai, inizialmente dovevo prendere il treno ma alla stazione mi hanno sparato un prezzo più alto e per giunta sino a Butterworth (valore del burro???)!!! 
Mi scaricano in strada alle 15 di una qualunque torrida giornata tra petulanti signori che mi chiamano ovunque per offrirmi un alloggio.
Io ancora assonnato mi accendo una sigaretta e seduto sullo zaino tento di capire dove sono.
Non ho letto informazioni o stampato mappe, nulla, in lontananza vedo un vicolo, Love Lane, vicolo dell’ammorre, un segno??? (si d'er monopoli).
Mi incammino e dopo poco trovo una g.h. economica con un dormitorio, il padrone mi dice che a breve lo vuole smantellare e farci altre stanze (?), dopo averlo visto gli do ragione.
Il reparto “fine delle grazie in Malesia, provate Lourdes” è una logora stanza con 10 letti ed un lavandino, i residenti sono vari e quasi tutti "accappottati" nel letto, buongiorno…
Mi danno un lenzuolo e mi chiedono 10 ringgit, ok.
Con il “velo pietoso” (è proprio  il caso di dirlo) copro l’esausto materasso e mi concedo una doccia riflessiva, domani cambio alloggio!
Tra i mitologi della residenza c’è anche lui,  Adriano detto "er pirata",  romano di San Lorenzo esiliato in quel di Penang per via di un problema con il visto thai (in Malesia concedono tre mesi di permanenza gratuiti, in qualunque modo si raggiunga il paese non c’è bisogno di visto) .
Raccontare la storia di quest’uomo è assolutamente impossibile; ex tifoso di curva sud, ex paracadutista, ex ristoratore, ex incidentato (per ben due volte), ex dato per spacciato, si è e dato all’Asia e al buddismo (un po’ a modo suo a dire il vero, per giunta “iniziato” vicino Casaprota, piccolo il mondo eh...), ha trascorso gli ultimi 9 mesi in meditazione presso vari templi thailandesi ed ora è in attesa del visto per l’India, ultima tappa del suo migrare…forse.
Immediatamente mi metto a girare per la città in cerca di una nuova dimora ma soprattutto cibo.
Adriano mi consiglia un posto dove va lui tutti i giorni per l’unico pasto della giornata, quello delle 12, come da vita monastica buddista, e non sbaglia; esagerata porzione di riso e varie verdure servito sulla banana leaf e mangiato senza postate, cioè con le mani, e acqua di "pura" fonte, il tutto meticolosamente indiano per la modica cifra di 1 €, mi sembra di essere tornato a Calcutta…Dio benedica l’India, con tutto il rispetto per la cucina thai e le buone maniere!
Little India è davvero India, le persone sono indiane (anche se malesi di generazione), i suoni, i profumi e le assurdità quasi le stesse, mi piace un bel po’.
Poco più in là Chinatown con i suoi vecchi splendidi palazzi, le botteghe con le tipiche persiane in legno, i banchetti di cibo, di the e i venditori di ogni genere; il tutto circondato da grattaceli in lontananza da una parte ed il mare dall’altra, ha davvero un gran fascino questa città, non credevo.
Il padrone della bettola ne ha un altro paio sulla stessa via e mi concede un stanza singola per 18 ringgit con wi fi free proprio qui accanto, accetto e mi trasferisco nella cella singola.
Le giornate le trascorro girando come al solito e facendomi trasportare dalle contraddizioni di questi primi giorni malesi, tra differenti etnie, religioni e colori, il tutto sotto la stessa bandiera e sotto lo stesso numero, l’1.
Ovunque si manifesta tramite slogan la necessità di coesione tra le differenze.
Malesi popolo di musulmani, maggioranza della popolazione e detentori del potere, indiani e cinesi di origini e con forte senso di appartenenza, cristiani, stranieri…
Dalle pubblicità sorridenti e confortanti in strada, nelle tv, nelle radio, tutte all’insegna dell’ 1, tutti sotto un'unica bandiera…”sotto” è il caso di dire perché nella realtà non è così...ma questa è un'altra storia.
Comunque ci sono anche i ratti più grossi e disinvolti mai visti, sfacciati!!!
Prima di lasciare Penang non potevo non contattare Marco il monkey, altro giramondo italiano stanziato qui a Georgetown ormai da un po’ (troppo?)
Sono stato suo ospite, e di Kitt, per un paio di giorni in cui sono state affrontate tematiche ideologicominchiatiche così profonde e complesse da non poter essere rivelate in questo momento storico.
Quel che ne è scaturito, comunque, potrà in futuro salvare l’umanità.
Tempo al tempo e…che la serenità regni sovrana.
Ciao Marco, grazie ;-)
Dopo 8 giorni saluto la città, Adriano, Marco e le altre anime inquiete.
Il piano era di scendere lungo la costa ed arrivare sino a Malacca, ma dall’altra parte che c’è?
La curiosità mi ha spinto ad est e come consigliatomi anche dal monkey faccio tappa alle Perhentian Islands.
Viaggiare in Malesia è effettivamente comodo, bus, strade e tutto il resto sono efficienti e moderne, anche troppo.
Primi produttori di olio di palma del mondo, ci tengono lo so.
Sapevo della famigerata aria condizionata malese ma non avevo idea che si viaggiasse in una tormenta.
Inutile chiedere di abbassare l’aria!!!
Vedevo le persone alla stazione con maglie, coperte, moon boot e pelli di yack ma non potevo immaginare tanto, ed io solo con il mio sarong e la fascetta per i capelli, ibernato!
Dopo una inutile notte a Kota Bharu (utile solo a comprendere che: la quasi totalità degli abitanti sono musulmani e con lo “stile” di vita che ne consegue, ci sono un KFC e un MC’D per ogni abitante, i sorci si limano le unghie sui marciapiedi, i prezzi sono elevati!!!) nel pomeriggio mi imbarco a Kuala Besut e arrivo a Pulau Kecil, la più piccola delle due isole ed anche le più economica…umm…
Mi faccio “lanciare” a long beach in cerca di sistemazione e visito tutte le strutture della spiaggia, circa 60 in 50 mq, tra l'immane massa di umani occidentali riversa sulla spiaggia, tutte hanno prezzi elevati (per me!).
Trovo in fine un letto in un dormitorio proprio in riva al mare per 30 ringgit!!!
Alex, il ragazzo che la gestisce, è francese atipico e simpatico, vive ormai in Malesia da qualche anno deciso seriamente a starci!
Subito troviamo un intesa nonostante la rivalità calcistica (viste anche le rispettive figure della coppa passata), che sarà fondamentale per la mia permanenza.
L’isola non ha strade, non ci sono veicoli, si attraversa da parte a parte grazie ad un sentiero in mezzo alla giungla, ad ogni modo da qualunque punto si guardi è meravigliosa.
L’acqua turchese, pulita, trasparente, coralli, sabbia bianchissima e vegetazione rigogliosa…sogno.
L’esplorazione di rito parte l’indomani e come da “capro…copione” pur di non pagare il taxi boat passo l’intera giornata a camminare tra gli unici due sentieri attraverso la giungla, tra il sali e scendi continuo, gli infarti provocati più dai varani che dalla fatica (fino a 150 cm di lunghezza!!!), piccoli bungalow nascosti e suggestive calette deserte dove rigenerarsi; arrivo sino al villaggio dei pescatori, unico luogo abitato.
La strada finisce qui!!!
Come? Vedo la mia spiaggia da qui, non sarà più di un km.
Taxi boat o torni indietro…
Facile immaginare il capronico epilogo!
L’indomani mi concedo la mia prima, vera giornata di snorkeling, con la maschera!
Insieme a tre cinesi anemiche ed incredibilmente imbranate trascorro la giornata tra le meraviglie degli “abissi”, tra l’inverosimile e suggestiva varietà di coralli, nuotando tra pesci di ogni colore e dimensione, barracuda, squali (non più di un metro e mezzo) e tartarughe marine giganti.
Come fluttuare nella fantasia.
Il divertito e gentile ragazzo della barca doveva ogni volta venirmi a ripescare, mi sentivo come un bambino nella fabbrica di Willy Wonka.
Non avrei mai immaginato di rimanere rapito da una cosa simile, ma sbagliavo.
Stupito ancora una volta dalle meraviglie di questo Mondo.

Andrea, Perenthian

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