"Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché.
I loro desideri hanno le forme delle nuvole."

Charles Baudelaire

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mercoledì 13 gennaio 2010

Ràvanasi



...il girone dei gironi...
Sono partito da Delhi con un piccolo ritardo, 4 ore, purtroppo non posso chiedere altro al Dio dei treni, in “stanza” siamo io, due giapponesi, un coppia di argentini e una coreana, finalmente ho prenotato il mio 1° letto sul vagone non potevo reggere altre 14 ore come l’ultima volta, e se non fosse per lo stinco lasciato sulla pseudo scaletta della branda e l’elemosinatore presentatosi vestito solo con una copertina sulle spalle e delle catenelle come “intimo” (che a momenti veniva scaraventato dal gigante sud americano fuori dal finestrino)  tutto è filato liscio.
Appena scesi alla stazione e verificate le condizioni del piazzale la coreana un po' sbalordita ha deciso di seguirmi per cercare un alloggio (anche se credo non avesse ben capito cosa intendo per cheap!).
L’impatto con la città  è stato piuttosto forte, traffico e caos sono inverosimili ma alla fine abbiamo trovato una Guest house abbastanza vicina al fiume, come al solito breve contrattata e…il giorno dopo Kyungwon è fuggita, non è che avesse tutti i torti è in vacanza per un mese, vorrei vedere.
Varanasi, una delle città abitate più antiche del mondo nonché sacro luogo per gli indù, qui si interrompe la vita fisica di molti indiani (tranne che bimbi inferiori a 10 anni, donne incinte e  uomini santi, loro vengono lasciati integri al fiume…), molte famiglie accompagnano l’ultimo viaggio dei loro cari, li trasportano su delle lettighe coperti da un velo arancione (di solito) per poi bruciarne i corpi sulla riva e gettare i resti tra le braccia di Madre Ganga.
Tutto questo per 24 ore al giorno, tutti i giorni , più di 400 corpi arsi per liberare il karma, tra riti, cerimonie, templi e turisti (tranne che nei due ghat dove si tengono le cremazioni, si può assistere ma assolutamente non riprendere o fotografare, le famiglie possono uccidere per questo).
Nonostante la religiosità del posto anche qui non mancano “figure particolari”, dicono di essere dei volontari che spiegano ai stranieri cosa stia accadendo e perché, naturalmente dietro piccola donazione e proprio davanti alle pire funerarie, sinceramente non gli ho dato retta, non so non mi sembrava il luogo (non so nemmeno se siano veri, non credo, ma quando ne vedi arrivare uno dietro l’altro con la stessa cantilena in inglese il dubbio viene).
La cerimonia lascia un po’ impressionati, il corpo, avvolto da lenzuoli bianchi e adornato di fiori gialli e arancioni, viene prima portato sulla riva e bagnato con l’acqua del fiume poi adagiato tra i ciocchi di legno mentre molte persone si radunano intorno ai tre punti in cui vengono posizionati i corpi, familiari, amici, curiosi, coloro che preparano il legname e mantengono il fuoco vivo (ci vogliono 3 ore almeno per bruciare un corpo), dietro, in alto, c'è il luogo dove viene acquistato il legname, viene scelta la qualità del legno in base alla “casta” (quindi dindi), così come la posizione dove bruciarli (quella delle caste merita una spiegazione a parte, nonostante il governo abbia ufficialmente bandito ogni differenza tra gli uomini, come in molti casi non è così anzi, qui è piuttosto forte e non parliamo delle donne, c’è troppo da scrivere…), il tutto vicino ai venditori di tutto.
La città è un formicaio impressionante, da una parte quella “moderna” con strade intasate dagli autorickshaw e motorini, negozi, banchetti, università, banche, ospedali, qualche moderno centro commerciale e tempietti, dall’altra l’old city sulla riva del fiume, un fitto labirinto di stradine e viuzze satura all'inverosimile davvero infernale, colmo di negozietti, animali, ristorantini, degrado, caffè, normalità, artigiani,  è così angusto che il tutto viene trasportato a mano o al massimo con dei carrettini spinti da uomini, sempre che non si incroci la solita vacca che ostruisce il passaggio (che oltre a ravanare con tutti gli altri, compresi bimbi per gioco, genitori per selezione e vendita a peso... adorna le viuzze con i sacri doni, anche se molti li riciclano tramutandoli in pellet), ma è sempre questa l’India.
Molto della città si svolge presso la riva del fiume, quella occidentale naturalmente l’altra è considerata impura, dall’alba al tramonto è un brulicare continuo di persone su e giù per le scalinate dei ghat.
Chi compie le abluzioni con relativi riti, i venditori di ogni sorta, maggiormente collane di fiori da offrire alla grande madre e candele da far scivolare con la tua preghiera sul fiume, gli sadhu, i dispensatori di risposte (i più ai margini con imponenti cilum, loro possono, nonostante la severissima legge indiana a tal proposito sono considerati uomini di bene, una specie di santoni…capito?), guide per ogni angolo, “barcaroli” di ogni taglia e prezzo, aquiloni (dopo il cricket gioco nazionale, milioni di colori e plastica per i cieli dell’India), artisti di strada occidentali, massaggiatori improponibili e suonatori di bongo nippo-coreani, (ci sono vicoli con indicazioni totalmente per loro,ristoranti, guesthouse, negozi, una vera e propria comunità), le immancabili vacche, le capre con la polo, i cani randagi, zero gatti, e la laundry service…si una mattina dopo aver lasciato alla mia g.h. i panni da lavare mi sono diretto per un giro sulla riva e ho “notato” milioni di panni stesi, ovunque, e vicino alla riva uomini e donne intenti a purificarli nelle sacre acque del Ganga (che con tutto il rispetto sono putride e melmose) per poi "finirli" sulle pietre, dopo qualche passo e una foto, un dubbio...ma i miei…ok i carboni attivi ma, veloce corsetta sui 5000 gradini del mio ghat e indumenti salvi, faccio da solo grazie.

Sono stati ancora una volta giorni di totale privazione personale, tutto viene assorbito dalle continue emozioni e rimane difficile esprimere quel che vedi, senti, ascolti, dalla strada, dai ragazzini, dai ragazzi, dagli adulti che ti fermano per chiacchierare, nella tua mente rischi sempre di giudicare troppo razionalmente quello che dinanzi ti appare così…
Allora tutto ti sembra normale anche se appena volti lo sguardo il normale muta.
Negli gli occhi dei bimbi specialmente, scalzi della loro normalità, privati della loro spensieratezza, occhi furbi e svegli quelli di coloro che purtroppo devi schivare (ma sempre bimbi sono...), perché come mi hanno detto più volte fanno parte di una “mafia”tollerata e non si aiutano così, alle volte gli infliggono maggiori  privazioni fisiche solo per elemosinare di più (agghiacciante).
Occhi vividi e dignitosi quelli di coloro che ugualmente poveri e scalzi, “buffi” nei loro vestiti di 5 anni più grandi, trovi nei negozi dei genitori, nei forni, dietro i banchi dei mercati, a scorrazzare per le vie o ad accudire goffamente fratellini più piccoli mentre loro hanno smesso di gattonare il giorno prima.
Li vedi davanti le scuole “minori”, con le minori divise, sui trabiccoli che pedalano con gli “zaini” rattoppati sulle spalle o ancor più quando si riuniscono dietro l’unico edificio che non sia una baracca, seduti in terra, all’aperto, di fronte ad una lavagna di cartone con una donna o un ragazzo ad insegnargli da che parte della strada stare…mentre il religioso di turno, a pochi passi, accende il fuoco vicino al suo sacro albero.


Nel mezzo di questo vortice continuo, implacabile, tra sacro e profano, in questa perenne fusione di grazia e oscenità difficile da comprendere, come sempre, i miei occhi, il mio cuore e la mia mente si perdono...troppo deboli per apprezzare a pieno questo meraviglioso dono…


Andrea, Varanasi




2 commenti:

  1. Ben tornato a scriverci la vita. Quanta poverta'; non credo che riuscirei a guardare, mi e' difficile leggere ed immaginare, accattonaggio, miseria, l'infanzia rubata... Deve essere il paese delle contraddizioni: si parla tanto dell'India come futura potenza che scalzera' i grandi di oggi, forse a Bombay troverai questa realta'. Comunque, alla fine di tutto, una cosa l'hai imparata anche qua: che l'importante e' che ti lavi i panni da solo..... Baci Pat

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  2. da imparare c'è solo il giorno dopo, tutto non è così come sembra, cioè lo è, ma è molto di più, di certo non sono in grado scrivere tutto ma...non è così male credimi..e non immagini quanti panni lavo!!!
    invierò foto
    baci :-)

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