"Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché.
I loro desideri hanno le forme delle nuvole."

Charles Baudelaire

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martedì 9 febbraio 2010

C’era una volta Kathmandu


Kathmandu, sei anni dopo…
Sei anni sono passati da quando non facevo che parlare del Nepal sognandone gli spazi.
La voglia del paese più alto del mondo, di aria, di quiete, di solitudine, di mistiche presenze, di Shangrila.
Sei anni sono passati come un treno, carico di amore, nuove amicizie, lacrime e sorrisi, gioie immense e dolorose malinconie, sei anni in cui ho riacquistato il sorriso e la speranza dopo periodi di profondo dolore e solitaria tristezza, sei anni di vita, nel bene e nel male...



Mi riprendo dalla due giorni ai confini dell’aldilà verso le 14 e cerco di capire dove sono.
La guest dove sono alloggiato mi è stata straconsigliata da Hanan, ragazzo israeliano della combriccola di Sutter e da Kim, il curioso giornalista tedesco che il giorno della partenza mi è piombato in camera per salutarmi, assicurarsi che venissi qui, dirmi di stare attento per il mio viaggio (anche i tedeschi hanno un cuore) e per confessarmi che sta maturando l’idea di trasferirsi definitivamente in India, Varanasi per l’esattezza, ha deciso di avviare un business di gioielli insieme alla sua donna indiana, vuole sposarsi (l’ho appena detto), c’ha messo due settimane a parlare ma…ci si può sempre riprendere dall’albo.
Non l’ho mai fatto fin ora ma la guest in questione lo merita, è la Yellow House, non figura nelle guide ed è appena fuori dal girone Thamel  incubo di ogni viaggiatore, è situata in una tranquilla collinetta isolata e ben curata gestita da una coppia svizzero nepalese.
È davvero molto carina, io sono nella camera più economica ovviamente, doppia, semplice, pulita e  con un grande bagno in comune con altre due stanze, discreto.
La tariffa è 300 rupie per notte, le altre camere naturalmente sono con bagno ect, e  costano dalle 400 alle 500 rupie, nulla.
Lo dico perché è la prima volta che pago una cifra così modesta per un ambiente del genere, in più i gestori e lo staff di ragazzi nepalesi sono disponibilissimi, simpatici e cordiali, merita alcune righe specialmente per chi conosce questa città.
Questa città…
Beh non me l’aspettavo così, in questi primi giorni ho girato in lungo e in largo a piedi e con mezzi pubblici (da panico) e mi piace molto però...in questo momento, spero per via della stupidità del solito governo, sta andando seriamente in malora.
In giro ci sono montagne di rifiuti lasciati li per via dei continui strike, la corrente c’è solo per poche ore al giorno, anche l’acqua è un problema (SIAMO NEL PAESE DELLE MONTAGNE, ora non sono un esperto ma…Stefano puoi intervenire?), ma la cosa davvero tremenda è l’inquinamento, nonostante non ci sia tutto questo gran numero di macchine tra polvere, generatori e scarichi di 1000 anni fa è come vivere con una nuvola che ti segue sulla testa, ti senti come Pig Pen amichetto di Linus;  Thamel rappresenta tutto ciò che non si desidera pensando al Nepal, un’educata smodata accozzaglia di negozi, ristoranti di tutto il mondo, bar con spogliarelli, centri massaggi di dubbia massaggiatura e locali superturistici in tutte le salse, con ai margini squallidi personaggi che ogni secondo non fanno che domandarti cosa ti serve o quale tipo di sballo desideri, il tutto condito con ragazzini che girano respirando diluenti (quello del bianchetto per capirci) da sacchetti di plastica e che barcollando ti chiedono soldi  o cercano di venderti ogni tipo di sostanza, e parlo delle 20;30 quando torno in hotel…così come l’illusionistica Freak Street, proprio attaccata a Durbar Square,  un tempo viale hippie e di tendenza ora…mah.
Ancora una volta l’altro lato del turismo, la contaminazione occidentale in un contesto che non lo riguarda, l’inappropriato dove non serve…
Fortunatamente non rappresentano tutta la città, ovvio, appena al di fuori in ogni via scopri piccoli tesori, 
Stupa o templi, angoli deliziosi e piazzette nascoste all’interno di sicuri palazzi, dove le famiglie si occupano del quotidiano e i bimbi giocano sorridenti, vanno a scuola e la vita procede semplice e normale.
Immediatamente mi sono dedicato all’altra “città” anche perché la zona di Thamel è davvero costosa (per il viaggio che sto facendo io naturalmente), non sono qui per 2 settimane e via.
E infatti basta guardarsi attorno buttare l’occhio un po’ più in là e si comincia a ragionare, a 3/5/10 minuti dall’inferno.
Pasti, internet, negozi, tutto a meno della metà, un terzo, e soprattutto nepalesi, tibetani, umani.
l’altra cosa sgradevole che purtroppo devo dire è la stessa riscontrata in India, la differenza di prezzo per la visita dei monumenti e quant'altro.
Ad oggi ne ho pagato uno, la Stupa di Swayambhunath, ero con due malesi indù mentre salivo la scalinata everstiana tra scimmie e infarti multipli e l’omino mi ha chiamato per pagare, i due si sono indignati e non so cosa gli hanno detto, si sono scusati per lui..due malesi!
Così come  Durbar Square, c’è un baracchino in mezzo con una tipa e un militare che chiamano i turisti per pagare, il primo giorno non l’ho nemmeno visto e sono stato in giro tutta la mattina a fare foto senza che nessuno mi chiedesse nulla, ma un giorno mentre attraversavo per andare al mio cheap internet point (15 rupie invece di 100!) mi hanno chiamato tentando di farmi pagare il transito, non me li sono proprio filati, nemmeno il militare, è inaccettabile non pago e da li ogni giorno passo faccio il giro di tutta la piazza e fotografo tutto, sempre le stesse cose tutti i giorni!
Idem per tutti gli altri, alla mega Stupa a Boudha paesino buddista incastonato in mezzo ad un polveroso quartiere, ho pagato l’ingresso ma era irrisorio, poi una volta nel monastero sono stato in giro con un monaco simpatico che mi ha fatto assistere ad un mantra per una coppia in crisi, fatto visitare il monastero durante l’ora di chiusura e offerto cibo, parlottando mi ha fatto notare le entrate “pubbliche” ai lati di quella principale dove nessuno ti fa pagare, quando vuoi tornare passa da lì (prima no è…), mattacchione!

Da li ogni volta che vado a visitare qualche luogo ispeziono la zona e trovo il pertugio o mi invento qualcosa per non pagare (come a Patan dove ho raccattato l’adesivo di un gruppo turistico con cui ho girato indisturbato risparmiando 250 rp!!!), non per cattiveria o furbizia ma sono tutte piazze pubbliche, con macchine, gente, luoghi di passaggio per raggiungere la stazione dei bus, la posta, l’ospedale e ogni volta dovrei pagare 200/300 rupie??? no no non avete capito proprio, è come far pagare ad ogni turista il tratto da piazza del popolo al Colosseo, ogni incrocio o numero civico, folle e ingiusto quindi…non pago!
Oltre che alla scoperta della città e dei suoi splendidi tesori, molti devo dire, questi giorni mi sono messo anche alla ricerca della verità riguardo al mio futuro attraversamento del Tibet via terra, la mia attuale preoccupazione (fossero tutte così eh…lo so).
Cosa che mi sta consumando il fegato 1° perché so che il governo cinese ha imposto la visita a modo suo, 2° perché non trovo nessun figlio del nulla che mi da alternative anche fuori legge e non parlo di agenzie sia chiaro, in questi giorni ho conosciuto e stressato più residenti che in tutto il viaggio, non ci posso pensare che nel 2010 uno non può fare due passi a Lhasa, prendere il treno e andarsene in Cina senza metodi da gestapo e tariffe obbligate, già arrivarci passando per i 5000 mt  e rotti è impresa ardua…!
Proprio mentre stressavo la città mi sono imbattuto in un cartello del governo, Tourist development e hotel menagment….(io ho letto solo touris…), non è un tour operator magari mi da info diverse.
Salgo e mi trovo davanti due stanze, in una un cucina tipo ristorante, gnam, nell’altra una scrivania con una ragazza e un divano con tre ragazzi che chiacchierano e mi fanno cenno di sedermi, vabbè staranno aspettando il turno penso io.
Uno dei ragazzi che leggeva il giornale mi comincia a fare le solite domande, di dove sono che faccio, che cerco, gli spiego la cosa e lui mi dice che è impossibile, si può fare solo in gruppo,  vabbè ma te che ne sai?
Continuiamo a parlottare e mi dice che l’ufficio che pensavo in realtà è la scuola alberghiera, ramo cucina…certo ci potevo arrivare…le info turistiche le dovrebbe dare la ragazza dietro la scrivania ma parla solo venusiano a gesti e fuori dai pasti.
Ok allora gli chiedo se mi possono insegnare almeno a cucinare qualche piatto nepalese visto che ormai sono qui, tra le risa degli altri lui mi dice no no è una scuola e poi costa poco qui il cibo, io gli faccio notare che siamo vicino Thamel e i prezzi non sono proprio amici, ma lui no guarda se vuoi te ne dico decine, ok , ma ora? si hai da fare? non trovo info almeno dimmi dove posso trovare cibo vero ed economico, seriamente? sul cibo non scherzo mai, sono italiano, ok andiamo.
Insomma sono stato con lui tutta la mattina in giro per Kathmandu in moto, mi ha portato a conoscere tutti i suoi amici, il college dove studia, il gioielliere sfigato, il capo partito comunista del distretto in conflitto con il governo, tutti i rioni nepalesi e tibetani, offerto tutti i the in tutti i posti dove ci siamo fermati e indicato tutti gli artigiani delle specialità culinarie, alla fine mi stava portando a conoscere la famiglia, ma oltre al fatto che mi sembra presto e non ci conosciamo abbastanza, alle due ho appuntamento con Deependra devo declinare, alla fine ci siamo scambiati i recapiti e io ho un nuovo amico nepalese da stressare J.

È bella la spontaneità tra esseri umani e non è così difficile come credevo fino a qualche mese fa…si respira davvero quando si è liberi semplicemente di farlo.

Andrea, Kathmandu

4 commenti:

  1. Il pantalone arancione è molto "peace and love" ma ... la felpa Nike è contro ogni buon senso!!!!
    pat

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  2. lo so pat, ma ho sempre gli stessi abiti di quando sono partito(pulciaro) :-)
    meno spendo più viaggio ;-)
    baci

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  3. Ho visto e rivisto molte volte il tuo volto, le tue espressioni, anche ieri sera tornata dalla palestra e non capivo cosa avevi di diverso, si sei sempre Andrea ma credo che ora hai nuovi occhi! (sempre belli!! Ovviamente!!...)
    p.s. i vestiti non contano!! vanno bene anche quelli "vecchi".....ah! ah!
    Roberta

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  4. Già te l'avevo detto dei nuovi occhi... si vede che mi sono rimasti proprio impressi!!
    Roberta!!

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