"Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché.
I loro desideri hanno le forme delle nuvole."

Charles Baudelaire

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sabato 13 febbraio 2010

L'essere intruso


Kathmandu ormai non ha più segreti, giro come un pazzo tutto il giorno e ormai nessuno mi chiede o offre più cose strane, passo i giorni a chiacchierare con i negozianti che non fanno che darmi info, consigli e aimè parole di realtà quotidiana, del re, del governo e dello strapotere dell’India…beh, ne parlerò magari.
In più non fann0 che offrirmi the (ma dopo tre mesi un bicchiere di bianco no è ????), sto diventando una teiera, anche perché vero che non mangio cibo di casa da quando sono partito, ma qui è tutto un chowmin, tipo di spaghetti ripassati su piastra con verdure o carne,  momo, tipo ravioli di carne o verdura ma cotti al vapore o fritti con salse assassine (ho la ricetta!!!), thupka, zuppa di verdure con chowmin o momo, Dhal, riso con verdure salse ect…  quindi il carboidrato è onnipresente.
Il tutto naturalmente a costi irrisori dai miei ristoratori di fiducia che non fanno che ingozzarmi o dalla signora dell’internt point che credo voglia adottarmi… insomma, mi sono inserito và.
Anche qui le persone sono incredibilmente socievoli e gentili come durante tutto il cammino fatto sin’ora, tre mesi son passati ormai, illuminanti e rassicuranti per certi versi, il mondo e la maggioranza dei residenti almeno non è così male, tutt’altro…
Sono anche andato alla scoperta della montagnella vicino alla città,  2200 mt circa, sotto lo Shivapuri National Prak (mi toccherà pagare un biglietto prima o poi, ma i prezzi sono allucinanti se confrontati con la vita quotidiana…), di sabato giorno off per molti abitanti che che si riversano nella valle per le scampagnate, ma io avevo voglia di solitudine di un luogo amico dopo lo smog cittadino.
Ovviamente sono partito con il bus pubblico, culla della civiltà, purtroppo come in India i bus sono fatti a dimensione lillipuffo e non avendo acquistato il biglietto prima mi sono ritrovato nel corridoio sopra sacchi di non si sa cosa, piegato in due per l’altezza microba del veicolo, per un’ora fino a Kakani tra la solita piacevole curiosità delle persone.
Il bus ti lascia ad un incrocio da cui puoi percorrere alcuni sentieri e raggiungere la cima, chi con moto, auto, bici o piedi…naturalmente io sono dotato solo degli ultimi.
Dovevo venire qui con Depeendra e famiglia ma il giorno prima c’è stato un lutto e nonostante lui volesse accompagnarmi comunque, visto che è in mezzo ad una foresta e senza indicazioni, ho deciso di venirci da solo.
Naturalmente il mio sesto senso sfigato mi ha fatto abbandonare la via asfaltata per portarmi dall’altra parte della cima dopo due ore e mezzo di cammino tra terrazze agricole, qualche montana abitazione e ruscelli da attraversare con la liana…però mi sono imbattuto in simpatiche famiglie, bufali di montagna  e bimbi curiosi, bello, un po’ inc….onia ma bello!

Alla fine sono arrivato ai verdi prati terrazzati da pic nic con gruppi di ragazzi e famiglie, senza fiato e con le ginocchia ormai da buttare…i pic nic nepalesi non sono proprio come i nostri, tutto è musica e tavolate, cioè non si tratta del solito pranzo al sacco ma di un sacco di bombole, pentoloni industriali, tavolate e cibo a profusione, una specie di multi ristorazione su 1000 mq di montagna sorprendente, anzi illuminante…un po’ come macchia da sole dei bei tempi, quasi familiare (miiiii macchia da sole….).
Dopo un breve riposino mi sono rimesso in cammino per tornare indietro, dall’altra parte del monte, mi sono fermato ad una locanda mentre scendevo tra semplici casupole e campi coltivati, odori che mi ricordavano quelli di casa, dei monti di casa, pensieri intimi e risate solitarie, militari e caserme, altra cosa curiosa in un paese così pacifico e tranquillo, per via dei maoisti purtroppo…arrivato dopo 5 ore al punto di partenza becco il primo bus che scende ed ovviamente è pieno, se vuoi vai su!
Ok, salgo sul tetto del bus con una 15ina di ragazzi, sacchi di riso e capre.
Appena mi hanno visto sono rimasti sbalorditi ed io sorridendo mi sono appollaiato tra la ruota di scorta del bus e le pecore, che giustamente impazzivano per via della velocità, delle curve, delle frenate, dei sobbalzi e dei strapiombi (loro), mi sono messo con il padrone a quietarle e questo ha scatenato la solita quantità di sguardi increduli  e sinceri dei passengers on the roff.
Da quei stessi occhi abituati a vedere uno straniero solo dal basso, dai finestrini del bus con a/c che solitamente li porta a spasso dall’albergo al luogo definito senza quasi mai sfiorare il paese che vanno a visitare, quel vetro che è come una barriera, un confine tra chi è sotto e chi è sopra.
Quante volte ci si trova a vedere i paesi che si visitano dall’alto di un bus? parlottando, commentando, sorridendo con qualche battuta, mai ci si chiede cosa pensano quelli che sono sotto e che vedono i stranieri con fotocamere, commenti sordi e sorrisi?
Beh, dall’alto del mio bus mi sono ammazzato di risate, chiacchierato con le poche parole di inglese che conoscevano, conosciuto tutti, schivato rami e fili elettrici, ricoperto di sorrisi e battute, saluti, come dai bus che incrociavamo anch’essi carichi di clienti sul tetto che non appena mi vedevano cominciavano a sorridere e salutare, credo non avessero mai visto un occidentale schiamazzare sul tetto di un bus per Kakani…è stato divertente, bellissimo e pregno di “comune” significato, i loro sguardi erano diversi dall’alto del loro bus, del “nostro” bus...

Andrea, Kathmandu

2 commenti:

  1. corri Brodo corri....che il tempo passa e il mondo è grande...e noi ti vogliamo rivedere presto.
    Stefano

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  2. grazie Sctef...non che io non voglia rivedervi ma...ho una gran voglia di continuare a riempire gli occhi di vita, finché potrò "correrò" lento e goffo su questo splendido prato...
    un abbraccio grande Stè, di cuore.
    o'bbodo!

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