"Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché.
I loro desideri hanno le forme delle nuvole."

Charles Baudelaire

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mercoledì 3 febbraio 2010

Il treno dei desideri…Hare Krsna!



Proprio quando non te lo aspetti, proprio quando segui la tua rotta c’è sempre qualcosa che rapisce la tua attenzione portandoti chilometri lontano, ma con grande stupore ti accorgi che alla fine hai fatto solo pochi centimetri di deviazione che ti lasciano migliaia di direzioni, emozioni...e con un sorriso appena accennato guardi in alto e dici, grazie.

Lasciare l’India mi costa non poco, ho preso il treno alle 15;45 stranamente in orario e con la mia branda prenotata, troppo perfetto.
Questa volta ho passato il tempo con Andrea nonostante un gentilissimo signore abbia tentato di comunicare con me avevo voglia di ripercorrere quel poco che la mia mente bacata immagazzina con il supporto di quel cataclisma emozionale che mi ha travolto da ogni parte.
Il viaggio è filato tranquillo fino all’ora di cena quando i maledetti del treno ristorante, che solitamente urlano insieme alla marea umana di venditori di qualunque cosa e elemosinatori di vario tipo che salgono e scendono in tutte le migliaia di fermate che fanno questi treni, hanno deciso di non farsi vivi, fortuna che avevo comprato dei biscotti, tristezza... verso le 22 quando si spengono le luci e pian piano ci si ritrova dolcemente tra le braccia di Morfeo, il fatto!
Mentre leggevo dal mio letto mi è caduto l’occhio sul signore di fronte che dormiva beato con un'altrettanta beata blatta che gli camminava sopra…panico.
Comincio naturalmente ad osservare tutto e tutti e ovunque ci sono quelle piccole maledette che escono fuori man a mano che le luci vengono spente, il treno è infestato sono ovunque anche vicino a me e nonostante cerchi di tappare tutti i buchi con pezzi di carta, da qualche parte sbucano sempre antennine, insomma,  mi sono chiuso a sarcofago nella mia sleeping bag ma è stato inutile, come se non bastasse ogni tanto vedevo correre tra i bagagli sul pavimento dei piccoli topolini di campagna, tra l’indifferenza di tutti i presenti; poco dopo è iniziata la gara di russo, non scritto ma "c orale", a cui timidamente ho tentato di partecipare in quei pochi secondi in cui chiudevo gli occhi ma… erano troppi e troppo allenati, gente da conservatorio.
Lo so detto da me pare incredibile ma è così, nottata terribile.
Arriviamo finalmente a destinazione alle 10,30 e mi catapulto con un riscò verso il confine, il tipo mi accompagna lì davanti ma facendomi scendere sotto la strada per registrare l’uscita al customer, ma il posto è decrepito, un tavolo in mezzo ad un edificio distrutto con due tipi con un librone per le mani che mi dicono di andare da loro e nemmeno un poliziotto in giro, ma intorno ne vedo altri e come detto da molti al confine c’è sempre qualche furbo che prova a farti pagare con una scusa l’uscita dall’India.
Non mi fido e attraverso il confine a piedi in mezzo a tir, risciò e carretti trainati dagli asini mentre il riscioaro mi insegue urlandomi qualcosa, io tiro dritto, no no dimenticami!
Arrivo nella parte  nepalese e vado alla capanna per il visto, si una specie di casupola cilindrica di 10 metri quadri con dei militari vicino, entro, mi fanno accomodare e subito mi chiedono come mai non ho il timbro di uscita dal’India, dho!!!
Beh, veramente, cioè in realtà…mi dicono di andare al police customer, io gli spiego la cosa e loro mi spiegano la cosa…ritorna indietro! ok.
Ritorno in “India” e mentre scendo le scale vedo la scritta police customer dietro un albero proprio sull’edificio dove ero stato prima…cretino!
Mi siedo guardando il cielo, con aria vaga diciamo, mentre i due stanno parlando con uno strano tipo che sta timbrando per entrare in Nepal, stare la notte lì e l’indomani rientrare con un altro visto di 6 mesi per l’India (quello che fanno tutti gli americani, gli europei, i talebani, tranne? gli italiani, che non possono perché il nostro caro governo ha cambiato alcune regole e l’India si è adeguata quindi dobbiamo stare fuori dal paese due mesi!!! Grazieee).
Il tipo in questione è vestito vagamente da monaco con completino arancione e infradito, chiacchiera a raffica con i due che sorridono divertiti girandosi verso di me e facendomi delle strane facce; uno dei due poliziotti (vestiti come Geppetto), il più grosso, ridendo si avvicina e poggiandomi la mano sulla spalla mi chiede dove ero finito, sei andato e ti hanno rimandato indietro eh??? Io rosso come un peperone, no veramente cercavo di cambiare i soldi, fare colazione…siiiiii sono un cretino ma tutti ti fermano dicono vieni qui, vai li…ridendo ancora di più mi stritola simpaticamente per il collo e dice hai ragione è sempre così e poi guarda che schifo di posto abbiamo al confine, chi può credere che siamo noi??? Appunto!
Mentre riempio il modulino il monaco comincia ad attaccare bottone con me, mi guarda con occhi un po’ da matto e strani sorrisi, comincia a parlare di Krsna, di verità, risposte, con incomprensibili parole sia con me che con i poliziotti, che divertiti mi  spiegavano che lo conoscono e lo vedono ogni 6 mesi da anni per la stessa trafila, mi chiede di dove sono, da dove sono venuto e come, poi mi dice allora conosci Fransis?
Chi l’amico di Frengo e stop?
No, Saint Francis, ah si si abbastanza, beh io sono come lui…bene…scusate mi timbrate per favore????
Comincia a parlare di similitudini con lui, con Krsna, della rinuncia ai beni materiali, del mondo, della salvezza degli uomini ect…il tutto condito con canti di preghiera indù insieme ai poliziotti e alla distribuzione di pezzi di biscotto che tira fuori sbriciolati da una busta di plastica, questi sono biscotti fatti con amore…no ti prego i biscotti dell’ammorre no!
I poliziotti mi dicono di mangiare tranquillo e di andare al confine con lui, come? Vai vai tranquillosi si andiamo fratello…ma c’ho fatto de male?
Quanto mi sono sentito Mimmo (bianco, rosso e...).
”Lui” ha 61 anni e si chiama Alfred, ora è diventato Akniladhara, ma sul passaporto c’è scritto Harvin (?) americano di N.Y., dopo il Vietnam (anche se le date non mi ritornano) ha capito che qualcosa nel mondo non andava (vero eh…) e la vita in questo modo è sbagliata quindi si è spogliato di tutti i beni materiali e vive vagando tra India e States parlando con i suoi simili per salvarli dal mondo di perdizione che li acceca, nel frattempo mi ammolla stuoie con coperte arrotolate e una borsa di libri (oltre ai miei zaini pieni naturalmente), e con il suo trolley mi dice seguirlo, andiamo al confine fratello, si ma un risciò? No fratello mio noi siamo viaggiatori, andiamo a piedi… Certo…sigh…ora vieni con me è il destino che ci ha fatto incontrare non è un caso sappilo…e certo che lo so, dopo la nottata che ho passato strano che non ho trovato Marzullo a farmi domande.
Non potevo dargli una ginocchiata nello stomaco e lasciarlo in terra senza fiato ricoperto dei suoi pochi averi, in fondo è simpatico e tipo davvero curioso…ma tutti io li becco?
Arriviamo di là, io per la seconda volta, e anche dalla parte nepalese è tutto un cantare, chiacchierare, sorrisi e biscotti, non ci si crede, io un po’ appanicato guardo l’ora, sono le 13 ormai e non è che da Birganj per Kathmandu ci siano bus ogni 20 minuti, ci mette dalle 8 alle 12 ore quando arrivo?
Infatti uno dei poliziotti comincia ad accelerare la questione e dire che l’ultima corsa della mattina c’è alle 14, anche perché esausto dal continuo chiacchierare e cantare del nostro amico e nonostante Alfred mi dica di stare tranquillo che non c’è fretta e che ormai stando con lui devo capire che il tempo non ha più importanza e di abbandonare tutto quello che credevo fosse…si Alfy andiamo però, ci separano ancora 5 km dalla stazione, vero hai ragione prendiamo un  risciò, ecco bravo!
Nel tragitto non sta zitto un attimo ed io fatico a comprendere in pieno quel che mi dice, non contento mi tira fuori il sacro libro di Krsna, datato 5000 anni fa (?) e comincia a leggere e spiegarmi ogni frase, pensiero, la via da seguire, mentre la nostra è tutta buche, terra, clacson e asini da schivare con il povero riscioaro che suda come uno yeti nel deserto.
Finalmente arriviamo al centro della cittadina, tipica polverosa cittadina di confine, anonima, squallida e colma di camion, macchine, moto, animali e tutto ciò che dopo 22 ore di viaggio non vorresti mai incontrare, in più la temperatura è estiva.
Tutto il mondo si svolge nell’unico incrocio, un inferno di polvere e smog irrespirabile, con bus e urlatori ovunque che caricano all’inverosimile i mezzi, naturalmente nel mezzo gli stoici venditori di cibo con i carretti.

Io tento di capire da dove e con cosa proseguire mentre Alfy mi tiene la mano e continua a parlarmi, invitandomi ad andare a vedere con i suoi occhi il meraviglioso spettacolo che il suo “guru” (credo di moltissimi) ha creato in quel di Mayapur,  l’ INTERNATIONAL SOCIETY FOR KRISHNA CONSCIOUSNESS, dove si trovano tutti suoi fratelli da ogni parte del mondo, devi venire assolutamente e capirai, tu hai qualcosa dentro lo vedo, ti aspetto li,  si Alfy, una fame che non ci vedo e un autobus che non trovo, dai  tanto prima o poi ci becchiamo, io, tu, il guru, fransis, tranquillo… ok?
Trovo il bus nel marasma generale e il tipo mi dice di sbrigarmi perché è rimasto solo un posto, anche se vedo gente appiccicata ai finestrini e alle porte, dico ad Alfy che devo andare ed è stata proprio una gran fortuna incontrarlo, e  lui vero, vai ma…e mi ammolla il libro del “guru” (di cui devo allegare foto anche a costo di azioni legali), se vuoi puoi fare una piccola donazione, lo sapevo, vabbè ciao e buona fortuna, no aspetta ripeti con me: "hare krsna, hare krsna, krsna krsna, hare hare…", urlando nell’incrocio tra una folla di curiosi accorsi per la tragicomica situazione, alla fine riesco a divincolarmi e allontanandomi lo saluto, mentre lui non smette di cantare,  corro verso il bus in movimento ma…è tardi, il bus si allontana senza di me.

Nel mezzo dell’incrocio ormai completamente impolverato,  rifletto **********  minimamente preoccupato per aver perso il bus penso solo alle prossime 6 ore che mi separano da quello notturno e il doverle passare con Alfy….vabbè, tanto ormai siamo fratelli, se mi sopporta il mio…mi giro per tornare da lui ma…non c’è, dileguato, eppure sono passati 60 secondi ed essendo un incrocio, l’unico, e lui vestito da omino dell’anas naif…no, niente, non lo trovo.
Un po’ mi è dispiaciuto non vederlo, in fondo era un buon diavolo…:-D.
Mi riprendo dallo shock e contratto con le decine di agenzie, ne trovo uno per le 19 con un “manager” grande estimatore dell’Italia (che mi fa lo sconto e mi cambia un po’ di rupie con un tasso migliore), mi mostra con orgoglio un moneta da 100 lire e con la faccia della speranza, e la bavetta, mi chiede quanto possano valere, ½ rupia indiana dico io, però tienile sono carine, per ricordo…se gli avessi sparato gli avrei fatto meno male.
Dopo un’abbuffata di momo e chowmein dai carretti di cui sopra aspetto il mio bus che ovviamente ha un’ora di ritardo, arriva ed è stracarico, nonostante abbia prenotato il posto ed il tipo giurato che non c’era problema, l’autobus è strapieno sopra, sotto e in mezzo!
Lui comincia a dare di matto con tutto il bus ma io con una calma che non mi appartiene gli dico di smetterla e mi sistemo nel mio posto, in fondo, quello centrale con altre 6 persone ed un macchinario industriale nel mezzo del corridoio coperto da sacchi e persone sedute sopra…nemmeno in Pakistan avevo visto nulla di simile.
La famiglia alla mia destra e i tipi alla mia sinistra mi guardano silenti come tutto il bus, io li guardo, tutti, e comincio a ridere da solo come uno scemo e tutti fanno lo stesso…ma non ho capito se con me o su di me.
Il viaggio è allucinante, il marmocchio alla mia destra tenta di dormire sulla mia cassa toracica quando non finisce sotto la mia natica,  mentre gli altri tentano di guadagnare cm ma è impossibile, siamo compressi all’inverosimile, l’autista mette cd e dvd di musica e film indiani a cannone, un inferno, in più la strada è tutta buche e curve, sobbalziamo in modo indescrivibile, nessuno chiude occhio e alle 5 arriviamo a Kathmandu letteralmente distrutti.
La “stazione” dei bus, in realtà un micro parcheggio, dista 8 km da thamel, il centro, i taxi si fiondano dicendo che non c’è altro modo di raggiungerlo se non con loro, ma io dopo i due giorni trascorsi non ascolto nemmeno Satana e tiro dritto verso dei falò con delle persone vicino, non c’è illuminazione da nessuna parte e penso sia meglio aspettare lì l’alba.
Però noto dei micro van che partono continuamente per tutte le direzioni ma chiedendo nessuno mi dice che vanno a thamel, anche perché nessuno capisce una parola, però un ragazzo si avvicina dicendomi di salire con lui in uno dei van che non arrivano direttamente a thamel, però mi accompagnerà lui fino alla Guest.…sono le 5 del mattino, a Kathmandu e devo decidere ancora un volta esausto e carico se fidarmi o meno di qualcuno, un ragazzetto per giunta…andiamo va, tanto peggio di così.
Arriviamo alla fine della corsa e cominciamo a camminare, parla discretamente inglese, il primo fin ora (per esperienza mi fido poco quando è così ma…), chiacchieriamo un po’, si chiama Deependra  e lavora per l’hotel Rainforest del Chatwin Nartional Park, presso l’ufficio di Kathmndu, lo gestisce, e mi racconta del suo lavoro e del posto dove è nato.
È molto gentile e mi pare sincero, camminiamo almeno 20 minuti, sono stanchissimo ed arriviamo in una stradina completamente buia, in lontananza fuocherelli e ombre, solo il suo cellulare ad illuminare il vicolo, io non mi fido molto mi fermo e glielo dico, lui mi sorride e mi dice come vuoi, un vecchio li vicino raccoglieva dei rifiuti e gli chiedo dove porta la strada e lui mi dice thamel, da quella parte (se lo dice lui...), vabbè andiamo, dopo poco arriviamo proprio vicino all’indirizzo della Guest datami dai ragazzi di Sutter, mi accompagna fino all’entrata chiama il ragazzo che dormiva nella reception e finalmente alle 6 trovo riposo dopo due giorni.
Prima di andare via chiama l’amico che divide con lui l’appartamento e lo tranquillizza dicendo che ha fatto tardi per accompagnare un suo amico e che ora arriva, alle 8 comincia a lavorare.
Mi lascia tutti i suoi recapiti dicendomi che per qualunque cosa non devo fare altro che chiamarlo, io lo saluto davvero senza parole.
Ancora una volta, dopo tre mesi, non mi abituo alla semplicità del normale, del valore della fiducia, e rimango come un farlocco per aver dubitato di lui anche solo per un istante, come di tutti coloro che in tre mesi mi hanno fatto riscoprire qualcosa che avevo dimenticato.

Andrea, Kathmandu


7 commenti:

  1. Ancora sto ridendo...hai presente la faccia di maurone quando sorride a denti stretti??!! 'Ma pecché non t'ammazzi! Miiii sei bravo sei..un pochino va bene ma dopo un pò rompi il ....!' DHO!

    Meno male c'hai il libro du 5.000 anni che ti può aiutare....che spettacolo d'isteria.

    Un bacione da me e Mark.
    Nic

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  2. Se dovessi trasferire questo blog in formato cartone animato, tu saresti Paperino!!!! ;-)
    Lo so che è difficile fidarsi, ricordati che vieni da un paese "Democratico" che ti ha insegnato soltanto che c'è sempre qualcuno che cerca di mettertelo nel.....
    Per questo odio quelli della nostra civiltà che dicono di portare la democrazia ai popoli inferiori ... Inferiori de che????
    Se riesci ad uscire dal Tibet, nel senso che già ti vedo in arancione, pelato ma con una treccina fino alle natiche, quando tornerai dovrai fare un corso accelerato di cattiverie per riadattarti. Ma ci sarò io a digrignare i denti per difenderti, of course!
    Pat

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  3. Bellissima la tua espressione.... !!!

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  4. Sono sempre io Roberta!! mi manca il tempo pure per firmare... un po`quà e un po` là!!!

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  5. Nic: ciccio, nulla e' piu' assurdo della semplice normalita', non sapevo che fare, cosa dire, solo pensare tra me e me...ma porco...pero' uno spasso credimi...daiiiiiiiii
    la passi a mark????
    un bacione ciccio!

    pat: altro che paperino e' davvero tutto un cartone, il bello che lo animi tu...tranquilla per i capelli, oggi ho avuto un incontro con i monaci in quel di Boudha, lassa perde, so piu' fighetti di noi, non c'e' pericolo, magari mi faccio arrestare dai cinesi...la cattiveria non serve, ad oggi ancora non ne vedo...un bacione :-)

    Roby: bella faccia da perplesso sul banano...ma devo investigare su sta setta...baci

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  6. posso fare pubblicità del tuo blog con i miei amici? mi sembra uno spreco che lo leggiamo in pochi.... E' divertente, istruttivo, e così peace and love..... ma ho il dovere di richiederti l'autorizzazione per la privacy! Pat

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  7. pat: il blog è assolutamente pubblico, fai quel che credi...anche se penso sai un errore divulgare l'anormalità... :-D
    baci

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