È l’alba, il sole sorge specchiandosi sul golfo persico, l’aria piacevolmente tiepida, è il momento di andare...sono arrivato a Bandar Abbas alle 4 del mattino e l’accoglienza tra rifiuti e ratti non è stata delle più romantiche, ma il mare ha un fascino tutto suo e rende più gradevoli le cose che non amiamo…la guida dice che il centro dista 2 km dal terminal quindi decido di camminare nonostante il peso della mia "attrezzatura", così da godermi a pieno l’alba.
Mai fidarsi delle guide arrivo in centro alle 9, distrutto, i km sono almeno 5 l’impatto con la città non è stato dei più felici le strade sono coperte da rifiuti sconsiderati nonostante l’abbondanza di cestini e i "netturbini" puliscono con le mani e senza guanti, in strada solo mendicanti e un "lieve" stato di degrado, fortuna che è meta turistica degli iraniani, di hotel ne ho visti tre e tutti di alto livello, gli altri sono certamente scritti in persiano; ormai sfinito dal peso dello zaino e dalla temperatura, mi abbandono su una panchina tentando di recuperare le forze, dopo pochi minuti si avvicinano due ragazze che in un timido inglese mi chiedono se ho bisogno di aiuto (sarà stata la mia maglietta arancione umida o la postura da uomo finito???), sono in vacanza con la famiglia (in iranese vuol dire una cinquantina di persone), mi portano nel loro albergo vicino al bazaar e fortunatamente hanno un camera libera, tripla, me la danno al prezzo di una doppia, le ragazze mi chiedono se più tardi ci si può vedere perché vorrebbero parlare un po’ in inglese, ok ma peggio per voi (è il minimo che potessi fare ero un attimo disperato).
Mi sveglio nel pomeriggio ed esco a fare due passi, la città ha la stessa atmosfera del mattino, polverosa, in più oggi è venerdi quindi è quasi tutto chiuso questo non aiuta.
Incrocio le ragazze del mattino e ci diamo appuntamento per le 19 sul lungo mare dove ad attenderci c’è un ragazzone di 2 metri biondo, Kiran, ventunenne tedesco in giro per l’europa da 5 mesi che hanno conosciuto nel pomeriggio, ci presentiamo e lui non crede che sono italiano, tu sei iraniano, sei il cugino vero??? no veramente il cugino è quel piccolo omino monocigliato accanto alle ragazze, io sono ITALIANO!
Siamo "ostaggi" della loro ospitalità e ci portano al parco della città dove si riuniscono famiglie e bambini, le nostre giostre di paese sono gardaland a confronto, tutti si avvicinano a noi, i parenti delle ragazze e alcuni "pischelli" locali incuriositi dal gigante biondo, non è proprio comune in Iran, e chiedono a me in farsi chi è, ho tentato di spiegare che non sono persiano ma non c’è nulla da fare, la cosa diventa imbarazzante!Io e il tedesco non facciamo che chiacchierare di viaggi nonostante lui parli un inglese estremamente fluente a differenza del mio, in particolar modo del Pakistan e del delicato momento, prossima tappa di entrambi.
Torniamo sul lungo mare e le ragazze si dirigono in albergo per cenare con la famiglia, ci invitano ma noi decliniamo, ringraziamo per l’ospitalità (nemmeno oggi sono riuscito a pagare) e andiamo per felafel; dopo cena saluto Kiran e ci diamo appuntamento l’indomani per fare il punto sull’eventuale condivisione di questo frammento di viaggio, lui si dirige in spiaggia da alcuni ragazzi conosciuti nei giorni scorsi per un "fumatina", a sud del lungo mare ci sono un’infinità di tende nei parcheggi, e/o ovunque, con fuori gruppi di persone tappetate, per lo più famiglie, impegnati a fumare con grosse narghilè o, con ugualmente grossi, joint...io sono troppo vecchio per tutto questo e mi vado a coricare.
L’indomani ci vediamo e decido di sistemarmi nel suo stesso albergo, costa la metà, lui si vede con dei ragazzi del luogo ed io decido di esplorare una delle isole davanti Bandar Abbas, Qeshm per l’esattezza; quì è praticamente estate quindi decido di indossare indumenti consoni, magliettina, pantalone di lino e sandali, nello zaino metto anche il costume, non si sa mai, ma prima decido di mangiare qualcosa ed entro in un ristorante vicino al porticciolo, hanno le solite pizze con carni speziate, pesce ed insalate, ma non ce la faccio piu' a mangiare carne e chiedo di poter avere del formaggio e dei pomodori come il ragazzo seduto al tavolo vicino, lui mi dice che lui è...ok, siediti...insomma arrivano pizze a profusione, ottimi pomodori ed un formaggio spalmabile tipo feta ma più delicato, il tutto con the, sanissimo pranzo semplicemente gustoso; mi alzo per pagare ma nulla, niente da fare, ho mangiato con il padrone, il cuoco e non me ne sono accorto quindi sono loro ospite…potrei vivere di rendita qui…verso le 12,30 cerco il ferries per l’isola ma c’è una fila allucinante, sotto tra gli scogli alcune barchette a motore che aspettano di riempirsi, chiedo e mi fanno cenno di salire, non lo avessi mai fatto.
Lo scafo sarà di 6/7 metri con 15 persone a bordo, tra cui io, ed un motore di non so quanti cavalli, so solo che siamo arrivati in meno di 30 minuti all’isola volando letteralmente sull’acqua ad una velocità folle tra le urla fomentate del nostromo e atterrando sempre in maniera rovinosa sull'acqua, ogni volta si rischiava di schizzare fuori anche perché più ci avvicinavamo all’isola e più il mare era agitato; arriviamo a destinazione, scendiamo (io con un pezzo di scafo nella mano che non riuscivo più ad aprire) e davanti uno spettacolo catastrofico, deve aver piovuto molto le strade sono infangate, tombini scoperchiati e pozze immense ovunque...la cosa no mi piace…faccio comunque un giro per l’isola ma come da copione dopo poche ore comincia a piovere di nuovo e faccio appena in tempo a fermare un taxi prima che le strade si allaghino completamente, arriviamo a fatica al porto ci saranno 40 cm di acqua per le strade, un temporale allucinante, li tutto spento la corrente è saltata e i ferries non partono, nemmeno gli abusivi, il mare è troppo grosso.
Mi dicono di cercare un albergo sull’isola ma io gli spiego che con me non ho nulla, tranne i miei indumenti (completamente bagnati e infangati, giorno perfetto per vestirti estivo vero??), lui mi guarda e comprende, (vorrei vedere), chiama un pick up parla con l’autista e le altre 4 persone all’interno e mi dice di salire con loro, mi portano all’altro attracco dove ci sono le imbarcazioni più grandi, queste dovrebbero partire.
Anche qui la situazione è disperata tutto allagato e senza corrente ma almeno partono le imbarcazioni (imbarcazioni, una specie di pescherecci in legno davvero inquietanti e colmi di persone sacchi e bagagli, un incubo) dopo 2 ore siamo a Bandar Abbas.
Purtroppo l’attracco è diverso da quello del mattino e lontano dal centro, un componente della famiglia che mi ha avuto in custodia fino a terra sale con me sul minibus da prendere, all’interno cominciano le domande, in farsi ma io non l’ho ancora imparato, fortunatamente c’è una ragazza che fa da traduttore tra me e i curiosi passeggeri.
Arriviamo in centro e approfitto della traduttrice (che mi ha pure pagato il bus), per avere informazioni sull’altra isola vicina, Hormoz, e lei si offre di accompagnarmi il giorno dopo per una breve escursione (alle 15, 30 ho appuntamento col tedesco al terminal).
Il suo nome è Somayeh (me lo ha scritto, non riuscivo a pronunciarlo), studentessa universitaria del luogo, simpatica e gentile, l’indomani prendiamo uno scafo "umano" e dopo poco siamo sull’isola, giriamo un po’ e decidiamo di affittare delle bici per raggiungere la baia.
L’isola è piccolina e poco abitata ma l’entroterra e le spiagge sono stupende, passiamo il poco tempo a disposizione a chiacchierare, mi dice di essere sunnita e di rispettare molto la sua religione ma non apprezza le molte imposizioni islamiche, come il velo, il non poter avere relazioni pubbliche ecc…ma soprattutto non ama l’attuale governo, ad esempio le atroci "risoluzioni" che adotta per delle lecite proteste, (giugno scorso), in cui molti suoi amici sono finiti all’ospedale e Neda la giovane ragazza uccisa e divenuta sibolo dell'opposizione iraniana, lo dice con parole piuttosto forti come "blood for blood" e la capisco ma non posso condividere a pieno il livore che nutre, comportarsi come loro non è la soluzione però…nei suoi sguardi e nelle sue parole c’è molto da comprendere, non riesco a darle completamente torto, io non vivo qui.
Pranziamo sulla spiaggia, un micro picnic, la mamma ha preparato per l’ospite del riso con gamberi e verdure che è la fine del mondo, ovviamente la mamma perché in ogni parte del mondo la nuova generazione di "femmine" moderne non cucina!! (grazie mamme), è tardi e di corsa ci dirigiamo verso il porto, ma all’improvviso si spezza la catena di una bici, e che diamine oggi che non piove…si torna a piedi, sono le 14.30 ed è tardissimo, devo ancora tornare, andare in albergo e poi alla stazione, fortunatamente lei chiama suo cugino che ci aspetta all’albergo e mi accompagnano di corsa al terminal, sono le 15.50, alle 16 io e Kiran partiamo col bus per Zahedan, ultima città prima del confine pakistano.
Nonostante la pessima impressione iniziale Bandar Abbas mi ha lasciato uno splendido ricordo, le persone sono diverse per le nummerevoli etnie presenti e se possibile ancora più accoglienti e disponibili delle altre città visitate, avrei passato piu tempo qui' ma la srada è lunga e io devo andare...
Andrea, Bandar Abbas
Mai fidarsi delle guide arrivo in centro alle 9, distrutto, i km sono almeno 5 l’impatto con la città non è stato dei più felici le strade sono coperte da rifiuti sconsiderati nonostante l’abbondanza di cestini e i "netturbini" puliscono con le mani e senza guanti, in strada solo mendicanti e un "lieve" stato di degrado, fortuna che è meta turistica degli iraniani, di hotel ne ho visti tre e tutti di alto livello, gli altri sono certamente scritti in persiano; ormai sfinito dal peso dello zaino e dalla temperatura, mi abbandono su una panchina tentando di recuperare le forze, dopo pochi minuti si avvicinano due ragazze che in un timido inglese mi chiedono se ho bisogno di aiuto (sarà stata la mia maglietta arancione umida o la postura da uomo finito???), sono in vacanza con la famiglia (in iranese vuol dire una cinquantina di persone), mi portano nel loro albergo vicino al bazaar e fortunatamente hanno un camera libera, tripla, me la danno al prezzo di una doppia, le ragazze mi chiedono se più tardi ci si può vedere perché vorrebbero parlare un po’ in inglese, ok ma peggio per voi (è il minimo che potessi fare ero un attimo disperato).
Mi sveglio nel pomeriggio ed esco a fare due passi, la città ha la stessa atmosfera del mattino, polverosa, in più oggi è venerdi quindi è quasi tutto chiuso questo non aiuta.
Incrocio le ragazze del mattino e ci diamo appuntamento per le 19 sul lungo mare dove ad attenderci c’è un ragazzone di 2 metri biondo, Kiran, ventunenne tedesco in giro per l’europa da 5 mesi che hanno conosciuto nel pomeriggio, ci presentiamo e lui non crede che sono italiano, tu sei iraniano, sei il cugino vero??? no veramente il cugino è quel piccolo omino monocigliato accanto alle ragazze, io sono ITALIANO!
Siamo "ostaggi" della loro ospitalità e ci portano al parco della città dove si riuniscono famiglie e bambini, le nostre giostre di paese sono gardaland a confronto, tutti si avvicinano a noi, i parenti delle ragazze e alcuni "pischelli" locali incuriositi dal gigante biondo, non è proprio comune in Iran, e chiedono a me in farsi chi è, ho tentato di spiegare che non sono persiano ma non c’è nulla da fare, la cosa diventa imbarazzante!Io e il tedesco non facciamo che chiacchierare di viaggi nonostante lui parli un inglese estremamente fluente a differenza del mio, in particolar modo del Pakistan e del delicato momento, prossima tappa di entrambi.
Torniamo sul lungo mare e le ragazze si dirigono in albergo per cenare con la famiglia, ci invitano ma noi decliniamo, ringraziamo per l’ospitalità (nemmeno oggi sono riuscito a pagare) e andiamo per felafel; dopo cena saluto Kiran e ci diamo appuntamento l’indomani per fare il punto sull’eventuale condivisione di questo frammento di viaggio, lui si dirige in spiaggia da alcuni ragazzi conosciuti nei giorni scorsi per un "fumatina", a sud del lungo mare ci sono un’infinità di tende nei parcheggi, e/o ovunque, con fuori gruppi di persone tappetate, per lo più famiglie, impegnati a fumare con grosse narghilè o, con ugualmente grossi, joint...io sono troppo vecchio per tutto questo e mi vado a coricare.
L’indomani ci vediamo e decido di sistemarmi nel suo stesso albergo, costa la metà, lui si vede con dei ragazzi del luogo ed io decido di esplorare una delle isole davanti Bandar Abbas, Qeshm per l’esattezza; quì è praticamente estate quindi decido di indossare indumenti consoni, magliettina, pantalone di lino e sandali, nello zaino metto anche il costume, non si sa mai, ma prima decido di mangiare qualcosa ed entro in un ristorante vicino al porticciolo, hanno le solite pizze con carni speziate, pesce ed insalate, ma non ce la faccio piu' a mangiare carne e chiedo di poter avere del formaggio e dei pomodori come il ragazzo seduto al tavolo vicino, lui mi dice che lui è...ok, siediti...insomma arrivano pizze a profusione, ottimi pomodori ed un formaggio spalmabile tipo feta ma più delicato, il tutto con the, sanissimo pranzo semplicemente gustoso; mi alzo per pagare ma nulla, niente da fare, ho mangiato con il padrone, il cuoco e non me ne sono accorto quindi sono loro ospite…potrei vivere di rendita qui…verso le 12,30 cerco il ferries per l’isola ma c’è una fila allucinante, sotto tra gli scogli alcune barchette a motore che aspettano di riempirsi, chiedo e mi fanno cenno di salire, non lo avessi mai fatto.
Lo scafo sarà di 6/7 metri con 15 persone a bordo, tra cui io, ed un motore di non so quanti cavalli, so solo che siamo arrivati in meno di 30 minuti all’isola volando letteralmente sull’acqua ad una velocità folle tra le urla fomentate del nostromo e atterrando sempre in maniera rovinosa sull'acqua, ogni volta si rischiava di schizzare fuori anche perché più ci avvicinavamo all’isola e più il mare era agitato; arriviamo a destinazione, scendiamo (io con un pezzo di scafo nella mano che non riuscivo più ad aprire) e davanti uno spettacolo catastrofico, deve aver piovuto molto le strade sono infangate, tombini scoperchiati e pozze immense ovunque...la cosa no mi piace…faccio comunque un giro per l’isola ma come da copione dopo poche ore comincia a piovere di nuovo e faccio appena in tempo a fermare un taxi prima che le strade si allaghino completamente, arriviamo a fatica al porto ci saranno 40 cm di acqua per le strade, un temporale allucinante, li tutto spento la corrente è saltata e i ferries non partono, nemmeno gli abusivi, il mare è troppo grosso.
Mi dicono di cercare un albergo sull’isola ma io gli spiego che con me non ho nulla, tranne i miei indumenti (completamente bagnati e infangati, giorno perfetto per vestirti estivo vero??), lui mi guarda e comprende, (vorrei vedere), chiama un pick up parla con l’autista e le altre 4 persone all’interno e mi dice di salire con loro, mi portano all’altro attracco dove ci sono le imbarcazioni più grandi, queste dovrebbero partire.
Anche qui la situazione è disperata tutto allagato e senza corrente ma almeno partono le imbarcazioni (imbarcazioni, una specie di pescherecci in legno davvero inquietanti e colmi di persone sacchi e bagagli, un incubo) dopo 2 ore siamo a Bandar Abbas.
Purtroppo l’attracco è diverso da quello del mattino e lontano dal centro, un componente della famiglia che mi ha avuto in custodia fino a terra sale con me sul minibus da prendere, all’interno cominciano le domande, in farsi ma io non l’ho ancora imparato, fortunatamente c’è una ragazza che fa da traduttore tra me e i curiosi passeggeri.
Arriviamo in centro e approfitto della traduttrice (che mi ha pure pagato il bus), per avere informazioni sull’altra isola vicina, Hormoz, e lei si offre di accompagnarmi il giorno dopo per una breve escursione (alle 15, 30 ho appuntamento col tedesco al terminal).
Il suo nome è Somayeh (me lo ha scritto, non riuscivo a pronunciarlo), studentessa universitaria del luogo, simpatica e gentile, l’indomani prendiamo uno scafo "umano" e dopo poco siamo sull’isola, giriamo un po’ e decidiamo di affittare delle bici per raggiungere la baia.
L’isola è piccolina e poco abitata ma l’entroterra e le spiagge sono stupende, passiamo il poco tempo a disposizione a chiacchierare, mi dice di essere sunnita e di rispettare molto la sua religione ma non apprezza le molte imposizioni islamiche, come il velo, il non poter avere relazioni pubbliche ecc…ma soprattutto non ama l’attuale governo, ad esempio le atroci "risoluzioni" che adotta per delle lecite proteste, (giugno scorso), in cui molti suoi amici sono finiti all’ospedale e Neda la giovane ragazza uccisa e divenuta sibolo dell'opposizione iraniana, lo dice con parole piuttosto forti come "blood for blood" e la capisco ma non posso condividere a pieno il livore che nutre, comportarsi come loro non è la soluzione però…nei suoi sguardi e nelle sue parole c’è molto da comprendere, non riesco a darle completamente torto, io non vivo qui.
Pranziamo sulla spiaggia, un micro picnic, la mamma ha preparato per l’ospite del riso con gamberi e verdure che è la fine del mondo, ovviamente la mamma perché in ogni parte del mondo la nuova generazione di "femmine" moderne non cucina!! (grazie mamme), è tardi e di corsa ci dirigiamo verso il porto, ma all’improvviso si spezza la catena di una bici, e che diamine oggi che non piove…si torna a piedi, sono le 14.30 ed è tardissimo, devo ancora tornare, andare in albergo e poi alla stazione, fortunatamente lei chiama suo cugino che ci aspetta all’albergo e mi accompagnano di corsa al terminal, sono le 15.50, alle 16 io e Kiran partiamo col bus per Zahedan, ultima città prima del confine pakistano.
Nonostante la pessima impressione iniziale Bandar Abbas mi ha lasciato uno splendido ricordo, le persone sono diverse per le nummerevoli etnie presenti e se possibile ancora più accoglienti e disponibili delle altre città visitate, avrei passato piu tempo qui' ma la srada è lunga e io devo andare...
Andrea, Bandar Abbas
Scusa per queste cose cosi "occidentali",ma dovresti sapere che la GRANDE FIORENTINA è andata a Liverpool ed ha gentilmente rifilato 2 pere alla squadra di TORRES,GERRARD,AQUILANI ecc....e siamo primi nel girone!!!
RispondiElimina..lo so piccolo violaceo amico anche qui in Pakistan, dove tutti mi ricordano te ;-), ci sono le tv e trasmettono le dirette di tutti campionati...ma occhio alla rometta testaccina, stiamo arrivando...un abbraccio figlio del blues...e della chitarra co li palluttì :-(
RispondiEliminasalutami i tuoi