"Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché.
I loro desideri hanno le forme delle nuvole."

Charles Baudelaire

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domenica 22 novembre 2009

Well Come to Iran...

Partenza da Van 9 del mattino, tipico bus confort turco, io e altre 12 persone 5 delle quali sono della”compagnia”, nessuno parla inglese e nessun italiano parla turco o farsi, il cielo è coperto, ovvio, il paesaggio è aspro, totalmente di montagna, il viaggio disagevole, lento per via delle strade in pessime condizioni, alcuni distributori di benzina abbandonati e un paio in funzione, incrociamo solo minibus e camion.
A bordo siamo io, un paio di iraniani e qualche turco, alcuni li lasciamo sulle montagne (?), a colazione uno dei “faccendieri” (ho poi chiamato così i “Stewart” di questo ultimo bus turco), mi offre la colazione (uno di quei dolci turchi fatti di pasta di mandorle e pistacchi, passati nel miele e fritti, hanno forma di pretzel), l’hanno offerta solo a me stranamente non a tutti, si erano riuniti dietro dove mi ero sistemato io ma ho rifiutato, alle 10 del mattino uno di quei cosi può uccidere senza centerbe…
Si sale e la neve sia fa vedere, man mano diventa sempre più presente per poi scomparire e riapparire km più avanti, un continuo saliscendi impervio e suggestivo, i colori cambiano continuamente, e rimango come al solito magnetizzato, adoro la montagna…fin quando non cominciano le torrette, gli appostamenti e i posti di blocco, almeno tre prima del confine, vicino paeseotti trasandati e caserme, spiegamenti militari sempre più presenti.
Ai primi due il faccendiere più furbetto scende sempre portando qualcosa con se, scatolette d’acqua, pacchetti di sigarette (sempre più strano sto viaggio) e procediamo.
Al terzo, l’ultimo prima del confine, ci bloccano proprio, salgono i militari prendono i passaporti e il soldato mi guada e dice tu vieni con me, yahooooo che ho vinto? nulla, sei l’unico imbecille straniero che varca il confine col bus, devi riempire un modulo, ok, fatto! si riparte.
Mentre arriviamo uno dei tipi, il più st***o, cerca di domandarmi cosa vado a fare in Iran, turismo dico, e lui si guarda intorno e dice yu farsi? No guada ho smesso, al massimo mi fasi ma costa troppo…gli dico no ovviamente e si guardano tutti con aria interrogata mentre lui fa un ghigno (come per di ma questo dove pensa di andare??)…st***o penso io.
Arriviamo al confine e sulle cime dei due monti che si “osservano” i cartelloni contrapposti, la faccia di Ataturk dalla nostra parte, le facce di Khamenei e Khomeini dall’altra, si scende, il bus va da solo noi dobbiamo entrare nell’edificio comune, timbrare l’uscita dalla Turchia, il poliziotto mi sorride e timbra, ah, simpatico, e l’entrata in Iran, facciamo la fila controlla e tutti vanno avanti, tocca a me, il policeiranianman mi guarda, guarda il passaporto con il visa, mi riguarda e mi fa cenno di chiudere la porta, ecco lo sapevo.
Ho bloccato la fila, la gente dietro di me (c’erano altri tra bus, macchinette, bob…) comincia sbuffare, il poliziotto dietro un altro ufficio comincia a chiamare tutti i numeri, è solo, in difficoltà e un po’ imbecille, dopo 10 minuti mi fa, con tono aggitatello, domande in farsi a cui io rispondo sorridente in inglese e lui mi ridomanda in farsi e la gente dietro mi dice (in farsi), digli di si digli di si, gli dico bale, la mi prima parola farsi, lui smette di sudare si calma e in soli 3 minuti riesce a far pressione su quel ca**o di timbro, manco ci fosse la nitro…il faccendiere mi aspettava al di là della porta a vetro con faccia evidentemente tesa….comunque passo, poi ci ripensa e mi richiama, lo riguarda e mi ridice vai, e io dico tu sei un cretino!!!!(il visa è scritto in farsi il passaporto è stato inviato in Iran ce lo hanno appiccicato e me lo hanno rispedito, l’ho pagato quanto il tuo stipendio di un mese microcefalo!)
Appena varco la porta c’è uno che da un tavolino mi chiama, ha un libro enorme su cui scrive gli ingressi (n’altro?), mi chiede in un inglese nipponico, nome, cognome, bla bla, la sua prima destinazione? E che ne so? DOVE?! Tehran, la prima città che mi viene in mente, il cognome di suo padre? Nisba, nuu tengo, vuoi quello di mamma o di zia? Vabbè vai…insomma dopo un’ora superiamo il confine…
Da qui cominciano i magheggi dei faccendieri, subito dopo il confine ci sono delle baracche casupole e il bus di tanto in tanto si ferma, sbarca uno dei tipi e comincia a scaricare scatoloni a casa di uno, buste a casa di un altro, un bombola del gas (?) e così via, il tutto era dietro nei posti a sedere sotto i sedili non me ne ero accorto e casualmente neanche i militari che hai posti di blocco salivano a controllare…ecco sigarette e acqua…al primo dei posti di blocco iraniani, sotto la neve, sale il capo dei militari in pantofole, controlla un pò in giro, guarda tra le mie mani e vede la lonely, che libro è questo?? ( che palle!!!!), gli spiegano tutti intorno che è una guida, sono un turista e vengo dall’Italia…ah Italia, qua la mano amigo, mi sorride e scende… ma sono su scherzi a parte??
Insomma per arrivare in Iran siamo partiti alle 9 e sono le 16, che giornata allucinante…
Poco prima di arrivare a Orumiyeh, prima “cittadina” Iraniana nonché fine della corsa, mi si avvicina uno dei tipi, il più giovane, avrà avuto vent'anni non ha detto una parola tutto il giorno era sempre imbronciato, e mi indica la guida, gliela passo e comincia a indicare le città dell’Iran scritte sopra, comincia a sorridere e quando alla fine trova il piccolo frasario farsi-inglese finalmente tentiamo di comunicare, e nonostante lui affermi di parlare inglese a differenza dei suoi connazionali (bene penso io), il suo vocabolario comprende al massimo 15 parole e lo capisco è come se io dovessi imparare la sua lingua, difficile, insomma passiamo l’ultima ora di traversata così, tra una parola e un sorriso, mi dice di essere iraniano proprio della città dove stiamo andando, adora l’Italia Roma soprattutto, e vorrebbe andarci un giorno ma dalla sua faccia capisco che…vabbè, poi ad un certo punto mi dice che quando arriviamo mi da una mano a prendere il bus per Tabriz, io gli dico di non preoccuparsi e dia andare a casa, ma lui insiste in un modo che non gli posso dire di no, davvero.
La neve scompare prima di arrivare ma la pioggia è una piaga, arriviamo alla stazione dei bus ed è un vero delirio, caos mai visto prima, scendiamo e lui mi dice di seguirlo dobbiamo cambiare i soldi, ma è tardi ed è tutto chiuso, proviamo con quella specie di agenzie che sono li una attaccata all’altra tra militari, venditori, povera gente e quant’altro, panico, non accettano dollari, euro, lire turche, solo rial, i truffaldini del cambio se ne sono andati è tardi fa buio e non riusciamo a cavare un buco, lui mi porta di qua e di la, chiama quelli che conosce ma nulla, non si trova nessuno, in più l’unico bus per Tabriz è appena partito, troppo tardi, gli dico di lasciar perdere troverò una sistemazione e domani vedrò.
Niente, nulla da fare mi deve aiutare ad ogni costo, è straordinario…va dal faccendiere st***o che intanto smagheggiava con un altro tipo di un’agenzia, con casseforte dietro la scrivania e sigaro in bocca, da film, ma quello gli dice in pratica cazzi suoi lascialo fare chissene frega, mai, insiste insiste in una maniera decisa, e quello tira fuori manate di soldi dicendo non posso, allora il ragazzo tira fuori l’unica banconota che ha 5000.000 rials, 35 euro circa, e lo stronzo fa a me dammi 100 lire turche, me le cambia e ne da 80 a me e 20 a lui, il ragazzo si sente sollevato (lui) è riuscito a cambiarmi i soldi, ma non contento mi trova il modo di andare a Tabriz, parla con certi dei taxi e ne contratta uno per me a 3 euro, saranno se non erro 300 km, mi fa sedere e sorridendo mi dice aspetta che ti chiamano ok?, io gli vado dietro esco per salutarlo, gli voglio dare almeno i 20 tl che il bastardo mi ha cambiato ma lui assolutamente no, mai, insisto, insito e lui no e, allora gli do il pacchetto di sigarette ma nulla riesco a dargliene una sola non vuole altro, e mentre se ne va mi dice qualcosa su Allah indicando con un dito il cielo e salutandomi con la mano destra sul cuore, due volte, e sorride…solo dopo mi sono reso conto che se non ci fosse stato lui non so cosa avrei fatto in quel delirio, purtroppo non ricordo il suo nome, non riuscivo nemmeno a pronunciarlo quando me lo ha detto, ma ci tengo a ringraziarlo con tutto il cuore, non lo dimenticherò mai.
Mi ritrovo nel taxi seduto dietro con moglie, marito e marmocchio iraniano di circa 5 anni, un ragazzo accanto all’autista, siamo compressi, il riscaldamento è a palla e il traffico indescrivibile, piove a dirotto è buio pesto e le leggi della fisica automobilistica sono ormai totalmente infrante, spesso mi ritrovo dei fari nel finestrino…benvenuto in Iran.
Mentre voliamo sulle strade inesistenti il marmocchio comincia a sgranocchiare pistacchi, ne da una manciata alla mamma, al papà e a me, dico di no ma inutile sgranocchio pure io, il coso non sta fermo un attimo e nei pochi centimetri rimasti liberi nel taxi rimbalza e strilla che è una bellezza, alla fine il papà e la mamma se lo palleggiano ma niente.
Procediamo verso Tabriz e pure qui posti blocco, e che min***, ogni 50 km ce ne è uno, il taxi si ferma l’autista entra nella stazioncina riesce e si riparte, sempre così.
I sorpassi sono da play station, se non c’è almeno un tir che viene di fronte inutile tentare, aspettiamo il prossimo...dentro di me i dubbi, ma non potevo dalla turchia farmi sparare con un razzo in Pakistan??
In macchina cominciano le prime curiosità, mentre il bacarospo schiaffeggia l’autista il padre mi fa delle domande, non in inglese nemmeno in italiano, comunque tra gesti, sorrisi e spaghetti riusciamo a comunicare, mi chiedono dove dormo e se ho prenotato, no ovviamente ma gli dico si, a se no venivi da noi, appunto, col bacarospo??no grazie, e mentre il suddetto ormai ha capito che l’unico a cui rom***…sono io cominciamo a giocherellare tra le risa dei genitori, a degli occhioni neri stupendi non potevo frullarlo dal finestrino.
Arriviamo a Tabriz, ma prima di scendere la simpatica famigliola dice all’autista di accompagnarmi all’albergo, quello fa capire che il suo compito consiste nell’andare da stazione a stazione non è taxi di città, niente, la famiglia a sempre ragione e costringe il felicissimo omino a portarmi in albergo in pieno centro, certo non è lontano ma…non conoscevo il traffico iraniano, almeno fino ad oggi.
C’abbiamo messo più per arrivare in albergo che in città, l’autista era livido in volto ma io dopo 13 ore ai confini della realtà ero davanti all’Hotel Mashhad Guesthouse.

Andrea, Tabriz

2 commenti:

  1. Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d'avere: l'estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t'aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti. Italo Calvino (Le città invisibili)
    Mi ha fatto pensare a te!
    Un abbraccio forte forte, Leyla.

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  2. leyla: vero, ogni frontiera è un'aperura nel passato, ma anche un'altro passo verso il presente...un abbraccio a te, baci.

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