"Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché.
I loro desideri hanno le forme delle nuvole."

Charles Baudelaire

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giovedì 26 novembre 2009

"Slam aleikum"...lo spero proprio...



L’Hotel Mashhad Guesthouse è davvero inaccettabile, non tanto per il “letto” (finalmente ho usato il sacco a pelo), le macchie sui muri, le macchie sul pavimento coperte da un tappetino macchiato, le pantofole di plastica ex gialle in concessione, nemmeno per un inquietante secchiello vuoto, ma putrido nell’anima sotto il letto, per i due lavandini che erano nel corridoio che da all’esterno del palazzo, per la doccia a pagamento e nemmeno per le uniche due turche per 25 persone senza finestre,carta e sciacquone, no, ma per il monociglio del figlio del padrone…insomma arrivo mi sistemo e esco subito in cerca di un altro tugurio per il giorno seguente, tanto gli alberghi sono pochi e sono tutti vicini.
...a proposito, in Iran gli alberghi trattengono il passaporto dopo averti registrato con le solite 100 domande, la città di provenienza e destinazione, perché la notte la polizia passa e controlla i nominativi dei clienti e i relativi permessi…io al confine ho detto che andavo a Teheran e non gli ho lasciato il numero di cellulare, vabbè….
Giro giro ma niente, tutti pieni o tutti costosi (cioè, costosi max 300.000 rial a notte), ad un certo punto in strada si materializza una bolgia fracassante di auto, camion e motorini impazziti, canti musiche a cannone e bandiere, credo che l’Iran si sia qualificato per i mondiali ma questo non spiega la carenza di posti letto in città, continuo caparbio e alla fine l’ultimo alberghetto aveva solo una camera matrimoniale, ma dopo qualche lacrimuccia me la da al prezzo di una singola, fortuna, altrimenti due notti li sarei morto…
Il giorno seguente di buonissima ora mi dirigo verso la mia nuova dimora e in giro c’è una strana atmosfera, alcune strade sono chiuse, i militari sono in strada (tanti) ed anche ragazzini invasati con fascette e mimetiche (troppi!), io tiro dritto e vado in albergo ma alla fine in un delirio smodato capisco perché c’è il panico, è in visita “l’eletto”, si proprio lui, si sta dirigendo verso lo stadio per tenere un discorso al popolo tabrizese...ma guarda...
Dopo una doccia e una sistemata esco per fare un giro in città, la folla si è placata e lo psiconano locale è allo stadio, naturalmente piove per cui decido di dirigermi verso il bazar, il più antico dell’Iran almeno 1000 anni, e vicino c’è il tourist info, la guida dice il migliore del paese, lo spero devo capire come muovermi da quì, questa città è troppo grande per noi due!
Il bazar è immenso e ovviamente mi perdo per un paio d’ore, devo dire che è bello ma un po’ deludente la merce in vendita è quasi tutta di normale consumo, abiti, casalinghi, ci sono delle aree per tappeti, argenti, ma ho visto di meglio sinceramente, alla fine ritrovo la via ed entro nel tourist info.
Li mi accoglie Nasser, leggendaria guida turistica nonché responsabile dell’ufficio, parla italiano oltre ad altre 7 lingue e gli italiani che ha conosciuto gli dicono che assomiglia a Verdone (mah...), è veramente gentile e dopo un po’ di domande (pure lui!!) ci beviamo un the.
Da come mi parla sa che sarei passato (a si ? come lo sai che sono a Tabriz?) mi dice che gli stranieri sono pochi nel paese per lo più pullman di tedeschi (corrono le voci in città eh…), poi mi racconta che tempo fa ha conosciuto Jovanotti, stava facendo una tre mesi in bici fino al Pakistan (?), lui ovviamente non sapeva chi fosse poi gli hanno detto che è famoso come Pavarotti (beh, stai calmo Johnny), e ha voluto passare la giornata con lui, comunque, senza fargli capire che me ne... gli chiedo come mai non è allo stadio a seguire “l’illuminato”… chi quel testa di ****, figlio di ***** , come dite voi di quell’altro ladrone testa di ***… ah, si si la serenità prima di tutto, ho capito fratello Nassy è tutto ok e complimenti per il vocabolario (ero piegato in due dalle risate anche se a pensarci bene da ridere c’è davvero poco), alla fine mi chiede che giro avessi in mente di fare e mi consiglia di non andare a Tehran, non c’è nulla da vedere tranne i 13 milioni di abitanti, che se guidano come qui sono morto, quindi mi dice di andare direttamente nel centro del paese e magari fare una capatina a sud di fronte a Dubai…genio, non ci avevo pensato, ci sono 30 gradi magari ti fai un bagno, andata itinerario di nuovo cambiato, saranno felici quelli al confine…saluto Nasser e lo ringrazio è stato molto utile e disponibile e parlare italiano dopo 20 giorni mi ha fatto davvero piacere, però c’è un’altra cosa….se qualcuno dovesse magari fare un viaggio in Iran quest’anno e passasse per Tabriz (lo dico solo per Nasser che oltre a consigli, guide a prezzi stracciati e cortesia, ti fa cambiare i soldi senza la minima commissione e in linea con il cambio del giorno, preziosissimo), mi mandasse una mail per favore.
La città è francamente tristella in più con la pioggia e il faccione del tipo ovunque la mia voglia di permanenza latita, ad ogni modo il giorno seguente prima di partire il sole fa capolino (niente ce l’ha con me), ne approfitto almeno per vedere la moschea blu.
All’entrata c’è un giardino grazioso con panchine e fiori, mentre mi dirigo verso l’entrata si avvicina un ragazzo che stava leggendo su una panchina e mi chiede se può rubare un po' del mio tempo, beh avrei una serie di riunioni ma...insomma mi rapisce per tre ore.
Ha 31 anni è laureato e lavora all’aeroporto, ufficio informazioni per i turisti, non parla inglese mai con nessuno se non occasionalmente per lavoro ma il suo inglese è davvero buono, lavora 6 giorni su 7, come tutti, tranne il venerdì (oggi, in Iran è come domenica da noi) parliamo un po’ di tutto, dell’istruzione che qui funziona in base al ceto sociale (chi può va a scuola chi no lavora o nulla…), della “divisione” residenziale delle città che qui funziona in base al ceto sociale (chi è fortunato vive in città, chi non lo è vive in estrema periferia), della televisione (ci sono 3 canali nazionali e 1 canale per ogni città, totale 4 canali: in uno c’è un militare che parla, in uno c’è un funzionario religioso che parla, in un altro la grande fiction/comedy/giochi tv, in un altro sport e varie…), delle donne…non se ne può più di questi veli, non puoi uscire con una ragazza se non è tua moglie o non sei fidanzato e i genitori lo sanno, cioè se stai con la tua girlfriend in atteggiamenti romantici (cioè mano nella mano o bacetto) ti ferma la polizia e se non siete sposati chiamano i suoi...(!).
Io gli espongo il modello europeo di tutto ciò e lui stenta a credere, a credere che abbiamo 50 canali tv (troppi sicuramente), che tutti hanno il diritto di frequentare la scuola pubblica, fare sacrifici per vivere in città e uscire la sera tutti insieme, ragazzi e ragazze, fino a tardi.
Parliamo un po’ anche dei salari mi spiega che non è facile, ad esempio vorrebbe tanto viaggiare ma per lui (e mooolti altri) è troppo costoso…non riesce ad andare in Turchia!
Ci siamo salutati davanti ad una tazza di the in un “narghilè bar”, naturalmente mi ha impedito di pagare, si era anche offerto di accompagnarmi al Terminal ma ho preferito dirgli di no…
Il viaggio per Esfahan è stato interminabile, non tanto per i km quanto per le continue soste alle stazioncine di polizia, non essendoci molti controlli elettronici prendono nota dell’ora di uscita e la città di destinazione stimando così il tempo di percorrenza con i limiti di velocità, ad ogni modo la nuttata passa anche perché al mio fianco c’è un uomo distinto che dopo pochi minuti comincia ad attaccar bottone, è di tabriz ma lavora ad Esfahan in banca e torna a casa ogni due settimane, dopo il giro di foto della famiglia e vacanze irananiane mi comincia a parlare del “regime”, dei diritti, dei limiti, delle manifestazioni che sfociano nel sangue (vedere giugno scorso), della gente che è stanca e non sa come fare a liberarsi di un “uomo” che nessuno ha votato, forte del suo malato nazionalismo apprezzato da cip e ciop (i due volti ricorrenti in tutto il paese) e da un parte della popolazione islamica estremista concentrata maggiormente fuori dalle città…gia non mi era simpatico prima, dopo tre giorni ancora meno.
All’alba arriviamo in città, mi imbuco subito in un taxi condiviso e super economico, ormai ho capito l’andazzo, ci dirigiamo in centro e dopo un breve giro degli alberghi trovo il posto giusto e mi sistemo.
La città è molto piacevole un po’ per clima finalmente mite un po’ perché decisamente più curata e bella di Tabriz (ma piena di faccioni!!!).
Il viale centrale è infestato di negozi e centri commerciali non esattamente come i nostri, sono più che altro intere palazzine a due o tre piani divise per tipologia di commercio, ovviamente vincono cellulari, tecnologia varia, orologi (made in Iran e accecanti), vestiti e gli immancabili fast food iraniani (è si, la moda mordi e fuggi ha preso il sopravvento, pochissimi ristoranti persiani..ma ci sono sempre interessanti localacci da scovare :-D).
Come a Tabriz traffico è sconvolgente (ho paura che non siano casi isolati), non tanto per il numero di veicoli, ma per lo smodato utilizzo degli stessi, nonostante gli incroci siano presidiati da polizia e militari vari (sempre e ovunque) non esistono strisce pedonali, semafori, i clacson non smettono un attimo di suonare per non si sa quale motivo e poi ci sono motorini e motorette varie assoluti padroni dei marciapiedi e delle zone pedonali…curioso come la loro pacatezza e gentilezza si tramuti in follia una volta al volante, impensabile.
Nonostante questa odiosa costante Esfahan è sinceramente bella, Imam Square è enorme, deliziosa, al centro c’è una grande fontana con intorno pratuncoli e panchine, all’esterno è circondata dal bazar che culmina con una grande struttura coperta a nord, migliaia di bancarelle di tappeti (forse i migliori dell’Iran), argenti incisi a mano, oggetti e vesti di ogni tipo, gli immancabili venditori di frutta secca e spezie, un turbinio di profumi e luccichii; a sud l’enorme Imam Mosque, una delle più belle al mondo, ai lati la Sheikh Lkotfollah Mosque e l’Ali Qapu Palace, residenza di Shah Abbas I (sovrano della persia ne XVI secolo).
Le moschee sparse per la città sono innumerevoli, specialmente nella parte nord della città vicino alla Jameh Mosque, la più grande dell’Iran, girando li intorno mi sono imbattuto in vicoli con casupole ricoperte di fango e paglia con tetti a forma di cupola, molti, oppure edifici con travi e terrazze in legno, con sotto vecchi artigiani o piccoli luoghi di culto, (in uno di essi un anziano signore mi ha invitato ad entrare), peccato che gli imponenti lavori infrastrutturali stiano stravolgendo un po’ quella zona è molto suggestiva.
Anche qui la gentilezza è una costante, non fai in tempo a tirar fuori la guida che passa qualcuno e ti chiede di dove sei e se ti serve una mano, oppure mentre sono seduto su una panchina a leggere o a farmi una sigaretta (alcuni pensano che fumi marjuana), o magari in giro per i bazar, c’è sempre qualcuno che vuole stringerti la mano e scambiare una parola e non appena sentono Italia si spalancano i sorrisi, incredibile davvero, comincio a provare imbarazzo da cotanta umanità.

p.s.: "Slam aleikum": la pace sia con te.

Andrea, Esfahan

2 commenti:

  1. Slam aleikum, Andrea.
    Leggo sempre i tuoi racconti di viaggio e forse, sono l'unico momento nel quale stacco da questa realtà e con la mente mi trovo in un posto lontano. Sei diventato una droga! Volevo lasciarti una mia traccia sul blog, ma continuerò in via privata con la mail. Continua a fidarti del tuo prossimo ma badando sempre a te stesso. Pat

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  2. come e quando vuoi Pat mi fa solo e sempre piacere...anche se ci vuole ben altro per "evadere", grazie.
    una abbraccio

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